Le "vittime" dei finanzieri confermano le accuse

Le "vittime" dei finanzieri confermano le accuse Incomincia al processo di Lodi la sfilata delle parti Éese Le "vittime" dei finanzieri confermano le accuse Come avvenivano le ispezioni fiscali - Presidente: Che cosa le fa detto per spaventarla? - Teste: / due sottufficiali dissero che c'era una montagna dì milioni di multa da pagare. Se volevo salvarmi dalla rovina dovevo consegnar loro 800 mila fare. Poi scesero a 700 mila (Dal nostro inviato speciale) Lodi, 4 settembre. Oggi, sesta udienza del processo contro 1 finanzieri della brigata di Lodi, è terminato l'interrogatorio degli imputati ed è incominciata la sfilata dei testi parti lese. Una dura sfilata: i testimoni dell'accusa non hanno attenuato in nulla la gravità delle loro dichiarazioni. Ma incominciamo dall'interrogatorio, reso stamane, dall' imputato maresciallo in congedo Alessandro Zucchetti, che ieri si costituì in aula. Imputato — Respingo tutte le accuse. Mi si addebita di aver commesso i reati in combutta con il capitano Primo Pagani. Ma io non conosco e non ho mai conosciuto il capitano Pagani, Di lui sapevo soltanto una cosa, che una volta s'era occupato di me, iì i i iiiiiiMiiiiiniiiiiiiiiinti miimiiiihimmmm per condurre un'inchiesta a mio carico, relativa all'acquisto di un appartamento di cinque 'locali, acquisto fatto da me. Quell'appartamento lo avevo pagato tre milioni, frutto dei miei risparmi. Subito dopo è stato chiamato alla pedana il primo testimone, il grossista in accessori d'auto Alvaro Calai di 42 anni, un uomo vigoroso, massiccio e sanguigno. Teste — Un giorno, nel giugno 1961, vennero nel mio negozio due sottufficiali della brigata di Lodi, annunciandomi che dovevano compiere un accertamento sull'Ige. Uno di essi mi mostrò la tessera, era il ' brigadiere Tato, l'altro, il suo collega Vuole Sequestrarono tutto il carteggio dell'azienda, però mi raccomandarono di non fare parola con immiiii iiiiiiiiiiiuiiiiiiiMMiiKiiuiiiniiiiiniiiiii nessuno di questa operazione. Il giorno successivo ripresero i controlli. Furono indagini molto lente. I due sottufficiali sfogliarono tutto il plico delle carte. Alla fine mi dissero che, a loro giudizio, il mio giro di affari ammontava a circa cinquanta milioni. A mio ■ giudizio, invece, i miei affari si aggiravano sui 15 o SO milioni all'anno. Cercarono d'impaurirmi. Mi chiesero, a proposito della casa, a chi fosse intestata. Dissero che c'era da pagare una pena di 4 o 5 milioni, e mi fecero capire che avrei dovuto vendere Za casa per far fronte a questa ammenda: Ebbi l'impressione che lasciassero passare del tempo, quasi aspettassero una mia proposta... Per primo il brigadiere Vuoto mi propose quindi di versargli due milioni. Se mi fossi rifiutato, mi sarei dovuto aspettare una multa colossale. Alle mie resistenze, il Vuolo prese un foglietto di carta da un < block-notes > che si trovava sulla scrivania ed appuntò delle cifre: soo mila, ZOO mila, 300 mila. Precisò che SOO mila erano per loro due, soo mila per i caporioni, 300 mila per pagare la multa. Alle strette, finii per eedere. Staccai dal mio libretto un assegno ed andai in banca ad incassarlo. Presidente — A chi personalmente consegnò questa somma? Teste — Al Tato. Gli consegnai questa somma nel mio ufficio. Verso sera, uno dei due, forse il Vuolo, mi telefonò dicendo che potevo togliere io stesso i sigilli dal pacco dei documenti che erano stati suggellati in mia presenza. Mi annunciò che la verifica doveva senz'altro considerarsi chiusa. Presidente — E quale somma consegnò al brigadiere Tatòf Teste — Consegnai settecen tornila lire, in biglietti da die cimila lire. Viene poi ascoltata la deposizione dell'impresario edile Fortunato Corrù, parte lesa anche lui (ma, ricordiamo, in questo processo non si è avuta alcuna costituzione di parte civile) per aver subito una delle famose verifiche di tipo lodigiano. Il verbale del Corrù, di cui è data lettura, contiene particolari terrificanti. Presidente — Lei conferma questi verbali? Teste — Sì, li confermo integralmente. Presidente — La verifica fu molto accurata? Voglio dire: i due brigadieri guardavano attentamente ogni carta? Teste — Macché, stettero due giorni a guardare e riguardare le carte. Ebbi l'impressione che non le lèggessero nemmeno. Alla fine del quarto giorno mi dissero chiaramente che se volevo salvarmi dàlia rovina dovevo.dar loloro la somma di ottocentomila lire. Poi divennero settecento. Presidente — A chi,, materialmente, lei consegnò questo danaro ? Teste — Al brigadiere Tato Quando ebbe riscosso il danaro il brigadiere mi disse che l'ispezione era- chiusa regolarmente. Si raccomandò di non far parola a nessuno di questo episodio, perché se no sarebbero stati guai anche per me. .Alla consegna del danaro era presente mia moglie, malata di cuore. ■ Io e lei ci mettemmo a piangere quando sentimmo la somma che avremmo dovuto versare. Ci mettemmo a piangere nuovamente quando effettivamente consegnai la somma ponendola nella borsa del Tato. Presidente — Insomma, lei conferma tutto quanto ha detto in- istruttoria! Teste — Sissignore, integralmente. Presidente — Che cosa le fu detto, con esattezza, per spaventarla? Teste — I due sottufficiali dissero che c'era una montagna di milioni di multa da pagare, dieci o venti milioni, non so. Dissero che la mia azienda sarebbe andata in rovina. Presidente — E come attenne la consegna del dinaro? Teste — Il brigadiere Tato aprì la sua borsa di cuoio e io vi infilai dentro i settanta biglietti . da. diecimila che avevo , appena ricevuto in prestito. Presidente — I due brigadieri le dissero che se fossero «andati a fondo» nella verifica avrebbero potuto farle pagare anche altri milioni di ammenda? Teste — Sì, mi dissero proprio così. Presidente — Si rende conto della gravità di quanto sta dichiarando? Teste — Perfettamente. Presidente: — Ed ora, signori avvocati, possono liberamente rivolgere al teste le loro domande. Si legge sul volti del quattordici imputati un senso di sgomento. Davvero non è di tutti i giorni ascoltare in una aula di tribunale una deposizione cosi secca, precisa e pesante. L'avv. Del Pennino, difensore del brigadiere Tato, vuol sapere se i biglietti da diecimila versati nella busta di cuoio fossero in serie o non in serie. Teste — Non lo so, io diedi al Tato i biglietti die mi avevano prestato mio cugino e la signora Donati. Con alcune altre contestazioni l'udienza è terminata. Nella sostanza, come abbiamo detto, tutte le accuse elevate in sede istruttoria dagli attuali testimoni sono state ribadite. Domani la sfilata delle parti lese continuerà. Gigi Ghirottl

Persone citate: Alessandro Zucchetti, Corrù, Del Pennino, Donati, Gigi Ghirottl, Vuolo

Luoghi citati: Lodi