Un'alimentazione ben regolata prima difesa contro l'infarto di Angelo Viziano

Un'alimentazione ben regolata prima difesa contro l'infarto La prevenzione dei mali cardiaci alle giornate mediche di Verona Un'alimentazione ben regolata prima difesa contro l'infarto I cibi grassi favoriscono la sclerosi arteriosa - Il fumo non è considerato una causa determinante; ma l'abuso del tabacco può influire per via indiretta - L'attività fisica è molto utile, se condotta in modo razionale Dl t iit il) \ i t (Dal nostro inviato speciale) Verona, 13 settembre. Se tutto ormai si sapesse di certo, dopo tanti universali studi, sulla genesi dell'infarto cardiaco, certamente le norme di prevenzione potrebbero essere enunciate con quella ' maggior convinzione che 6 alla base dell'accettazione da parte del profano e, quindi, della loro riuscita profilattica. Ma poiché, se pur moltissimo si Ba su- questo morbo del secolo, molte cose e forse la stessa chiave della sua interpretazione restano tuttora nell'ombra, succede che nel dettar legge si rischia talora di Imporre sacrifici eccessivi per un lato, tralasciando per l'altro suggerimenti più validi. Un processo di revisione di alcune cause si è avuto alle assise mediche Internazionali, che hanno dedicato la giornata odierna precisamente alla «prevenzione dell'infarto». Imputati: alimentazione sbagliata, tabacco, ■ eccessiva attività fisica. II meccanismo determinante l'infarto, cioè 11 rammollimento e la disgregazione di una porziuncola del muscolo cardiaco (miocardio), non risulta più unico come un tempo era accettato. Allora si reputava che l'ost*uzione di una delle arterie coronarle, o • di un ramo, per cui il miocardio viene ossigenato e nutrito, fosse determinata soltanto da trombosi, ossia dalla formazione nel lume arterioso di un cagnette, di sangue, si da impedire la circolazione locale e lasciar denutrita la parte muscolare di sua spettanza. Ora si sa che esistono infarti anche senza trombosi obliterante, per i quali verosimilmente gioca l'importanza di uno spasmo (contrattura) più o meno prolungato di un tratto dell'arteria interessata. All'esame autoptlco, se ne consegue la morte, l'arteria si presenta pervia. Ed è d'altra parte ormai affermato da insigni cardiologi che il; molti soggetti gli infarti' cardiaci insorgono anohe senza precedenti lesioni sclerotiche arteriose, contrariamente alla maggioranza. Orbene, come è noto, il fattore alimentazione particolarmente grassa più sovente incriminato come preparatore dell'infarto, dovrebbe agire nel senso di favorire proprio la sclerosi arteriosa, mediante aumento del colesterolo e di acidi grassi insudicianti il sangue, ed infiltranti le pareti vasali. L'impostazione di questa teoria per la genesi delle affezioni coronariche acute può essere contrastata, se presa in senso assolutistico, trascurando essa altri fattori particolarmente costituzionali. Il Keys, di Minneapolis, che ne è sempre stato un agguerrito fautore, riportandola stamane sulle scene -congressuali l'ha appoggiata soprattutto con interpretazioni di grandi statistiche effettuate in varie parti del mondo secondo un particolare programma. Ha anche annunciato che è in corso negli Stati Uniti un esperimento in grande stile su nuclei familiari per accertare gli effetti di variazioni dietetiche sulla Incidenza dell' infarto. Però occorreranno almeno cinque anni di osservazioni, essendo tra l'altro programmata l'indagine su cinquantamila famiglie. Da una grande inchiesta fatta recentemente tra 1 più noti cardiologi del mondo, pur tra pareri un po' discordi, si è delineata la prevalente ten denza ad ammettere che una dieta sregolata qualitativamente e quantitativamente (in senso assoluto quanto relativo alla professione) può favori re l'infarto. D'altronde certi fattori extra-alimentari, socia 11 e psico-emotivi, possono modificare e rendere nocivo un sistema alimentare altrimenti ben tollerabile. Praticamente risulta saggia una limitazione dei grassi animali, con diete equilibrate, non eccedenti per calorìe. Altro coimputato il fumo. Dalla approfondita relazione del prof. B. Bronte Stewart, di Glasgow, pur tra ondeggianti considerazioni è uscito assolto per insufficienza di prove. Ossia non può essere considerato quale condizione causale sufficiente. Ciò poteva sembrare inammissibile quando seguendo il rapporto fra fumo e cancro polmonare fu casualmente notata una mortalità più elevata per cardiopatie coronariche in proporzione al fumare. (Fu in quel tempo osservata anche maggiore mortalità fra i fumatori di sigarette in confronto al fumatori di pipa o di sigaro). L'approfondimento dell'inchiesta ha tuttavia escluso un rapporto causale diretto. Il grande cardiologo Chavez aveva d'altronde esclusa la noci vita del fumo. quando si abbiano arterie sane, soggiungendo che 11 tabacco è cattivo compagno per 11 sofferente di coronàrie. E' però possibile che l'abuso \ di tabacco influisca In via indiretta, incrementando altri fattori nocivi. Dice lo Stewart che un meccanismo possibile per spiegare perché forti fumatori di sigarette muoiono più.frequentemente di infarto che 1 non fumatori, potrebbe essere costituito dal livelli più elevati di grasso nel siero di sangue dei primi. Si tornerebbe al fattore aumentare. Perché? Probabilmente, egli ha aggiunto, per certe differenze della percezione gustativa Indotte dal forte fumare, con maggiore attrazione verso determinati cibi. Interessante la relazione del prof. O. Storstein, di Oslo, sull'attività muscolare nel confronti dell'infarto. Una attività razionale potrebbe prevenire la trombosi coronarica, provocando nel cuore lo sviluppo di vie sanguigne collaterali ai vasi coronarici normali oggi funzionanti. Diversa cosa sono gli strapazzi eccessivi. II prof. C. Secco con una sua correlazione ha confermato il presupposto che'l'attlvità fisica rappresenti forse il più efficace mezzo equilibratore dei processi metabolici, favorevole quindi alla profilassi dell'infarto. Angelo Viziano

Persone citate: Bronte Stewart, Chavez, Keys

Luoghi citati: Glasgow, Minneapolis, Oslo, Stati Uniti, Verona