I giovanissimi del teatro israeliano affrontano il pubblico de la Fenice di Ugo Buzzolan

I giovanissimi del teatro israeliano affrontano il pubblico de la Fenice Lo «stabile di Haifa» al Festival della prosa I giovanissimi del teatro israeliano affrontano il pubblico de la Fenice Come giudicheranno, gli spettatori forse più «sofisticati» del mondo, una compagnia sorta da appena due anni? - Un programma impegnativo: «Il cerchio di gesso del Caucaso» di Bertolt Brecht - Gli attori, guidati dal regista Mitfo, non vogliono che si parli di loro - « Il nostro — dicono — è un teatro collettivo » (Dai nostro inviato speciale) Venezia, 21 settembre. Sono sbarcati gli attori della compagnia israeliana del Teatro Comunale di Haifa: quasi tutti giovani e ' giovanissimi al seguito del regista Joseph Millo. Rappresenteranno domani sera a La Fenice, per il Festival Internazionale della prosa, < Il cerchio di gesso del Caucaso > di Brecht. Sono giovani e ci tengono a dichiararlo; sono entusiasti e 10 dimostrano; hanno un gran desiderio, quello di farsi conoscere in Europa; dicono apertamente di aver timore del duro cesame > ci Festival di Venezia e nel tempo stessp hanno la speranza di ottenere una franca affermazione. «Siamo consci delle nostre manchevolezze », ha detto l'organizzatore Yaacov Yassour, « ma abbiamo la sensazione che la nostra presenza,sia giustificata. Esattamente due anni or sono, nel settembre del 1061, il teatro di Haifa ha alzato per la, prima volta il sipario. Due anni sono pochi, ma abbiamo lavorato intensamente e appassionatamente e possiamo affermare, senza false modestie, di aver compiuto un buon lavoro ». In realtà il teatro di Haifa rappresenta una svolta nella storia dello spettacolo di prosa in Israele. Sino al 1961 la prosa era concentrata a Tel Aviv. Tre erano le compagnie di professionisti: la famosa e antica Habimah, fondata" in Russia subito dopo la prima guerra mondiale, l'unica che sia nota anche sui palcoscenici europei per frequenti tournées; il Teatron Carrieri, più recente, e l'Ohel. Attorno pullulavano formazioni sperimentali di molto coraggio ma. di scarsa consistenza é di breve durata. ■ . . 11... . . Le tre formazioni maggiori, pur recitando per parecchi mesi all'anno, in pratica non risolvevano il problema teatrale di Israele: i rapidi giri nelle altre città i o quelli ancor più rapidi nella provincia, non erano sufficienti a soddisfare le esigenze di un popolo che, al di Juo'mJJ ogni reto#c.a^ama veramente il'teatro e'Io 'sente come una necessità ^sp^ituale. Restava tutta una larghissima zona, fittamente abitata, dove 11 teatri* Won esisteva. E1 vero che venivano istituiti con una certa frequenza treni speciali e autobus per le rappresentazioni di Tel Aviv, tuttavia erano rimedi parziali e saltuari che lasciavano invariata la questione di fondo. Il monopolio di Tel Aviv è stato rotto appunto dal teatro di Haifa. Il consiglio mimici pale della città decideva, nel 1960, di costruire un edificio moderno destinato alle rappresentazioni dì prosa. In diciotto mesi il teatro era pronto: ampio, accogliente, attrezzato se condo 1 criteri più avanzati e razionali, con un vasto e prò fondo palcoscenico, e fornito di biblioteca, club e sale di prova. «Può reggere il confronto con i migliori teatri di Europa, e di America» dicono con giusta fierezza gli Israeliani. Bisogna ascoltare questi attori, questi tecnici della compagnia per rendersi conto della rispondenza che ha r.vuto il nuovo complesso in un pub bllco che era da troppo tempo a digiuno di. spettacoli. Furono «esauriti» contro ogni aspettativa sin dagli inizi. Era commovente, dicono, che persone adulte o anziane le quali non avevano mai assistito a una vera e propria commedia in vita loro, seguissero le rappresentazioni con tanto religioso rispetto e 'applaudissero con tanta gioia e sincera gratitudine. E il repertorio, come abbiamo potuto constatare da un elenco che ci è stato consegnato, era dei più impegnativi: da «La bisbetica domata» di Shakespeare, ad < Andorra » di Max Frisch, da «I rinoceronti » di Ionesco a « Il processo» di Kafka, da «La cimice» di Majakowskij a «La notte della Moabita» dell'israeliano Moshe SHamir (dì cui la tv italiana ha trasmesso qualche mese fa «La guerra del figli della luce »), un dramma d'ispirazione biblica che ha causato vivaci dispute. Un repertorio di livello rilevante, non certo messo assieme per andare incontro ai gusti più facili. Eppure il successo c'è stato. « Il nostro teatro è un organismo per la collettività» ha precisato l'organizzatore «-non è su basi commerciali, non ha e non può avere mire di guadagno. Vogliamo semplicemente dare del buon teatro a chi ne era privo. La gente ha capito e ci ha detto di sì don slancio». Pare che il complesso di Haifa non abbia atteso passivamente l'affluenza del pubblico, ma, come giusto, sia andato a cercarlo e a stimolarlo con un'attiva opera di propaganda, nelle industrie, nelle scuole e nei centri comunitari delle campagne. Ma il motivo fondamentale del successo è stato evidentemente il valore e l'interesse degli spettacoli offerti. Regista e direttore ar tistico è 11 cecoslovacco Joseph Millo, che dall'infanzia abita in Israele: un uomo che ha, come si dice, il teatro nel sangue. Oggi ha tenuto una conferenza-stampa. E* _un intellettuale energico, dinamico, positivo, battagliero. E' stato attore, ha fondato il Teatron Camerl di Tel Aviv, ha costituito la compagnia dì Haifa, ha diretto spettacoli a Berlino, a Vienna, a Zurigo, a Praga. Ci tiene in modo particolare a « Il cerchio di gesso del Caucaso» che in Israele ,ha avuto accoglienze calorose: più di centocinquanta repliche, un afflusso di cèntosessantamila spettatori che si prenotavano con tre o quattro settimane di anticipo. Il suo punto di vista su Brecht è netto ed esplicito: non è d'accordo con chi sostiene che la sua arte è grande e la sua Ideologia è modesta; per lui Brecht scrittore e Brecht uomo politicò sono inscindibili e se dalla sua opera si levano il pensiero politico e l'aspetto ideologico se ne perde anche la forza drammatica. Per Millo rappresentare «L'opera da tre soldi» come una commedia musicale, e « L'anima buona di Sezuan » come uh intrigo di maschere o «Il cerchio di gesso del Caucaso» come una fiaba esotica, significa tradire o per lo meno, alterare gravemente la poesia di Brecht. Comunque, ' tanto Joseph Millo quanto tutti gli attori della compagnia suscitano un'impressione che, per la verità, non è molto frequente nel mondo teatrale: cioè amano che si parli più che di loro stessi del teatro di Israele. Sull'argomento terrà una conferenza lunedì a La Fenice Giorgio Romano. Ugo Buzzolan aiiiiiiimiiiimtiiHiiuiiiiiiiiiiniiinimiiiiiiiiii RfAKAUKASf SÉ» TOC T nmsMT iiiiiiMuiiiiHM Alcune attrici di prosa del Teatro di Tel Aviv fotografate ieri a Venezia (Tel.)