Incidente ai Premio "San Genesio" per la mancata assegnazione a Buazzelli

Incidente ai Premio "San Genesio" per la mancata assegnazione a Buazzelli Ij'elegante pubblico della serata non si è accorto della polemica Incidente ai Premio "San Genesio" per la mancata assegnazione a Buazzelli Gli esponenti del Piccolo Teatro di Milano, per protesta, non hanno ritirato le statuette destinate a Strehler, per la regia, e a Damiani, per le scene di « Vita di Galileo » - Festeggiati gli altri quattro vincitori : Ornella Vanoni, Alberto Lionello, Anna Maestri, Piero Mazzarella (Nostro servizio particolare) Milano, 25 ottobre. Aperitivo burrascoso al Premio « San Genesio ». Sin dalla vigilia si sapeva che l'atmosfera di quello che è considerato v* Oscar teatrale» italiano'era piuttosto tesa. Ma si pensava die si trattasse della normale, inevitabile tensione che accompagna ogni gara del genere. E si sperava che come sempre tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi fra vassoi di bignè e lampi di fotografi. Gli ottimisti sembravano avere avuto ragione, la cerimonia era ormai al termine, Arnaldo Frateili, presidente della giuria, dopo le solite quattro parole di circostanza, aveva letto i risultati: premio per la migliore attrice protagonista a Ornella Vanoni (La fidanzata del bersagliere); migliore attore, Alberto Lionello (Il diavolo e il buon Dio); migliore attrice non protagonista, Anna Mae bsnzmstri (Otto donne); migliore at- tore non protagonista, Piero Mazzarella (L'eredità del FeHs); migliore regìa, Giorgio Strehler (Vita di Galileo); migliore scenografia, Luciano Damiani (Vita di Galileo). App'nusi, complimenti, il sindaco Cassinis che rievoca i tempi di Zacconi e della Duse, signora Vanoni per_ favore dia la mano al signor sindaco, peccato che Alberto Lionello, impegnato a Roma, non sia potuto venire, signori, prego, se vogliono favorire nella sala accanto per il buffet. E appunto nella sala accanto, fra sandwiches di salmone e schizzatine di seltz, è avvenuto l'incidente. Niente di grave. Un breve scambio di battute tra il fondatore del Premio, Valentino Bompiani, e lo scenografo Luciano Damiani. Niente altro. Ma tanto è bastato perché due statuette — quella di Strehler e quella dello stesso Damiani — non venissero ritirate. Alla base di questo < incidente diplomatico » .c'è il sottile strato di ruggine venutasi a creare fra il « San Genesio » e il Piccolo Teatro della Città di Milano. Negli anni scorsi il massimo organismo teatrale milanese si era ritenuto trascurato dalla giuria del Premio ed aveva manifestato apertamente il suo disappunr to. Agli occhi dei profani sembrava che le decisioni di quest'anno, premiando tre uomU ni del Piccolo (Strehler, Mazzarella e Damiani), avrebbero automaticamente dissolto ogni incomprensione e ogni screzio; ma negli ambienti^ teatrali si sapeva che non era. così. Tanto Strehler quanto Paolo Grassi, prima ancora che si conoscessero i risultati della votazione, avevano ripetuto più di una volta che Vita di Galileo era uno spettacolo < unitario » che traeva il suo valore non soltanto dalla regia dello stes 80 Strehler, ma anche dalla l e o r eccezionale interpretazione di Tino Buazzelli e dalle scene di Luciano Damiani. Se, come risultava dalle indiscrezioni, la giuria aveva in animò di attribuire un premio a Strehler uno a Damiani, non poteva dimenticarsi di Buazzelli. O tutti, o nessuno. La giuria invece non era stata di questo avviso. Per la interpretazione femminile (e qui il Piccolo Teatro non c'entrava), dopo essere stata a lungo incerta tra Franca Valeri (Le catacombe) ed Omel la Vanoni (La' fidanzata del bersagliere), aveva optato per quest'ultima. Per quanto felice, la interpretazione della Valeri — debbono avere pensato i giudici — non aggiunge molto alla personalità già netta g definita di un'attrice affermata; l'interpretazione della Vanoni invece ha fatto compiere alla ex cantante della « mala ». alla tenebrosa ragazzona dal viso torbido ed aggressivo, un salto qualitativo che l'ha trasportata di colpo fra le nostre migliori attrici. Ed hanno premiato appunto quel salto. Anche ■ più pacifici e incontrastati' i giudizi su Strehler, Damiani, la Maestri, Mazzarella. L'unico aspro, dibattito è sorto quando si è trattato di scegliere il migliore protago¬ nrn i nista maschile, essendo la giuria nettamente divisa fra Tino Buazzelli, protagonista di Vita di Galileo di Bertoli Brecht ed Alberto Lionello, protagonista de II diavolo e il buon Dio di Jean-Pail Sartre. Alla fine, dopo lunghe altalenanti vicende, aveva prevalso Lionello. Il Galileo di Buazzelli era un personaggio eccezionale, ma nel Goete di Lionello — ti sanguigno capitano di venturi* che va sprezzantemente alla ricerca di Dio e trova soltanto il vuoto, il nulla — la giuria aveva ravvisato una aggressività, un mordente, un «qualcosa di più» che, a suo avviso, meritavano il premio. Giusta o errata che fosse, la decisione ha suscitato la reazione del Piccolo Teatro. Essendo Strehler ancora degente per il noto intervento chirurgico, ci si attendeva che a ritirare il premio si presentasse in sua vece Paolo Grassi. Il direttore del Piccolo invece non si è fatto vivo. La sua assenza tuttavia, per quanto notata dagli esperti, era passata pressoché inosservata al grosso pubblico che gremiva la sa la. Tutto dunque sarebbe proceduto nel più liscio dei modi, se il fondatore del premio, Valentino Bompiani, notando co me il telegramma con cui Strehler, indisposto, delegava Damiani a ritirare il premio in sua vece fosse secco secco, senza neppure un ringraziamento per la giuria, non avesse fatto notare la cosa in termini altrettanto duri a Lucia no Damiani. Quest'ultimo rea giva a sua volta e, dopo un rapido colloquio telefonico con i due direttori del Piccolo, decideva di non ritirare né il suo premio né quello di Strehler. Fortunatamente, fra una battuta e l'altra era passato diverso tempo, la folla si era diradata, pochi si sono pertanto resi conto di quanto era sue cesso. Ma alla fine, oltre ai vassoi semivuoti e ai bicchieri in disordine, sui tavoli della Vil7 la Comunale sono rimaste an che — altrettanto squallide — due statuette di San Genesio. Rappresentano un omino magro e nudo come San Giovanni Battista, con una pelle intorno ai fianchi, una penna di oca in una' mano ed una maschera tragica nell'altra. Gaetano Tumiati

Luoghi citati: Milano, Roma, San Genesio