Concluse le arringhe a Lodi stasera la sentenza ai finanzieri

Concluse le arringhe a Lodi stasera la sentenza ai finanzieri Da stamane i giudici riuniti in camera di consiglio Concluse le arringhe a Lodi stasera la sentenza ai finanzieri Il verdetto previsto a tarda ora: il Tribunale deve esaminare la posizione di quattordici imputati e molte questioni giuridiche - Ieri hanno parlato i difensori del capitano e di un brigadiere - La moglie di un accusato è svenuta in aula (Dal nostro inviato speciale) Lodi, 2 ottobre. Stasera a tarda ora si sono concluse le arringhe nel processo contro 1 finanzieri di Lodi accusati di concussione. Domattina alle 9,30 il presidente, ■ appena aperta l'udienza, rivolgerà agli imputati la domanda di rito: «Avete qualcosa da aggiungere a vostra difesa? ». Subito dopo il 'tribunale si ritirerà in camera di consiglio per la sentenza. E' facile prevedere che il lavoro del magistrati richiederà molto tempo: gli imputati sono 14, gli episodi della complessa vicenda 9, le questioni giuridiche sollevate dai difensori numerose. Probabilmente soltanto nel tardo pomeriggio o in serata sarà pronunciata la sentenza. Oggi gli ultimi due oratori sono stati l'avv. Cesare Degli Occhi per il capitano Primo Pagani e l'avv. Del Pennino per il brigadiere Ruggero Tato. E' uno strano processo, questo — ha affermato l'avv. Degli Occhi —. Neanche una delle parti lese si è costituita parte civile: a differenza dì quanto ò accaduto per il « caso > Mastrella, l'Avvocatura dello Stato non è intervenuta per la tutela dell'Erario in rapportò al recupero delle somme che, per effetto delle asserite irregolarità, non poterono essere riscosse, dal fisco. Anzi, l'istruttoria non si è neppure curata di accertare l'importo delle evalioni compiute. L'aw. Cesare Degli Occhi, affrontando la posizione dell'imputato, ha affermato che a. mettere a fuoco la sua figura è utile la citazione di un encomio che gli è stato rivolto nel giugno 1960 per avere contribuito efficacemente ad un'operazione nel settore delle carni macellate, in occasione della quale si accertarono evasioni alla Ige, all'imposta di consumo e all'imposta del bollo per una somma complessiva di 370 milioni e ' uh giro di affari di oltre 9 miliardi e mezzo. Lo Stato recuperò 600 milioni di tributi. Per quella operazione — ha rammentato il difensore — al Pagani venne conferito un premio dfSSOOO lire1. «'"Ora — si è chiesto l'oratore — com'è pensabile che un ufficiale il quale si faceva onore -in una operazione di tali dimensioni abbia intrapreso il miserabile accattonaggio delle poche centinaia di migliaia di lire di cui si parla nell'attuale processo? >. A questo punto il difensore si è richiamato alle argomentazioni che, in periodo istruttorio, furono formulate da) Procuratore Generale dott. Donati. Il magistrato chiese per il Pagani l'assolutoria per non avere commesso il fatto notando 1 seguenti punti: 1) i suol interventi nelle discusse ispezioni sono stati saltuari e di brevissima durata; 2) nes suno ha detto che richieste di denaro siano state rivolte da lui direttamente; 3) l'afferma zione della parte lesa Migliorini: («Il brigadiere Tato mi disse che una parte del denaro era destinata al capitano Pagani») non era conclusiva, essendo possibile che il Tato abbia parlato così contro verità al solo scopo di aumentare il provento della illecita richiesta; 4) mancano elementi, sia pure indiziari, per far ritenere che, contrariamente ad ogni logica, il capitano si sia reso complice dei suoi di pendenti, che non erano sempre gli stessi. La sentenza istruttoria — ha soggiunto l'avv. Degli Occhi — ha creduto di superare questi argomenti con un solo interrogativo: ,«E' possibile che il capitano non sapesse nulla dell'operato dei suoi dipendenti? ». Il difensore ha poi criticato l'inchiesta dèi maresciallo dei carabinieri Locci, affermando che numerosi elementi del suo rapportn sono risultati infondati. Tra l'altro riferiva che la moglie del capitano si recava quotidianamente a Como per curare i suoi interessi al berghierl e per chissà quali altri scopi. Il difensore a que sto punto ha esclamato: «La prima volta che conferì con me, il capitano era furente non per quanto il maresciallo aveva verbalizzato sul suo conto ma per le insinuazioni riguardanti la signora: moglie e madre esemplare, ogni giorno ella si recava a Como per accompagnare le figlie alla scuola delle Orsoline >. A queste parole dell'avv Degli Occhi hanno fatto eco i singhiozzi della moglie del l'imputato che era presente in aula: colta da malore la signora è stata accompagnata all'ospedale di Lodi. Analizzati i vari aspetti del la causa, il difensore ha illustrato ampiamente la carriera del capitano Pagani, costante mente elogiato dai suoi supe riori per la rettitudine è la capacità. Ha concluso chiedendo al tribunale di assolverlo con formula piena. Hai poi . parlato l'avv. De Pennino, il quale ha minuta mnabasps724uMtcdtldazchdrn mente esaminato le imputazioni di concussione addebitate al Tato, qualificato dal Pubblico Ministero «la sentinella avanzata delle azioni criminose ». Secondo l'accusa, l'imputato avrebbe compiuto le seguenti illecite riscossioni: 700.000 lire da Alvaro Calai; 2 milioni da Albino Migliorini; 4 milioni da Ernesto Rusconi; un milione e mezzo da Oliviero Malaspina; 700.000 lire da Fortunato Corrù. Il difensore ha sostenuto che le proteste di innocenza del Tato sarebbero convalidate dalle assurdità delle parti lese. L'avv. Del Pennino ha dedicato larga parte della sua arringa nel cercare contraddizioni e punti oscuri nei racconti degli accusatori. Infine ha prospettato una tesi subordinata. «Qualora io non sia riuscito a trasfondere la mia convinzione dell'innocenza del Tato, se per una malaugurata ipotesi dovessero essere ritenute vere le affermazioni degli accusatori, l'imputato dovrebbe rispondere non di concussione, ma di corruzione». (La distinzione fra i due reati è nota: c'è concussione quando il cittadino è costretto a pagare da minacce; esiste invece la corruzione quando il pubblico ufficiale e 11 cittadino si mettono pacificamente d'accordo). L'aw. Del Pennino, richiamandosi ad alcune sentenze della Corte di Cassazione, ha sostenuto che si ha corruzione quando il pubblico ufficiale contratta la somma da pagare con il cittadino e questi accetta il fatto criminoso nella convinzione di evitare in tal modo un danno peggiore. f. f.

Luoghi citati: Como, Lodi