«Le parti lese non sono attendibili» affermano i patroni dei finanzieri

«Le parti lese non sono attendibili» affermano i patroni dei finanzieri II processo per concussione « Lodi «Le parti lese non sono attendibili» affermano i patroni dei finanzieri Proseguono le arringhe - Ieri hanno parlato due avvocati, in difesa del capitano e di un brigadiere - Il primo ha invocato la piena assoluzione; l'altro conclude oggi (Dal nostro inviato speciale) Lodi, 26 settembre. AI processo contro i finanzieri l'avvocato Menghi ha parlato stamane in difesa del capitano Ugo Zocca, pensionato, accusato per due episodi. Il primo caso si riallaccia allo verifiche compiute nella ditta di Carlo Steffenlni al quale, durante gli accertamenti, il brigadiere Alparone disse: « Se vuole uscire dai guai, si rivolga al maresciallo in pensione Alessandro Zucchelll. Le indicherà la stradai. Io SteJfenini, al processo, ha raccontato che rivoltosi allo Zucchelll venne accompagnato a casa del capitano Zocca: 11 l'intervento per c placare i verificatori» sarebbe stato contrattato al prezzo di 700.000 lire. II secondo episodio si collega alle accuse dell'industriale Ernesto Rusconi che, in istruttoria, affermò di avere versato al brigadiere Tato quattro milioni per scongiurare le gravi multe che potevano derivare dall'ispezione che stavano compiendo il capitano Pagani ed i sottufficiali Filippini, Tato e Tinelli. Il Rusconi, in udienza, si corresse narrando di avere pagato due del quattro milioni al capitano Zocca, interpellato come mediatore. L'avv. Menghi, premessa una dura critica a questo processo nato dalle lettere anonime («lupare cartacee — ha detto — sparate alle spalle degli innocenti») ha sostenuto l'infondatezza delle accuse. Il Rusconi — ha proseguito — meravigliò lo stesso presidente del Tribunale, il quale gli chiese: « Ma perché lei queste cose le dice solo ora? ». La sua risposta, afferma il difensore, è stata sconcertante: « Perché nessuno mi aveva interrogato in proposito ». Basterebbe questa frase, dice l'avv. Menghi, per documentare la mancanza di credibilità del Rusconi. Il legale n°ll'esaminare l'altro caso, descrive lo Steffenini un bancarottiere che distrusse l'intera contabilità della propria ditta e lasciò a mani vuote i creditori. Come dar credito alle .-sue accuse?, si chiede l'avvocato.' Secondo il difensore, dalla analisi delle contraddizioni che si noterebbero nel racconto del coniugi Steffenini sulla visita compiuta al capitano Zocca a Milano, emerge la falsità delle accuse. In realtà — sostiene il difensore — il capitano in pensione fu interpellato come consulente tributarlo cosi come aveva fatto la parte lesa Albino Migliorini, che, incaricato lo Zocca di redigere un ricorso, gli pagò un onorario di 25.000 lire. Questo Imputato non ha mai conosciuto 11 Tato, l'Alparone, il Tinelli, non ha partecipato alle Ispezioni: di qui l'inammissibilità di una imputazione di concussione. L'avv. Menghi conclude chiedendo l'assolutoria dell'Imputato per non avere commesso il fatto. Si è poi alzato a parlare l'avv. Covino, patrono del brigadiere Pietro Tinelli. Il suo difeso deve rispondere di alcune accuse di concussione (gli episodi nei quali figurano quali parti lese gli industriali Steffenini, Migliorini e Rusconi) e di una tentata concussione. Contro di lui, tuttavia, non esistono accuse dirette: è stato rinviato a giudizio per avere partecipato alle verifiche in occasione delle quali vi furono le note richieste di denaro. L'avv. Covino ha esordito dicendo che molti degli imputati sono sicuramente innocenti: eppure, il pubblico ministero, senza documentare le proprie conclusioni, ha chie sto la condanna di tutti, tran ne due. Il corso del processo — ha soggiunto l'avv. Covino — è stato viziato dalla natura e dal comportamento delle par ti lese, persone che dapprima hanno negato di aver subito concussioni, e che soltanto do po essere state arrestate hanno iniziato una serie di accuse, ritrattazioni, contraddizioni. Il patrono ha ppi lamentato che, in periodo Istruttorio, anche nel confronti degli Imputati contro i quali non esistevano elementi fondati di colpevolezza, fu spiccato il mandato di cattura. In queste condizioni, esclama l'avv. Covino, come può il pubblico ministero parlare di Stato di diritto? Si imprigionano gli accusati, si applica ai loro polsi quel residuo di barbarie'medievale che sono le manette, li si riduce a cenci, Il si - espone al ludibrio del pubblico, prima ancora di giudicarli. Il difensore esamina poi gli episodi nei quali è stato - coinvolto il brigadiere Tinelli. Nei primi due casi, l'accusato è stato scagionato dalle stesse parti lese. L'industriale Ernesto Rusconi, dopo aver parlato delle richieste di denaro rivoltegli dal brigadiere Tato, disse: «Il Tinelli non ha udito quel colloquio. Egli stava com¬ piendo verifiche in un altro locale; di quando in quando passava 1 rilievi raccolti al Tato, 11 quale provvedeva a trarne le conseguenze. Per quanto mi risulta, 11 brigadiere Tinelli è una persona onesta, che gode di stima e di considerazione. Non è mal stato toccato dalle voci che correvano sulle illecite richieste di denaro fatte da uomini della Finanza ». Non meno esplicite — ha proseguito l'oratore — sono state le dichiarazioni dell'altra parte lesa, Albino Migliorini. Il 16 marzo 1963, messo a confronto con l'imputato, dichiarò: «A costui non ho mai versato nulla». Il giudice istruttore incalzò: « E' stato presenta al versamento? ». Risposta: « No ». Infine li magistrato volle sapere se il Tinelli avesse assistito alle trattative: «Il Migliorini lo escluse, precisando: "Anzi, il Tato mi raccomandò di non dir nulla al Tinelli"». L'aw. Covino ha poi iniziato l'analisi degli episodi riferiti dal coniugi Steffenini. Concluderà domani questa trattazione, f. f.

Luoghi citati: Lodi, Milano