A Longarone già al lavoro per ricostruire il paese di Gigi Ghirotti

A Longarone già al lavoro per ricostruire il paese f superstiti dello sciagura non si arrendono A Longarone già al lavoro per ricostruire il paese Dalla catastrofe hanno salvato ii plastico del piano regolatore con gli alberghi ed i quartieri residenziali - Forse la città futura sarà così - Ma il comitato ha grossi problemi da risolvere - Nel disastro sono sparite le due banche con tutti i depositi (Dal nostro inviato speciale) Belluno, 21 ottobre. I superstiti di Longarone hanno deciso di non perdere più un giorno. «Oggi, qui, ci troviamo con il solo abito che abbiamo indosso, davanti alle rovine delle nostre case. Longarone era una cittadina che, qui intorno, nelle vallate vicine, era chiamata "la piccola Milano" del Piave. Eravamo l'unica zona della provincia di Belluno, ad eccezione di Feltre, che avesse intrapreso sul serio un piano di industrializzazione. Ora tutto è perduto. Si pensa di darci un aiuto per la casa: giusto, è necessaria anche quella. Non si può vivere tutta la vita come dei profughi. Ma dobbiamo ricostruire il patrimonio che è andato distrutto, dobbiamo ricominciare a lavorare, a pensare al futuro. Dobbiamo far qualcosa, per non lasciarci prendere della disperazione ». I problemi della ripresa economica affiorano con urgenza. Longarone non era un paesotto senza volontà e senza iniziative. Aveva un suo orgoglio di piccola capitale. Si legge in un documento compilato dal vice-sindaco, Terenzio Arduini, « L'Amministrazione comunale aveva varato un piano d,i sviluppo economico e sociale, imperniato sulla industrializzazione del Longaronese, per gettare le basi di una'autentica elevazione del tenore di vita della nostra area depressa. Su Longarone si puntavano le speranze di quanti, stanchi di emigrare e di cercare in terra straniera :! necessario per la vita, aspiravano, con pieno diritto, ad avere in questo territorio un posto di lavoro sicuro e redditizio ». Tre anni fa, la gara per il piano regolatore era stata vin ta da tre architetti milanesi, i coniugi Lia Nota e Roberto Bianchini, e Giovanni Fabbri cotti, appartenenti ad un gruppo d'avanguardia che ha lavo rato, tempo fa, anche in Sicilia, accanto a Danilo Dolci. I ire architetti tracciarono nel '60 le linee della futura Longarone: il modellino della città vagheggiata, il, plastico, cioè del piano regolatore, è esposto nell'atrio del Municìpio, dentro una enorme teca di vetro. I longaronesi se lo vanno a vedere di frequente, quasi a consolarsi della-, rovina che £ sempre davanti ai loro occhi. Lo mostrano con fierezza ai visitatori. Fan sapere che erano già stati appaltati i lavori per la palestra e per il campo sportivo (47 milioni), per la sistemazione delle fognature, di al cuni ponti, di alcuni allaccia menti stradali Poiché la citta dina sorge sul tracciato dello futura autostrada Venezia-Monaco, il plastico sotto vetro mostra come ne era stato progettato l'accesso: grandioso, a quadrifoglio. Sì scorge la mole di. un grande albergo, con le terrazze che avrebbero dovuto affacciarsi sulla Valle del Piave, e i quartieri residenziali, le zone.a verde, la parte riservata agli stabilimenti... Era, insomma, Longarone una cittadina che sapeva costruirsi il suo futuro, con fantasia e con pazienza. Capita spesso, agli emigranti, che hanno tanto tempo, all'estero, per filare intorno al loro sogno, di amare e di credere quasi più alle cose immaginate che a quelle che ogni giorno cadono sotto gli sguardi. E a Longarone, quel modellino configurava l'avvenire dell'intera comunità: gli emigranti < stagionali», che qui sono numerosissimi, se lo venivano a rimirare durante i mesi dell'inverno, e lo discu tevano e lo arricchivano di osservazioni e di sempre nuove idee, da suggerire. agli architetti progettisti. Ora è a questa Longarone del futuro che i superstiti non possono rinunciate a pensare. Ed è per questo die si sono rimessi oggi al lavoro. I longaronesi vanno famosi, per l'arte di fare i gelati, in Spagna, in Olanda, in Germania, in Austria. Al principio della primavera i capifamiglia fanno i bagagli e vanno ad insediarsi nelle loro lontane gelaterie: quando cominciano i mesi caldi, anche i figli, che nel frattempo hanno terminato l'anno scolastico, raggiungono i padri al banco. Arrivato l'autunno, i figli vengono rispediti a Longarone, per la ripresa delle scuole. «La nostra rovina è che questa sciagura ci ha rubato i figli. Io, per esempio, — mi ha detto oggi Angelo Arnoldo, che possiede una gelateria a Vaals, in Olanda — avevo mandato da una settimana mio figlio, di sette anni, a casa, insieme con i miei genitori. Mio padre. Giovanni Arnoldo di 72 anni, era il decano dei gelatai della Valle. Ma era ancora validissimo, e mi aiutava molto, d'estate, a Vaals, nel banco vendite. Lui e mia madre avevano accompagnato mio figlio a Longarone, in tempo per riprendere le scuole. La sciagura del 9 ottobre mi ha distrutto la famiglia: sono ritornato e ho trovato che erano morti mio padre, mia madre, mio figlio e i miei cognati. Sono rimasto solo: in Olanda, la gelateria è ancora da pagare Ma non importa. So bene che devo lavorare, e ricominciare dallo zero. Però non possiamo star qui a pensare tra queste rovine, abbiamo bisogno di rimboccarci le maniche e di far qualcosa, per l'avvenire del nostro paese, noi che ora non abbiamo più la nostra famiglia » Cosi ci diceva Angelo Arnoldo, attorniato dagli altri componenti del Comitato iL i superstiti, riunito davanti al piedistallo del monumento ai Caduti (la statua di bronzo è stata disarcionata e giace a terra). Il Comitato è così composto: ing. Luciano Galli, avv. Franco Tovanella, prof. Giuseppe De Vecchi, direttore didattico, Giovanni De Ceserò, industriale dei gelati, Antonio Bez, impresario dei trasporti, Marco Tovanella, macellaio e albergatore (nel luogo dove sorgeva il suo albergo, il « Marina », c'è ora soltanto l'insegna), Luigi Speranza, trasportatore, Angelo Arnoldo, industriale di gelati, Luigi Pioggia, impiegato. Uno dei primi problemi di questo Comitato sarà di prender contatto con le autorità per ottenere che siano accertati i danni subiti e che siano intraprese le procedure per l'indennizzo. Per esempio, il disastro ha cancellato due banche, quella « Cattolica del Veneto » e la « Cassa di Risparmio ». Gli esercenti che avevano effettuato i loro depositi negli ultimi giorni prima della spaventosa sciagura come potranno ricostituire i loro creditif Altri problemi, anche più delicati, sono V impostazione delle questioni legali nei confronti degli eventuali responsabili della catastrofe. Attualmente, le inchieste in corso sono quattro. Una disposta dal Procuratore della Repubblica, dott. Arcàngelo Mandarino; un'altra ordinata dalla Sade; una terza dall'Enel; una quarta dal Ministero de' Lavori Pubblici. Altre rice. che sono in corso, ma minori e su altri piani. Ogni tanto si diffondono voci di arresti, ma le ipotesi di così repentine iniziative sono state escluse dallo stesso.Procuratore della Repubblica dott. Mandarino. « Lei comprende — ci Tta detto — che la mole dei documenti da esaminare è tale e la complessità delle questioni allo studio è cosi imponente, che non sono certo da attendersi in questi giorni Improvvise decisioni nel confronti di chicchessia. In ogni caso, non si tratta di persone di cui s'abbia a temere la fuga». Gli aiuti continuano ad affluire con regolarità, e così pure le visite di condoglianze e i messaggi di solidarietà. Oggi anche la principessa Maria Beatrice ha compiuto un ampio giro in elicottero militare sopra il territorio devastato dalla sciagura. Giungono offerte di aiuti anche dall'estero. Una missione protestante austriaca ha messo a disposizione del municipio di Longarone un gruppo di case prefabbricate che hanno già fatto buona prova, sembra, a Skopje, dopo il terremoto. Sempre dall'Austria un anonimo Ita inviato invece una lettera di insulti Gigi Ghirotti