E' stata eccessiva la dose di atropina instillata negli occhi del bambino?
E' stata eccessiva la dose di atropina instillata negli occhi del bambino? Un oculista e un anestesista sui banca degli imputati. E' stata eccessiva la dose di atropina instillata negli occhi del bambino? II piccolo era affetto da un male che non poteva essere diagnosticato e che fu scoperto soltanto durante l'autopsia - Le conclusioni dei periti medico-legali sono favorevoli ai sanitari - Ciononostante essi dovranno rispondere in Tribunale di omicidio colposo Roma, lunedì mattina. Due medici, un oculista e un anestesista, saranno costretti a sedere sul banco degli imputati per rispondere della morte di un bambino di 18 mesi, avvelenato, secondo l'accusa, da una dose eccessiva di atropina instillatagli negli occhi. Si è trattato di un tremendo errore oppure la morte del piccolo fu determinata dalle morbose condìziori di salute preesistenti t A questo interrogativo il magistrato inquirente, il sostituto procuratore della repubblica dr. Marco Lombardi ha dato una risposta stabilendo che la condotta dei sanitari Tullio De Michele e Giuseppe Misiti, unita, alle condizioni di salute del piccolo paziente, Angelo Sospirato il quale purtroppo era affetto da una malattia rarissima, una specie di tumore del cuore, concorse a provocare l'evento letale. La battaglia dinanzi ai giudici della II Sezione del Tribunale sarà combattuta sul piano medico legale in quanto la perizia di ufficio disposta dal magistrato ha stabilito che i due medici incriminati prima di instillare l'atropina al bambino, non potevano diagnosticare in alcun modo che questi era affetto da una rarissima malattia che è stata scoperta soltanto durante l'autopsia. I due medici hanno tentato nel corso dell'istruttoria di attribuire la responsabilità ciascuno all'altro. Angelo Sospirato morì VII maggio di due anni or sono. Sin dalla nascita il bambino che peraltro era cresciuto vispo e forte aveva accusato un fenomeno di strabismo all'occhio sinistro. I medici stabilirono che raggiunto il 18 mese fosse opportuna una accurata visita oculistica per accertare l'origine del fenomeno che poteva anche essere di natura tumorale. II 9 maggio del 1961 il bim¬ bo fu accompagnato all'ospedale di San Giovanni per una visita, ma l'oculista prof. Tullio De Micheli non aveva potuto esaminarlo data la irrequietezza. Fu fissato dunque un nuovo appuntamento per VU e fu inoltre stabilito che prima della visita il piccolo sarebbe stato narcotizzato. Quella mattina il bimbo fu addormentato con una iniezione del dott. Giuseppe Misiti il quale praticò anche una bre¬ ve anestesia con etere, dopo una accurata visita generale. Il dott. De Micheli in un secondo tempo fece installare negli occhi del piccolo numerose gocce di collirio di atropina poiché la pupilla tardava a dilatarsi. Evidentemente questa seconda dose non è stata sopportata dal piccolo che — contro ogni apparenza — era affetto da una grave malattia. Il prof. De Micheli inoltro avrebbe iniettato negli occhi del barn- bino il collirio atropinico non tenendo conto del fatto che il medico anestesista aveva praticato al paziente già un trattamento a base di atropina che è un prodotto basico e quindi tossico. I medici si sono accusati a vicenda affermando che ognuno aveva il preciso dovere di' informare l'altro del trattamento praticato al bambino. I periti medico-legali, al termine di accurati esami, conclusero affermando che la morte era stata provocata da < sclerosi tuberosa del cervello e da rabdomìoni al cuore», in concorso con l'azione esercitata dall'atropina e dall'etere etilico rispettivamente nella preanestesia e nell'anestesia. Inoltre — hanno affermato i periti — non è possibile accertare quanta atropina fu propinata al paziente perché questa sostanza si dissolve facilmente. Dalla cartella clinica inoltre risulta che il trattamento atropinico fu effettuato correttamente e dato che non era possibile diagnosticare la rarissima malattia di cui era soggetto lo sventurato e prevederne la prospettata controindicazione c deve escludersi la responsabilità dèi sanitari >. Nonostante queste affermazioni dei periti autorevolmente sostenute anche dai consulenti di parte il magistrato ha ritenuto che i due sanitari avessero con il-loro comportamento concorso a provocare la morte del piccolo paziente e li ha rinviati a giudizio al termine dell'istruttoria sommaria per rispondere di omicidio colposo. L'udienza è fissata per il 16 ottobre dinanzi ai giudici della II Sezione del Tribunale. I genitori del piccolo si sono costituiti parte civile con l'assistenza dell'avv. Pasquale Iacovoni mentre i due imputati sono difesi dagli avvocati Osvaldo Fossati, Pietro D'Ovidio e Pasquale Curatola. ST. g-
Luoghi citati: Roma
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