I mutilatini imparano a vivere come gli altri

I mutilatini imparano a vivere come gli altri Negli istituti creati da don Gnocchi I mutilatini imparano a vivere come gli altri Serenità e cure nella verde collina - Abbiamo visto ragazzi con arti ortopedici giocare al pallone - In 13 anni centinaia di giovani senza gambe e senza braccia hanno potuto trovare un lavoro e formarsi una famiglia Domenica, a chiusura della sottoscrizione di < Specchio dei tempi > per Carlo Si rolla — il ragazzo che ha perduto le gambe in una sciagura stradale —, abbiamo accennato alla nuova casa che lo ospiterà dopo la degenza in ospedale: l'istituto « Santa Maria ai Colli », sulla collina. Dei dieci creati dal compianto don Gnocchi per i mutilatini di 'tutta Italia, quello torinese è il più grande e uno dei più attrezzati. « Specchio dei tempi > è da anni un sincero amico dei giovani che nei ridenti padiglioni, incorniciati da un suggestivo parco, imparano a vivere « come gli altri >. Vi si reca spesso, per consegnare doni da parte dei lettori, ma soprattutto per esprimere alle piccole vittime di un destino crudele l'augurio e la solidarietà nel lento cammino verso un'esistenza quasi normale. Ci siamo tornati ieri, per confermare al direttore — prof. fratei Luigi, aelle «Scuole cristiane» — e ai suoi collaboratori la gratitudine di Carlo Slrolla e dei nostri lettori. L'istituto torinese ha iniziato nel 1950 la sua meritoria opera, in viale Settimio Severo. I circa 200 ragazzi che vi affluirono, specialmente dal Sud, erano quasi tutti «mutilatini di guerra». Chi .aveva perduto un braccio, una gamba — talvolta tutt'e due — durante le incursioni aeree, i mitragliamenti, sotto le macerie della loro casa, o per lo scoppio di ordigni bellici. Parecchi erano rimasti orfani, le menomazioni fisiche erano aggravate dallo sconforto, dal terrore che la tragedia aveva lasciato nel loro animo. Prima di approdare nella serena oasi dell'affetto e delle cure, avevano subito lunghi ricoveri negli ospedali e do- Iorosi interventi chirurgici. A poco a poco, ricominciavano a vivere; Il contatto con altri ragazzi nelle stesse condizioni, l'intelligente opera rieducativà e i più moderni metodi della scienza compiva -tnor.-.=radicali metamorfosi:- Ab-> biamo visto fanciulli privi delle gambe giocare al pallone con gli arti artificiali, cimentarsi in altre gare con l'allegria dei loro coetanei integri. In tredici anni, l'istituto ha restituito alla società centinaia di giovani in rgrado di crearsi una famiglia, dedicarsi ad un'attività proficua. Attualmente, l'istituto ospita oltre 300 ragazzi. I mutilatini di guerra costituiscono il gruppo meno numeroso, una quarantina. Gli altri sono mutilati civili — in seguito a disgrazie stradali, crolli, infortunii —, ai quali si affiancano circa 200 poliomielitici. Da alcuni anni, infatti, l'opera di don Gnocchi assiste anche i colpiti dalla terribile malattia, per conto del ministero della Sanità. Un'ottantina di persone — fra religiosi e personale laico — si prodigano nel recupero dei giovani dagli otto ai diciotto anni (quelli più giovani, come Carlo Sirolla, sono assistiti nella sede di Inverigo, in Brianza, fino alla terza elementare). Quattro medici, un consulente ortopedico e una decina di flsioterapiste collaborano con il direttore sanitario, dott. Pollono, nelle speciali cure dì cui mutilatini e poliomielitici necessitano. Al termine delle elementari, i ragazzi possono scegliere: proseguire gli studi fino al raggiungimento di un diploma, o intraprendere corsi professionali. Vi sono le medie, l'avviamento industriale e commerciale, P istituto tecnico per computisti. I meno idonei hanno la possibilità di diventare ottimi sarti, falegnami o. calzolai nei laboratori annessi all'Istituto. In questi'giorni «Santa Maria ai Colli » è silenzioso, la maggior parte dei ragazzi sono andati a trascorrere le vacanze in seno alla famiglia. Rientrano alla spicciolata, ai primi di' ottobre le aule e il parco torneranno a risuonare delle loro voci, nei dialetti di tutta la penisola. Sono rimasti i fanciulli più poveri, e quelli che risiedono più lontano. Nei loro occhi affiora un po' di nostalgia, perché nessuno può sostituire la tenerezza dei genitori. Ma non si sentono infelici, non si chiudono in se stessi. Scherzano e ridono., fanno il < tifo » per questa o quella squadra di calcio, vogliono vivere « come gli altr: ». Hanno accolto con emozione la notizia che presto avranno per compagno Carlo Sirolla. Il direttore ha spiegato il dramma del ragazzo, si sono impegnati ad aiutarlo perché senta meno il distacco dall'esistenza che conduceva prima della disgrazia. « Troverà in noi tanti fratelli — ci hanno promesso —, gli vorremo bene. E un giorno camminerà forse meglio di noi, glielo dica a nome nostro ».

Persone citate: Carlo Sirolla, Gnocchi, Gnocchi I, Pollono

Luoghi citati: Inverigo, Italia