Perché il favorito è stato sconfitto di Vittorio Varale

Perché il favorito è stato sconfitto Una gara senza motte emozioni Perché il favorito è stato sconfitto L'episodio decisivo è nato nella fase iniziale: il gruppo ha tardato troppo a reagire all'offensiva scatenata da pochi atleti coraggiosi - La lotta sulle rampe - Cribiori solo al traguardo Tutti s'aspettavano Zilioli; »j invece, il favorito generale noD s'è piazzato che tredicesimo a) traguardo, a più di tre minuti dal primo arrivato e senza mai essere stato praticamente in corsa. Meritatissimo vincitore è risultato Franco Cribiori, milanese ventiquattrenne, quest'anno alla sua prima vittoria in una corsa importante. Al termine d'una fuga di oltre 200 chilometri,, il caposquadra della Gazzola è entrato sulla pista del Motovelodromo con una quarantina di metri di vantaggio su altri due corridori lombardi: Chiappano e Bettinelli, che aveva staccati di forza alla Madonna del Pilone. Qui erano giunti scendendo a pazza velocità dal Pino, ultimi superstiti d'un grosso manipolo partito in fuga fin dalla prima ora di corsa. Man mano, i componenti di questa avanguardia avevano avvantaggiato sul grosso, senza che questo desse l'impressione di avvertire il pericolo di quella fuga massiccia Che Fontona (settimo arrivato) abbia terminato a meno di due minuti dal vincitore, e Taccone a 2 e mezzo, nulla toglie alla gravità dello smacco patito da questi e altri scalatori che si prevedeva — date le difficoltà del percorso — dovessero spadroneggiare. Non è lanciandosi troppo tardi all'inseguimento ch'essi potevano sperare di raddrizzare una situazione che l'audacia, la costanza e l'impegno degli attaccanti avevano portato al massimo di pericolosità per i « favoriti >. Tantoché, sia dettò chiaramente, nessuna scusante essi < possono addurre. Semmai, c'è soltanto da dire che nella caccia ai fuggitivi il peso maggiore fu lasciato alla squadra di cui fa parte Zilioli. C'è da gridare allo scandalo? Non mi pare. Il favorito, anzi i favoriti erano due del gruppo bianconero (Zilioli e Balmamion) e secondo le regole, spettava ad essi dì « fare > la corsa. Hanno, si, tentato di farla, ma non avendo trovato nel gruppone di cinquanta e più componenti la necessaria collaborazione, è naturale che facessero cilecca. Per tutti, salvo che per i fuggitivi, c'è p.ire da chiedersi se hanno dato fondo alle proprie riserve di forze, oppure se hanno pensato, un po' troppo, al Giro della Lombardia di sabato prossimo. Contro questo dubbio, brilla la condotta spavalda, aggressiva degli attaccanti, che hanno finito coll'occupare i primi sei posti all'arrivo. Mai un momento di rilassatezza, di sosta nello sforzo. • Prova ne sia: 1) che la media raggiunta è stata di oltre 39 all'ora, più che ragguardevole stante la conformazione del percorso; 2) che, di diciotto che formavano l'avanguardia al 50° chilometro, soltanto tre si sono presentati assieme all'ultimo ostacolo, il Pino, L'iniziativa era stata presa subito, a Trecate (km. 32), da una. coppia di corridori di rango inferiore: Leto e Lovo. A questi, presto si aggiunsero Liviero e Màrcoli attraversando Novara; poi sopravvennero personaggi di maggior riguardo: quali Baffi, Cribiori Durante, Fezzardi, Chiappano in compagnia di Busi, l'esordiente Dancelli, ' Bariviera e Drago, seguiti quasi subito da una seconda ondata, di cinque uomini, e precisamente Zan canaro, Fontana, Pifferi, Ba bini e Maserati. Diciotto in totale, ai quali poco dopo venne a mancare Durante per un incidente. Dire che non fossero subito inseguiti, non è esatto. Una quindicina, fra cui Zilioli, De Rosso, Taccone, Battistini e MaEsignan, il campione mondiale di velocità Gaiardoni, prese il lar; > dal grosso; si portò a 4<J" usi fuggitivi (a Briona, 58° chilometro); andavano tutti come saette, a 45 all'ora: ma non ce la fecero a mandare a vuoto il tentativo. A Ghemme (km. 66) il cronometro già segnava 1' e 40" a vantaggio dell'avanguardia. Era fatta. La cronaca della corsa, da quel momento e per quasi quattro ore diventa monotona, tessuta su un unico filo: la fuga, non contrastata, o, almeno, non strozzata dagli inseguitóri. Hanno poca importanza i tentativi sporadici di qualcuno di evadere dal grosso. La curiosità era di vedere se le alture di Trivero, di Pettinengo e poi di Croce Serra, cioè per una sessantina di chilometri avanti di sfociare nella piana del Canavese, avrebbero consentito la reazione dei < favoriti >. Dopo Graglia, andando verso il culmine della Serra, si assiste, sì,, a una bella fase. Witti attacca, avanza da so¬ lo, Ciampi lo rincorre, lo piglia, arriva Balmamion, arrivano Battistini e Fontona, rimangono in cinque, si spera che il vuoto fra essi e gli altri aumenti: macché. Sul culmine, sono di nuovo tutti assieme, una quarantina. L'unico risultato è che il ritardo è sceso a 2' e 40". A Ivrea, quaranta chilometri di pianura si aprono davanti alla corsa. In testa, sono rimasti in dieci: due Legnano, Chiappano e Marcoli; due Gazzola, Cribiori e Maserati; due Lygie, Liviero e Pifferi; un Carpano, Drago; un Molteni, Dancelli: un Firte, Zancanaro, e uno della Cite, Leto. Dietro ad essi si lotta in velocità; voltandomi, vedo il grosso che s'allunga, si fraziona; ne esce qualche manipolo; uno, con De Rosso e Bettinelli, è quello più attivo, guadagna terreno, dopo Chivasso (km. 196), avvicinandosi alla zona delle ultime salite, si porta nella scia dei superstiti del gruppo in fuga Eccoci alla salita di Superga. Nessuna notizia dalla retroguardia, salvo un'informazione generica, diffusa dalla radiomobile: Zilioli, Taccone e Balmamion hanno attaccato. La corsa si fa convulsa, fra due ali di folla sui bordi della strada. Guardo indietro, invece dei tre c favoriti » vedo Bettinelli che ha staccato De osso, e riesce a portarsi al'avanguardia. E sette: lui, Criion, Chiappano e. già in difcoltà, Zancanaro, Dancelli, rago e Maserati. Mi volto ncora: ecco, finalmente Balmamion. "Viene su velocissimo, scende su Sassi come un bo¬ lide, è a trenta metri da De Rosso (che poi supererà), a 2' soltanto dall'avanguardia. Si aspetta da lui il miracolo, che raggiunga i primi; invece, alle prime rampe del Pino è il crollo. Ha dato tutto nella disperata rincorsa, perde ter¬ reno, in parecchi lo supereranno. In testa, la selezione è stata severa. Sono rimasti soltanto in tre: Cribiori, Chiappano e Bettinelli. In cima al Pino, è primo l'ultimo nominato, per cinquanta metri; ma nella discesa Cribiori e Chiappano piombano su lui, e con lui passano alla Madonna del Pilone, dove il milanese scatta, 11 sorprende, gli piglia cinquanta' metri, ed entra, solo, e già vincitore, nell'affollatissimo Motovelodromo. Vittorio Varale lilllll Cribiori guida i! gruppo dei fuggitivi sulle dure rampe delia salita che porta al Oolle di Superga (f. Moisio)