Agesilao Greco di Nicola Adelfi

Agesilao Greco jL« scomparsa dei pia grande schermidore che sia mai esistito Agesilao Greco Si è spento per una broncopolmonite, alle soglie dei 98 anni - Per tre decenni passò incontrastato vincitore su.tutte le pedane del mondo, suscitò entusiasmi indescrivibili, guadagnò somme favolose - Poi fondò una scuola e insegnò fino alla più tarda vecchiaia (Nostro servizio particolare i Roma, 17 ottobre. Nel giro di poche ore una broncopolmonìte ha spento sta.mane Ja vita dì Agesilao Greco, la lama più famosa che mai abbia avuto il mondo. A gennaio avrebbe compiuto 98 anni; eppure la notizia dalla sua morto non pare quasi vera, a tal punto egli dava l'impressione di essere tuttora in grado di tenere a bada la morte con la sua eccezionale vitalità fisica, con la sua dieta famosa — campava con tre mele e tre bicchieri d'acqua al gior no — con la lucidità giovani!» del cervello. Un prodigio: e a quanti lo conobbero sembrava che dovesse durare sempre. Me lo vedo ancora davanti, nella sua casa che pareva un museo. Alto, diritto, e dirmi: « La prego, appoggi pollice e Indice qui,' .sui muscoli del braccio. Ora spinga forte, prema con quanta più forza le riesce ». Non è facile obbedire a Inviti del genere quando vi vengono da un' vegliardo quasi centenario; si ha il timore che a quell'età le ossa siano fragili come le zampette di un canarino, si sa che un gesto maldestro potrebbe procurare chi lo sa quale disastro. « Suvvia, prema, forza, forza... », mi incalzava Agesilao Greco. A un certo . momento s'infastidì. 10 aumentai via , via la pressione delle dita sul suo braccio. D'un tratto il. maestro d'arme fece scattare 1 bicipiti e la mia mano venne spinta in alto come da una molla. Ritentai la prova due, tre volte, ma non c'era niente da fare. Tuttavia, se volevate coglierà in pieno il prodigio della rigogliosa vecchiaia di Agesilao Greco dovevate andarlo a vedere quando dava lezioni di spada, fioretto e sciabola nella sua accademia d'arme a Palazzo Barberini: stava tutto il tempo in piedi, correva da un capo all'altro della pedana, correggeva la posizione .degli allievi,' Impugnava una spada di allenamento da tre chili e faceva vedere con quale eleganza e potenza bisognava condurre un assalto. E intanto, gridava, si agitava, soprattutto sudava. Era forse qui uno del segreti della sua .bella,, longevità: .egli sosteneva che giova alla salute • -sudare, sudare e .sudare, ape-, cialmente quando fa freddo. E poi: mangiare sempre di meno a partire dai cinquanta anni, regolare la propria vita sull'orologio — otto ore di sonno, otto di lavoro, otto di svago e di moto, specialmente di ginnastica; e non darsi pensiero della morte, vivere anche a " cento anni con l'idea che si è giovani. Il vecchio campione aggiungeva un'altra raccomandazione. Gliela aveva fatta sua madre, ottanta e più anni fa, quando Agesilao Greco era uscito per la prima volta dalla Sicilia per recarsi a Roma: «Figlio mio, non pensare alle donne. Quelle si mangiano gli uomini >. Allora non aveva neppure sedici anni ed era partito per arruolarsi nell'esercito, nel reparto chiamato « Compagnia d'istruzione >. I genitori si erano decisi a quel passo un po' perché il ragazzo mostrava una forte passione per le armi e un po' per via delle ristrettezze economiche. Il padre, era un patrizio . palermitano, un marchese dei Chiaramonte, e in gioventù aveva dato /.ondo al patrimonio familiare nelle guerre del Risorgimento: non appena aveva sentore di qualche impresa di Garibaldi, egli accorreva subito alla testa di una squadra di « picciotti », arruolati, vestiti ed equipaggiati a sue spese, Agesilao Greco si presentò in caserma con poche lire in tasca e il certificato della terza classe tecnica. Nella ginnastica riusciva cosi bene che fu tra 1 primi del suo corso a essere promosso caporale, e mandato in Eritrea. Quando a Roma venne istituita la scuo la magistrale di scherma, il deputato sportivo Paolo Fabbri scrisse al generale Baldissera, che si trovava a Massaua, pregandolo di far rimpatriare il caporale Greco e di mandarlo alla scuola di scherma «perché sicuramente diventerà un grande campione». E a Masaniello Parise, l'insegnante di scherma alla scuola magistrale, bastarono pochi mesi per convincersi dì avere per le mani un atleta eccezionale. Al ragazzo, dopo i primi successi in caserma, fece questa profezia: «Se non ti guasterai nel ere' scere, diventerai là prima lama d'Italia». Invece, nel giro di pochi anni, il giovanotto diventò la prima lama del mondo. Dopo aver vinto in Italia i tornei dì sciabola e fioretto, andò a Parigi e uno per uno sbaragliò i campioni francesi che allora erano considerati i migliori del mondo, compreso quel Lu cien Marignac 'che tutti 1 tecnici ritenevano imbattibile. Lo stupore e l'entusiasmo per 11 nuovo astro non ebbero allora più limiti. In quegli anni di « belle epoque » i campioni di scherma erano idoli che facevano impazzire le moltitudi ata. per farcene -un'idea, dob bpgc2idMNrtnmDlrmfAsdcalavdqlfdqslepAerafsps biamo sommare insieme la popolarità dì cui godono oggi un grande campione di calcio, di ciclismo e di pugilato. Agesilao Greco aveva allora 27 anni ed era sergente. Lo invitarono a un torneo mondiale di sciabola a cavallo nel Madison Square Garden di New York. Dopo le eliminatorie rimasero in gara per disputarsi il titolo mondiale l'italiano e un americano che era una montagna di carne, 11 terribile Duncan Ross. Fu una lotta lunga, con grandi fendenti tirati al capo. L'arena era gremita e presto fu in delirio. Infine, ancora una volta vinse Agesilao Greco e tornò a casa con un premio di 25 mila dollari. Fu quel successo che gli procurò anche 11 primo duello. Un altro grande schermitore italiano, Eugenio Pini, sì trovava allora a Cuba e in una intervista su « Le Figaro » parlò del « Sergente » trattandolo quasi da millantatore. Presto la polemica fra 1 due campioni fu su tutti i giornali del mondo. Infine Greco mandò a Pini questo telegramma: «Con la spada senza bottone ti darò la lezione che meriti ». Il 14 marzo del 1894 1 due rivali, si trovarono di fronte e in manica di camicia nel parco di una villa vicino ad Albano. Il mondo lo sapeva e trattenne 11 flato.' Si batterono prima alla pistola e poi alla spada. I tre'colpi sparati da Agesilao Grecò da ' una distanza di 23 metri andarono a vuoto; quelli invece di Pini forarono un polsino e la cinghia dei pantaloni dell'avversario. Subito dopo i duellanti impugnarono le spade: dopo diciotto minuti di furiosi assalti del livornese Pini, Greco gli trapassò la mano destra con un velocissimo < a fondo ». Fu quello il primo di una lunga serie di duelli. Se ora vi recate dalle parti di piazza Cavour, nella casa dove giace colui che per una trentina di .anni passò vincitore incontrastato su tutte le pedane del mondo, trovate dappertutto cimeli, medaglie, coppe, ' diplomi, fotografie e specialmente spade: alcune sono dell'epoca di Goffredo Buglione, altre vennero foggiate appositamente per il campione. La più vistosa è alta un metro e mezzo, ha l'elsa grandissima- di ora -massiccio, è cesellata con l'amore di un'opera d'arte. La donò ad Agesilao Greco il popolo argentino col denaro raccolto in una sottoscrizione nazionale. In mezzo a quel popolo egli era rimasto 14 anni dando lezioni di scherma agli ufficiali della scuola di guerra, a quelli dell'accadem'a navale e presso circoli. GII davano un compenso di 30 mila lire il mese: che sono molto di più di venti milioni di oggi. Una sera a Buenos Aires, Greco salì tre volte sulla pedana e sconfisse l'un dopo l'altro- i tre campioni più famosi del tempo Eugenio Pini, Lucien Marignac e Kir.ìhofer. La sua casa romana era ed è tuttora piena ili quadri e di bronzi. L'arte era la sua se- conda passione. Per molti de- cenni aveva guadagnato somme enormi, appena credibili, e li denaro che non regalava ai bisognosi andava a finire quasi tutto nelle mani degli antiquari e di artisti. Una tela è 11 ritratto di Napoleone e porta la firma di un pittore fra i più noti in Francia, David. Fu al termine di un torneo a Parigi che un principe Muràt corse a casa sua, staccò dalle pareti quel ritratto del suo grande antenato, e tuttora fremente di entusiasmo lo mise nelle mani di Agesilao Greco. L'ultima volta che lò andai a trovare, il vegliardo mi disse: «Vede, lo faccio la ginnastica ogni mattina, respiratoria e muscolare, ancora salgo sulla pedana e posso maneggiare con delicatezza di un fiore spade che pesano tre chili. Crede lei che potrei fare tutto ciò se a suo tempo non avessi tenuto a mente quei tali consigli di mia madre? Certo, anche ai miei tempi 1 campioni popolari come lo ero lo trovavano stuoli di ammiratrici fanatiche, deliranti. Ma si stava attenti. Ora invece mi dicono che autentici campioni passano nel cielo sportivo come meteore: fanno molta luce, ma per poco tempo. Io sono persuaso che non si può avere tutto dalla vita; a un certo punto bisogna ^contentarsi, occorre saper scegliere ». Nicola Adelfi iiiiiiiiiiimiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiimiiiMiiiMim Agesilao Greco fotografato abitazione