«Il brigadiere mi chiese due milioni in cambio dell'impunità per 5 anni» di Gigi Ghirotti

«Il brigadiere mi chiese due milioni in cambio dell'impunità per 5 anni» Un grido dalla folla che assiste al processo: «Vergogna!» «Il brigadiere mi chiese due milioni in cambio dell'impunità per 5 anni» Messo a confronto con il teste che aveva fatto quest'accusa, ii sottufficiale urla: «Sono sei mesi che ci perseguitate! » - Il presidente del tribunale di Lodi minaccia di fare sgombrare l'aula - Interrogato il commerciante che afferma d'essere fallito a causa delle esose regalie agli imputati llfllllllllllltllllllllllllllllll lIllllllIIIIIlllllllll(Dal nostro inviato speciale) Lodi, 5 settembre Un vivace incidente ha turbato stamane la settima udienza del processo ai finanzieri di Lodi, accusati di concussione. Uno degli imputati principali ha inveito contro uno dei testi di accusa: dalla (olla si.-p fevato un ^clamore., di^ j>ro;> testa e di sdegno. Uno scono-! soluto, che recava all'occhiello il distintivo di decorato al valor militare, ha gridato ripetutamente: « Vergogna, vergogna! » all'indirizzo degli imputati. Il presidente ha minacciato di far sgomberare l'aula. Quindi l'incidente è stato composto e l'udienza ha potuto riprendere. La giornata incomincia con l'escussione del teste Oliviero Malaspina, commerciante in vetri, un uomo di 58 anni, alto circa due metri e di corporatura poderosa. Egli racconta che nel dicembre X9S9 ricevette llllllllllllIllllllllllillllllllMtllllIMlllIIIIIIIItllllIll i o a ;> -! o . n o n o a e la visita del brigadiere Rugge ro Tato e del brigadiere Sebastiano Amato. 1 due si occuparono di esaminare la contabilità. Cercarono, racconta il teste, di impressionarlo, dicendo ohe v'era un disordine completo in quelle carte: Vige, gli fu, detto, era stata evasa per unyO,mmaniare dittre p quattro 'milióni, )t ' che' cènipòrtàiìà', a stare ai due verificatori, una multa tre o quattro volte superiore. Il brigadiere Tata — narra il teste — dopo molti discorsi di questo genere finì per chiedere due milioni « brevi manu* se volevo evitare il peggio. <Noi le assicuriamo l'impunità per cinque anni » fu detto al Malaspina. E questi finì per dare al brigadiere Tato la somma di un milione e centocinquantamila lire in due riprese. Il brigadiere Amato, precisa il teste, non era presente al momento della consegna del denaro, ma doveva essere al corrente, perché sulle prime egli s» mostrava di modi molto bruschi e poi arrendevoli. Dopo che fu interrogato dai carabinieri su. questo episodio, il Malaspina venne avvicinato da un sacerdote della chiesa di San Rocco di Lodi, il qv.ale si adoperò^ per ottenére1 -che égli revocasse la sua leposizione resa nella caserma dei carabinieri contro i due sottufficiali della guardia di finanza. Il teste Malaspina precisa che il sacerdote, dopo che eftbfj ascoltato com'erano andate le cose, finì per. convenire con lui che egli aveva fatto il suo dovere denunciando i due sottufficiali. Presidente — Sembra che qualche giorno dopo la sua convocazione davanti ai carabinieri, uno degli attuali imputati, 11 maresciallo Filippini, già comandante della brigata della guardia di finanza di Lodi, sia venuto nel suo negozio, signor Malaspina, per ordinare dei vetri. Si venne a parlare della cosa, e lei, dandosi dei pugni in testa, pare abbia espresso il suo rammarico, il suo pentimento per avere denunciato i due sottufficiali. Pare che egli abbia detto che era stato il maresciallo dei carabinieri Locci, a convincerla a fare questa denuncia... Teste — Non è vero niente! Quanto ai pugni in testa, sarebbe veramente deleterio per la mìa persona: come vede sono pelato... Presidente — Inoltre, sembra che lei abbia avuto anche una lesione al cranio... A questo punto viene chiamato, dal recinto degli imputati, il brigadiere Tato, per essere posto a confronto con il suo accusatore. Il Malaspina non esita a riconoscere il brigadiere e questo reagisce violentemente. Puntando l'indice sul testimone il brigadiere Tato grida: cE' un uomo di una spudoratezza terribile! ». Il pubblico rumoreggia sdegnato e una voce possente si leva dalla folla: « Vergogna! ». E' quella del signore aconosciuto di cui si è detto prima. Il brigadiere reagisce ancora: « Sono sei mesi che ci perseguitate! E' una cosa vergognosa! ». Presidente — Senta, Tato, il testimone è un pubblico ufficiale, la ammonisco a rispettarlo! Silenzio in aula o si fa sgomberare! ». Viene chiamato adesso il maresciallo della guardia di finanza Oigino Filippini, per chiarire la faccenda dei pugni in testa nel negozio del vetraio. Egli conferma l'episodio, ma il Malaspina commenta scuotendo la testa e sorridendo: « Signor presidente, questa è una commedia che non regge! ». Nel pomeriggio è stato ascoltato U pia importante forse dei testimoni di accusa, il commerciante in legnami Carlo Steffe nini, che è all'origine dell'in chiesta sull'attività dei ftnan «ieri di Lodi. Infatti è dall'a zienda dello Steffenini che scocca la prima scintilla dello scandalo. Il suo commercio fallì e il curatore, dopo avere esaminato i registri, si avvide di numerose « voci » in uscita di' cui lo Steffenini non sapeva dare spiegazioni. Accusato di bancarotta, sottoposto a mar¬ tellante pressione, lo Steffenini cominciò, un po' alla volta, a rivelare che quelle somme in uscita gli erano servite per placare lo zelo investigativo dei finanzieri di Lodi. Di qui l'inchiesta giudiziaria, di qui il suo epilogo che si ha in questo processo. Le vicende dello Steff'enégjJ sono molto contplicate, e complicata e confusa è la sua de posizione Lo Steffenini è un uomo sui SO anni, quasi completamente sordo. Risponde con voce stridula, sempre a sproposito, sicché il presidente, dott. Ingrassia, deve faticare aspramente per coordinare il racconto del testimonio Nell'agosto del 1960 — questa è in sintesi la deposizione dello Steffenini — gli si presentarono due militari della guardia di finanza, che vollero verificare i documenti contabili. Invece di fatture, il teste teneva dei bigliettini, in cui venivano annotati gli acquisti e le vendite. Poiché lo Steffenini, come si è detto, è sordo, gli agenti verificatori si rivolsero alla moglie di lui: < Qui c'è una grande confusione, qui c'è da andare in galera! ». Per salvarsi, dice il testimonio, non c'era che da mettere mano al portafoglio. I due verìficatori della guardia di finanza gli suggerirono di rivolgersi al maresciallo in congedo Alessandro Zucchelli, già comandante della brigata di Lodi. Teste — Io, allora, e mia moglie andiamo dal marescial-ilo Zucchelli e gli diciamo: «Maresciallo, che cos'è questa roba? Ci hanno fatta un'ispezione nel 1956! Allora vi abbiamo dato cinquecento o seicentomila lire e c'è stata la promessa che saremmo stati lasciati tranquilli per cinque anni! otiiiuii min iiiiHmmmimmiimmii mesato. Presidente — E lo Zucchelli? Il teste racconta (in verità in modo assai contorto) che il maresciallo li invitò ad andare a Milano, in un grande, lussuoso palazzo, nei pressi di San Vittore, per incontrarvi un anziano signore. Lo sconosciuto ricevette gli Steffenini nel $%qpi$.fflett),- Cominciò un lungo; dti'&Hrso* at termine del^qualè' fu comunicato agli Steffenini che avrebbero dovuto versare la somma di settecentomila lire in modo da mettere a posto tutto quanto. Gli Steffenini tornarono a casa, accompagna ti dallo Zucchelli, rintracciare no da amici la somma necessaria e gliela consegnarono. Questa è la sua deposizione. Nell'episodio sono coinvolte le responsabilità dei due militari che compirono la visita, probabilmente i brigadieri Alparone e Tinelli, inoltre dei marescialli in congedo Zucchelli e Zocca, infine 'sembra che lo Steffenini, in passato, abbia versato somme sulle cento o centocinquantamila lire, complessivamente, al comandante della brigata di Lodi, maresciallo Cantagallo, anche lui tra gli attuali imputati; per finire, lo Steffenini racconta che i due militari che compirono la visita di cui si è detto, cioè l'Alparone e il Tinelli, non rimasero soddisfatti dell'esito dell'operazione e ritornarono a trovarlo. Questa volta, le richieste, secondo il testimonio, sarebbero state anche più esose: due milioni e Teste — Mi dissero che dovevano pagare le spese per andare in vacanza. Ma lo non avevo quel denaro e non diedi loro un soldo. Il processo continua- anche domani. Gigi Ghirotti imiimiimimmmiimmmiimimimimiiiia

Luoghi citati: Lodi, Milano