I senatori democristiani approvano all'unanimità la politica di Moro

I senatori democristiani approvano all'unanimità la politica di Moro I senatori democristiani approvano all'unanimità la politica di Moro I punti principali del documento riguardano la fedeltà al Patto Atlantico, la precisa delimitazione della maggioranza verso i comunisti, la programmazione e il rispetto dell'iniziativa privata - Moro dichiara che non intende avere la doppia carica di segretario de e presidente del Consiglio (Nostro servizio particolare) Roma, 23 ottobre. I senatori democristiani, al termine di un ampio dibattito sulla situazione politica che s'è concluso con un intervento dell'on. Moro, hanno votato a tarda sera, alla unanimità, un ordine del giorno per il rilancio del centro-sinistra in piena aderenza ai deliberati del Consiglio nazionale del partito del 2 agosto scorso. II testo del documento è il risultato di una sintesi degli ordini del giorno presentati ieri che provocarono la secca messa a punto del segretario politico della de. Esso indica nei seguenti punti le essenziali condizioni per l'auspicata formazione della nuova stabile maggioranza di centrosinistra: « 1) Fedeltà all' Alleanza atlantica, strumento di pace e di sicurezza nella quale, in continuità di convinta adesione, è necessario operare con spirito di solidarietà per la comune difesa della civiltà occidentale. «2) Impegno in una vasta azione di rinnovamento, chia- 11:i in■ ii11u ti 111 ■ 1111 ■ 1111< 11 »111111m 1111ii i ramente proclamata nei wiee-l' li e nei fini, e tale da promuovere In responsabile crescente partecipazione dei lavoratori alla vita dello stato democratico, per consolidare la libertà nel nostro paese contro la forza eversiva del comunismo; consolidamento della libertà che deve trovare partecipi tutti i partiti democratici con convinta coerenza ad una linea di netta delimitazione della maggioranza, tanto nelle posizioni di vertici che in quelle di perife, la. « 3) Adozione delle necessarie ed indilazionabili misure atte a garantire nel quadro di una programmazione democratica, la continuità di un ordinato sviluppo economico chej sul fondamento della stabilità monetaria, continui ad assicurare, accanto all'attività pubblica, ampio spazio alla iniziativa privata, senza procedere ad ulteriori nazionalizzazioni ed inserisca sempre più la nostra economia nel processo di integrazione economica europea e nella libera competizione dei mercati internazionali, con la più alta capacità di concorrenza, ai fini di garantire il massimo di occupazione e la sempre maggiore elevazione del tenore di vita del popolo italiano ». Questo ordine del giorno reca una sola firma: quella del sen. Gava. E si spiega. Egli si è prodigato per placare la tensione determinatasi tra 1 senatori democristiani. Nella tarda serata di ieri, ha discusso per ben cinque ore insieme ai senatori moderati e dorotel (Caron, Valsecchi) e fanfaniani (Bellisario, Bartolomei, Messeri) la possibilità di redigere un ordine del giorno unitario La sua fatica è stata coronata da successo. L'ordine del giorno <iugulatorio», come l'avevano definito i fanfaniani, e firmato Inizialmente da 67 senatori e che avrebbe reso ancora più difficile la prossima fatica dell'on. Moro per formare la coalizione di centro-sinistra, è caduto. In realtà almeno la metà dei firmatari pare che non gli avessero attribuito il preciso significato politico che poi ha dimostrato di avere. Mette conto di sottolineare che, durante 11 lungo dibattito all'assemblea dei senatori democristiani sui problemi poli tici posti dall'imminente crisi di governo, si è accennato, In direttamente, al ritorno dell'on. Fanfani alla segreteria della de, per garantire la vita della coalizione di centro-Bini stra. Infatti il sen. Stanislao Ceschi, gi.. vicepresidenti del Senato, nel suo discorso ha dettò, tra l'altro: «Io sono un ingegnere e sapete r*e parlo sempre chiaro. Ebben* dirò ch'io non vedo con piacere che Moro possa assommare nella lsua persona, tra qualche Sit- ' umana, uue cariche: quella* di presidente del Consiglio e di segretario del noetiu partito». Moro ha in.errotto, dicendo: *Non ci iengo affatto a conservare le due cariche >. Allora Ceschi ha ripreso: «lo penso che debba andare al timone del partito una persona decisa, che creda veramente alla politica di centro-sinistra; non ne faccio il nome, ma voi tutti sapete a riti alludo », Il discorso dell'on. Moro, a conclusione dell'assemblea dei senatori democristiani, è durato una novantina di minuti. Anzitutto, come già fece alla assemblea del deputati, ha ricordato che « siamo in una situazione già definita sul piano politico dalle deliberazioni prese dal Consiglio nazionale dell'agosto scorso » delle quali egli si è detto fedele interprete. Ha, poi, accennato alla pericolosità del comunismo di cui si hanno frequenti manifestazioni: ma la lotta al comuni smo, pur nel suo irriducibile vigore, la de la conduce col metodo democratico. Dopo appelli all'unità del partito, il segretario politico della de ha accennato al compito che lo attende: quello di costituire una maggioranza stabile e solida, organica, consapevole, coerente e chiara nei suoi obiettivi. Moro ha infine risposto ad alcuni degli ora tori intervenuti nel dibattito ed ha concluso chiedendo soli darietà e fiducia, che i senatori gli hanno dato col voto unanime. v. s.

Persone citate: Bartolomei, Bellisario, Caron, Fanfani, Gava, Messeri, Stanislao Ceschi, Valsecchi

Luoghi citati: Roma