Due alti dirigenti Rai testimoniano in Tribunale

Due alti dirigenti Rai testimoniano in Tribunale Il processo per i concorsi truccati Due alti dirigenti Rai testimoniano in Tribunale Sono il vice direttore generale e il capo della sede torinese - «Eravamo all'oscuro di tutto; l'ufficio premi non poteva portare modifiche ai regolamenti » a o La ripresa del processo per i concorsi radiofonici truccati ha visto ieri, sulla pedana dei testimoni, il vice-direttore generale della Rai-Tv, dottor Marcello Bernardi, e il direttore centrale della sede di Torino, dott. Bruno Vasari. Per la prima volta dall'inizio del dibattimento, nessuno dei 32 imputati ha provato -almeno la curiosità di ascoltare le deposizioni: anche gli avvocati, del resto, erano quasi tutti assenti. La causa si trascina stancamente, su particolari e fatti ormai lontani, sui quali la lunga istruttoria ha già fatto luce sufficiente. Il presidente dott. Jannibelli legge al dott. Bernardi le dichiarazioni già rese e il vice-direttore della Rai le conferma. Poi abbiamo la domanda di rito. Presidente — Lei era a conoscenza, in qualche modo, dei particolari sistemi adontati da Giuseppe Ruggiero per l'assegnazione dei premi nei concorsi della radio e della tv? Dott. Bernardi — Assolutamente no. Posso anzi precisare che se la direzione generale della Rai avesse saputo che il capo ufficio concorsi, di sua iniziativa, apportava modifiche ai regolamenti, sarebbe certamente intervenuta, anche con provvedimenti disciplinari. Il rappresentante dell'accusa, dott. Tonlnelli, pone l'interrogativo in termini ancora più precisi: < Cosa può dire dei criteri geografici che Ruggiero afferma di aver talvolta applicato? >. Dott. Bernardi — Il problema di una eventuale « ripartizione geografica dei premi », nel senso di favorire regioni o località che avessero bisogno di propaganda, non poteva nemmeno sorgere. La Rai, infatti, realizza da tempo iniziative di interesse nazionale, come Radiofortuna e Telefortuna, ed altre di respiro più limitato, regionali e persino provinciali. Se avessimo avvertito l'opportunità di forme di propaganda più capillari, le avremmo senz'altro attuate. Presidente — Quando ha avuto la prima notizia dei concorsi truccati? Ootf. Bernardi — L'apprendemmo dalla lettera che l'avv. Mambretti e il commercialista Pasquario lasciarono, al segretario dell'ìng. Rodino, che si era rifiutato di riceverli. In un primo tempo, non immaginavamo che, sotto quella segnalazione, ci fosse davvero qualcosa di serio. Ad ogni modo, attraverso il nostro legale, che era allora l'avv. Barosio, decidemmo di presentare la denuncia alla Procura della Repubblica. Dott. Toninelli — Ruggiero, pur essendo il capo ufficio concorsi, aveva dei superiori. Lei non pensa che avrebbero dovuto esercitare una maggiore sorveglianza sull'attività del loro dipendente? Dott. Bernardi — Era un dipendente che aveva sempre goduto la massima stima e la massima fiducia. D'altra parte, le estrazioni non erano curate soltanto dall'ufficio concorsi: si svolgevano anche alla presenza dell'Intendente di Finanza e di un notaio. Il dott. Bruno Vasari, nel periodo in cui scoppiò lo scandalo, era a capo del servizio dal quale dipendeva Giuseppe Ruggiero. Egli fu informato da Roma della lettera dell'avv. Mambretti e del dott. Pasquario i quali, nell'interesse del loro cliente Lucio Davanzo, affermavano di essere in possesso di prove inconfutabili circa le false estrazioni. Dott. Vasari — La mìa prima impressione, francamente, fiqcsdmsiplltaiiutgmgrlilcdqsnctnspgscnavpczREII llllllllllllllllUIIIIIIIIIliMlllllllllillllHIflIII fu di incredulità. Cominciai invece ad avere dei dubbi quando il Ruggiero, da me convocato, mi mostrò la cosiddetta «tabella di raccordo > del Davanzo, un documento attraverso il quale si sarebbe giunti a identificare il nome del vincitore. Ebbi persino l'impressione che quella tabella fosse stata compilata soltanto come giustificativo e quando Ruggiero mi accennò, per la prima volta in quella occasione, dì aver instaurato di sua iniziativa un sistema particolare di sorteggio, allo scopo di guadagnare tempo e di avere una maggiore elasticità nell'assegnazione dei premi, nell'interesse stesso della Rai, non la lasciai proseguire e troncai il discorso. Interviene il prof. Gallo, della difesa: «Lei sapeva che alcuni concorsi Rai erano privi di autorizzatone? ». Dot*. Vasari — No, ma da quanto si seppe in seguito, esistevano due autorizzazioni «generiche» nelle quali, anche secondo l'interpretazione dell'Intendenza di Finanza, potevano rientrare ì concorsi non specificamente autorizzati. Il prof. Gallo fa quindi ripetere dal teste la trafila seguita per l'assegnazione di ciascuna auto. Da essa risulta che il Ruggiero, in definitiva, non ebbe mai il «possesso» anche solo temporaneo, dei vari premi. Il particolare, per la tesi difensiva, è assai importante soprattutto perché consente di pensare al grosso imbroglio come ad una truffa e non come ad una malversazione. Il vantaggio sta evidentemente nella diversa gravità del due reati. Viene chiamato il signor Moranduzzo, un funzionario della Rai oggi alla sede di Genova e, nel '56-'57, in quella di Bari. Egli conferma di aver proposto a suo tempo di dare un'intonazione regionale a taluni concorsi nazionali; la risposta, tuttavia, fu negativa perché i regolamenti non potevano essere modificati. Presidente — E' vero che lei avrebbe chiesto al Ruggiero se era possibile, nelle estrazioni, favorire la zona di Bari? Moranduzzo —i Mi meraviglio che quel signore abbia potuto dire una cosa simile. Dott. Toninelli — Non. se ne meravigli. Giuseppe Ruggiero, per evitare spiacevoli confronti, non si è più fatto vedere In aula da quando sono com parsi 1 suoi ex colleghi. Stamane verranno ascoltati gli ultimi testimoni, tra i quali I carabinieri che svolsero le complicate indagini. . g. a

Luoghi citati: Bari, Genova, Roma, Torino