L'arte di essere buoni genitori insegnata da un medico francese

L'arte di essere buoni genitori insegnata da un medico francese L'arte di essere buoni genitori insegnata da un medico francese L'educazione del bambino incomincia prima della nascila: dipenderà dallo sialo d'animo in cui padre e madre lo attèndono - Fin dai primi anni è molto importante la presenza del padre accanto al figlio Roma, settembre. Il dottor André Berge è una delle figure più interessanti del mondo medico-psicologico francese. Educatore nato, psichiatra, filosofo, psicoanalista, Berge ha dedicato la sua vita e la sua attività ai problemi psicologici del bambino — fondando fra l'altro, subito dopo l'ultima guerra, quel centro psico-pedagogico del Lycée Claude Bernard, a Parigi, che è servito di modello a varie altre istituzioni del-genere. Ed il suo libro sull'educazione sessuale e affettiva dei bambini, più volte ristampato, ha aperto gli occhi a innumerevoli pedagogisti, pediatri e genitori. Abbiamo perciò annotato con viva soddisfazione alcune recenti pagine di Berge, apparse sull'ottimo periodico Réalités, nelle quali il grande conoscitore della psiche infantile condensa, per cosi dire, 1 risultati di tanti anni d'indagini e di osservazioni sui rapporti fra bambini e genitori. La prima questione affrontata da Berge è di ordine cronologico. A partire da quando — gli è stato chiesto — i genitori debbono cominciare a proccuparsi dell'educazione del bambino? La risposta è netta e perentoria: molto prima che nasca. Infatti — spiega Berge — si educa più con l'inconscio che con la coscienza, e ben prima che l'individuo venga al mondo, i genitori possono avere, nei suoi riguardi, atteggiamenti svariati, consci ed inconsci, che agiranno in modo notevole sullo sviluppo della sua personalità. Al dottor Berge non manca modo di esemplificare le sue tesi con numerosi casi pratici, desunti dalle sue stesse espe rienze di vita. Il genitore — egli afferma — può avere tal volta la tendenza a «ricopiare», nell'educazione della prole, ciò ch'egli stesso ha sperimentato. Di qui varie possibili difficoltà e lacune, come nel caso di un uomo che era diventato orfano a sei anni, e che non sapeva più come comportarsi con 1 propri figli quando questi' avevano superato il sesto anno... Il contrario avvenne a un altro uomo, rimasto orfano in età precocissima, ma che a dodici anni aveva avuto un- padre adottivo eccellente: per costui il vero, tenero avvicinamento al figli cominciava quando questi avevano compiuto i dodici anni... E' più frequente di quel che non si pensi il «rifiuto», anche Inconscio, del bambino da parte di uno o di entrambi! genitori. Essi possono accogliere malvolentieri il bambino o perché temono che questi sia d'ostacolo alla loro «libertà» (di movimenti, economica, ecc.), o perché pensano che non potranno farne se non un fallito e un infelice, o per altre poco plausibili ragioni. Ma più subdolo è il «rifiuto» inconscio, che può mascherarsi in diversi modi: il bambino, per esempio, viene fatto abitare 11 più lontano possibile dal genitori «perché sia più calmo», oppure «perché si abitui all'indipendenza..». E c'è il caso, non poi tanto raro, del genitore che oscuramente è « geloso > del figlio. La moglie troppo «bambina» e troppo vezzeggiata tollera malvolentieri che il marito assuma un'aria paterna e protettrice verso altri che non lei; il marito può essere inconsciamente ostile verso chi assorbe buona parte di quell'attenzione e di quelle energie di cui prima era. l'unico oggetto. Ed ò quasi superfluo ricordare quali e quanti danni psicologici possono essere inflitti al maschietto che ha avuto 11 « torto » di venire al mondo mentre 1 genitori aspettavano una bambina, o viceversa. Non ò sempre allegra la situazione di quel bambini, per i quali i genitori tracciano ab initio un modello • un destino — talvolta uguale, talvolta opposto al loro. Marito e moglie camerieri avevano sempre desiderato "di fare gli acrobati: il figlio «deve» diventare un acrobata. Un padre non è riuscito a far l'ingegnere? Il figlio, a ogni costo, lo diventerà (e peggio per lui se non digerisce la matematica). Il padre «si è fatto da sé» con grande intelligenza ed energia? Il figlio «deve» far lo stesso, e non si ammette che non emerga e che non domini. Il dottor Berge ribadisce con autorità un noto concetto psicoanalitico: che cioè l'opera e l'Influenza dei genitori sono soprattutto decisive nei primissimi anni della vita. Colpisce come una novità la sua descrizione del padre come «figura materna sostitutiva» in quell'età tenerissima, in cui il bambino non distingue ancora la differenza fra uomo e donna (mentre la vera «entrata in scena» dell'immagine paterna avviene in età evolutive variabili). CI sembrano preziose, anche, le sue considerazioni sulla donna che lavora. Molte donne temono che le loro occupazioni, distogliendole in parte dalla cura della prole, contrastino con le esigenze di affetto e di «presenza» del bambino. Ciò non è esatto — dice Berge — perché qui abbiamo che fare con funzioni molto più qualitative che quantitative. L'essenziale — egli afferma — è che la presenza e l'azione della madre procurino al bambino l'amore e l'interesse di cui ha bisogno. «Una donna «he stia li tutto 11 tempo, ma che gridi, e s'Innervosisca, e al mostri aggressiva verso 1 bambini, dà loro una presenza rilevante per quantità, ma di qualità assai mediocre.:. ». A differenza di vari autori che mettono alquanto in seconda linea la funzione del pa¬ dre, Berge ricorda quanto sia importante che il padre s'interessi autenticamente a quel che fa il bambino, che non si nasconda in una specie dì inaccessibile Olimpo; e anziché fargli immaginare 11 suo lavoro come qualcosa di misterioso e di quasi sovrumano, glie ne parli ogni tanto, nei limiti adatti alla sua età e alle sue capacità di comprensione. Di fronte all'attualissimo problema dell'* educazione libera» o dell'* educazione severa», Berge dichiara netta¬ mente che non esiste una soluzione valida per tutti i casi. «Ciò che importa, è quello che sta dietro la severità e dietro la libertà». La severità che faccia uso della costrizione della forza è certamente un male; ma Io è anche la libertà che celi una essenziale indifferenza. Cattivo quel padre che era talmente liberale, da «esigere» che il 3uo bambino avesse degli amici, e da «obbligarlo» ad andarli a trovare ogni giovedì... Emilio Servadio

Luoghi citati: Parigi, Roma