Nuove richieste dei fisici nucleari per avere fondi dal Parlamento di Ippolito

Nuove richieste dei fisici nucleari per avere fondi dal Parlamento Nuove richieste dei fisici nucleari per avere fondi dal Parlamento Non discutono la posizione del prof. Ippolito segretario del Cnen • Affermano che, se mancano i miliardi necessari alla ricerca scientifica, i nostri studiosi andranno tutti all'estero (Nostro servizio particolare) Roma, 10 settembre. « Cominciamo a perdere 1 nostri ricercatori. Se la frana si allarga, allora il Cnen avrà completamente fallito i suoi scopi»: gli scienziati che dirigono il centro nucleare della Casaccia (26 km. da Roma) hanno lanciato oggi questo grido d'allarme all'opinione pubblica e al Parlamento perché venga salvata la prospettiva della ricerca scientifica in Italia. «In dieci anni — hanno d' chiarate i professori Barabaschi e Rispoll — abbiamo creato circa 1200 tecnici qualificati. Prima c'era il deserto in questo campo, adesso esiste un personale di alta specializzazione e competenza che viene continuamente sollecitato con alti stipendi a trasferirsi nell'industria privata, specialmente in questa fase di accelerata automatizzazione del processi produttivi. Il Cnen può resistere soltanto se offre programmi di ricerca particolarmente attraenti, in caso contrario (e ogni rallentamento o limitazione costituisce un pericolo) i tecnici se ne andranno e nel giro di un anno potremmo trovarci nell'impossibilità di proseguire 11 lavoro». Restano fuòri da questo discorso le questioni che riguardano personalmente 11 prof. Ippolito e sulle quali indaga la commissione d'inchiesta nominata dal ministro Togni. Il problema attuale per i fisici, gli ingegneri elettronici, i chimici, i biologi del centri nucleari, è quello di sapere se potranno proseguire la ricerca, se ci sarà la prevista espansione degli studi e degli Impianti. , Il secondo piano quinquennale («ogni ricerca è programmata per diversi anni ») è stato approvato dalla commissione direttiva presieduta dall'ailora ministro dell'Industria Colombo, ma si è poi arenato al ministero del Tesoro. Esso dovrebbe andare in vigore dal primo luglio 1964, ma i tecnici affermano di non poter attendere: i dieci miliardi disponibili per questo esercizio bastano solo per pagare gli stipendi e tenere in vita gli impianti, quindi occorre un fi nanziamento aggiuntivo di ca rattere straordinario. Quanto ai prossimi cinque anni è necessario che gli stanziamenti, secondo il piano già [approvato, raggiungano 1 150 miliardi, cioè una media di 30. miliardi l'anno, esattamente 11 doppio delle somme spese durante 11 primo quinquennio. Con meno di 30 miliardi non potrà esserci alcuna espansione, la ricerca si appiattirà e Si produrrà egualmente l'esodo e la dispersione del gruppi scientifici che oggi lavorano con un alto rendimento grazie all'organizzazione collettiva del lavoro. I dirigenti della Casaticia insistono sul fatto capitale rappresentato dalla creazione di questo migliaio di tecnici nucleari che in alcuni campi hanno portato l'Italia all'avanguardia, come nel settore del calcolo analògico per il controllo: elettronico dei reattori nucleari, per il controllo della stabilità degli aerei e in genere di tutti i problemi dinamici, o, come nel campo del servo-meccanismi (esempio migliore il robot < Mascot I» per la mani Menzione a distanza degli Impianti nucleari). Illustrando questi apparecchi, che sono il migliore frutto della ricerca italiana, i tecnici chiariscono anche il contributo che li Cnen, organismo finanziato dallo Stato, fornisce all'industria privata e pubblica. Appena un apparecchio, costruito come prototipo, supera la fase di collaudo e di funzionamento esso viene ceduto all'industria per la produzione in serie. Si svolge una gara e vince la ditta che, garantendo una perfetta costruzione, s'impegna a praticare il più basso prezzo di vendita. U «Mascot I» ad esempio sarà tra breve fabbricato dalla Fiat che del resto già produce in serie le apparecchiature di control' lo elettroniche su brevetto Cnen. L'ente nucleare, dal suo canto, ha il solo vantaggio di poter comprare dalle industrie al puro costo di produzione gli apparecchi progettati dal suoi teci.'ci. Più in generale qualsiasi industria nazionale può chiedere in ogni momento dati e informazioni al Cnen e rivolgersi ai suoi centri per calcoli di particolare com plessltà. Ma quanto costa al Paese questa organizzazione? Sono troppi I 75 miliardi del primi cinque anni, e troppi 1 150' miliardi chiesti per il secóndo quinquennio? Il Cnen ha 2400 dipendenti (la metà sono ricercatori) contro 1 20 mila dell'ente nucleare francese. La stessa Jugoslavia, tanto lontana dal livello produttivo italiano, ha circa 3300 persone impegnate in questo settore. Ogni ricercatore costa in media, come stipendio, circa 3 milioni l'anno: in pratica, detratti i contributi previdenziali, un fisico, un ingegnere elettronico, un chimico guadagna 120-130 mila lire al mese. < E' poco — osservano 1 professori Barabaschi e Rispoll — ma la contropartita sta nell'Interesse del lavoro che i tecnici svolgono qui, soprattutto nel fatto che essi possono sviluppare la ricerca a gruppi, con reciproco scambio di informazioni e proponendosi anche programmi a lunga scadenza ». Alle retribuzioni bisogna ag■iiiiiiiiiiitiiiiutiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiitiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiigiungere le spese d'investimento che portano il costo di un ricercatore, secondo la me dia internazionale, a circa 10 milioni l'anno: < Occorrono quindi dieci miliardi soltanto per tenere in frigorifero i 1200 tecnici italiani ». Da questa ba se bisogna partire per impostare i programmi di ricerca. I tecnici contestano infine al non specialisti di potere giù dicare se un determinato prò gramma di ricerca scientifica è buono o cattivo. Sono d'ac cordo invece sulla necessità della più corretta e scrupolosa amministrazione del pub bllco denaro, ma insistono anzitutto perché il denaro ci sia e la ricerca continui. f. d. 1.

Persone citate: Barabaschi, Casaccia, Ippolito, Togni

Luoghi citati: Italia, Jugoslavia, Roma