Caloroso benvenuto di Kennedy a Tito di Ferdinando Vegas

Caloroso benvenuto di Kennedy a Tito Primo capo comunista alla Caia Bianca Caloroso benvenuto di Kennedy a Tito «E' con grande piacere che la accolgo negli Slati Uniti» Due ore e mezzo di colloqui - Il presidente americano accetta l'invito a visitare la Jugoslavia; la data non ancora decisa portavoce del «terzo mondo» Il maresciallo Tito, viaggiatore instancabile per tutto il mondo, è riuscito finalmente a raggiungere la mèta più ambita, Washington, dove ieri si è incontrato col presidente Kennedy. E' un successo cui Tito aspirava tenacemente da anni; già nel '57, infatti, l'allora presidente Eisenhower stava per invitare il collega jugoslavo, ma vi dovette rinunziare per l'ostilità del Congresso e le pressioni della destra. Ma è un successo pure per Kennedy, che ha mostrato di saper respingere critiche e interferenze nei suoi poteri presidenziali, ben deciso a ricevere un ospite per tanti versi così singolare ed importante. La posizione della Jugoslavia è veramente unica sulle scene internazionali. Comunista, ma eretica per i cinesi e non inserita nel blocco sovietico; in ottimi rapporti con i Paesi occidentali, ma per niente disposta a deflettere dal comunismo; fra i massimi dirigenti, infine, del raggruppamento neutralista, però in situazione assai diversa da quella dei Paesi sottosviluppati del « terzo mondo». Tito è quindi in grado di conoscere molto bene gli atteggiamenti e gli orientamenti oggi prevalenti in seno all'uno o all'altro sistema internazionale; non solo li conosce, ma vi partecipa anche e gode di conseguenza di un notevole prestigio. Per chi sappia ascoltarlo, il maresciallo è, insomma, un prezioso portavoce delle opinioni altrui. Cosi, incontrando adesso Kennedy dopo avere ospitato Kruscev irì Jugoslavia per due settimane, tra agosto e settembre, Tito avrà certamente delle cose di grande interesse da dire al presidente americano; egli stesso lo ha dichiarato esplicitamente al Messico, dove si è concluso il suo viaggio attraverso l'America Latina (Brasile, Cile, Bolivia e Messico). Tito ha aggiunto che non viene a fare da mediatore fra Kruscev e Kennedy, confermando così la propria abilità di statista, conscio anzitutto dei limiti oggettivi di un piccolo Paese quale è la Jugoslavia. Entro questi limiti, tuttavia, il maresciallo sa di poter giovare alla causa che interessa sommamente tutto il mondo e il suo Paese in particolare: convincere i « grandi » della terra che l'èra dei blocchi rigidamente contrapposti è finita per sempre, che conviene alle stesse massime potenze avvicinarsi quanto è possibile per cooperare ad una impresa urgente e necessaria. Per esperienza diretta, Tito sa che oggi il problema fondamentale è di promuovere lo sviluppo dei Paesi arretrati; e questo si può ottenere soltanto riducendo le gigantesche spese degli armamenti e destinando almeno parte di quelle somme ai Paesi del « terzo mondo ». Oltre a questa prospettiva generale, Tito deve trattare con Kennedy anche i problemi particolari fra la Jugoslavia e gli Stati Uniti. I rapporti tra i due Paesi sarebbero ottimi, se non fossero offuscati dalla decisione presa l'anno scorso dal Congresso americano, contro la volontà di Kennedy, di non applicare più alla Jugoslavia la clausola della nazione più favorita nei rapporti commerciali. Motivata da un preconcetto di principio contro i regimi comunisti, la decisione non tiene alcun conto né della posizione particolare della Jugo tslavia ne dell interesse aai&-ricano a mantenere buoni rapporti con Belgrado; non rispetta neppure il principio sacrosanto americano .che « gli affari sono affari ». Il 77 per cento del commercio della Jugoslavia si svolge col mondo occidentale; dagli Stati Uniti, in particolare, la Jugoslavia importa quasi il doppio delle importazioni da tutti gli altri Paesi. E' chiaro quindi che, se Kennedy non riesce a far revocare la decisione del Congresso (non ancora entrata in vigore),i*el'economia jugoslava sarà costretta a rivolgersi altrove, con le gravi conseguenze politiche che è facile immaginare. Sarebbe veramente un effetto del tutto sproporzionato alla causa. Ferdinando Vegas tzlsdll