Celebrità

Celebrità Celebrità S'incontrarono sulla soglia di un ristorante alla moda: per un attimo rimasero un po' incerti, era da tanto che non sì vedevano! Ma poi si riconobbero e si fecero molte feste;. In altri tempi, quando lui aveva fatto quel bellissimo ritratto di lei, tante volte esposto e diventato poi famoso, essi si erano quasi amati. Per molte ragioni indipendenti dalla loro volontà, ma legate piuttosto alla loro arte, soprattutto a quella di lei, che, attrice, doveva continuamente spostarsi -da una città all'altra, quella loro simpatia non era diventata passione, ma era appassita prima ancora di nascere. .—' Ah, Irene — egli disse con uh-gesto vago della mano che pareva accennare a quel tempo lontano — fu prima del tuo viaggio in America. Maledetto viaggio, quanto mi fece soffrire! — Non quanto fece soffrire me — ribatte lei a muso duro, con l'aria di alludere a tutt'altra cosa. A che mai? Egli non indagò, tutto ciò aveva ormai così poca importanza! Mi farai l'onore di pranzare con me? — Naturalmente — ella rispose con la consueta semplicità, e sedutasi a un tavolo apri subito la borsetta per trarre il rossetto con cui si ritoccò leggermente le labbra guardandosi pensierosa nello specchietto che pòi chiuse con uno scatto metallico, sospirando. — Perché sospiri, Irene? Sei sempre bella, anzi' sempre più bella... — Oh, Giorgio, queste banalità, tra noi... La gente, intorno, a tutta prima, diede loro un'occhiata distratta, quale si poteva dare a due signori qualunque, non più giovani, che discutevano gravemente col cameriere là minuta del pranzo. - Ma poi qualcuno socchiuse gli occhi per vederli meglio, qualche altro diede del gomito al vicino. Ma quella strana signora dall'aria così altera, non era la famosa attrice, ecc., ecc.? É quel signore distinto non era quel pittore celebre dal quale tutte le signore avrebbero voluto avere un ritratto? — E' lei, certo, una donna straordinaria... - — E' lui, senz'altro, .u'n,vero artista... Un sussurro arrivò lino a loro come un'onda ardente, ma essi non vi fecero caso. Erano avvezzi a produrre in pubblico quell'effetto e non guardavano nessuno. E come semidei chiusi in una nuvola e separati dal resto del mondo, cominciarono a mangiare lentamente, con riguardo alla loro difficile digestione, parlando pacatamente dei loro rispettivi affari. Intanto lui, guardandola, pensava: — Chi è stato mai a dirmi che qualche anno fa ha Derso la testa per un attorucolo della sua compagnia, un bel ragazzo senza talento, di pessimo carattere, irascibile e infedele? Povera Irene, è sempre stata disgraziata nelle cotte che ha preso, ma questa volta deve essere stata disgraziatissima. Questo Riccardo che nomina continuamente deve essere lui... — Scusa, questo Riccardo... Lei ne disse il cognome con un gesto d'insofferenza, come se tutti avessero il dovere di conoscerlo. — Credimi, è un ragazzo pieno d'ingegno, che avrebbe tutti i diritti di riuscire. Ma sai come sono i direttori, i capocomici... Quanta ingiustizia, quanta invidia!... — Capisco — lui disse — og- gigiorno riuscire in teatro non;" c -, w 1 e facile. Ma c'è il cinema, la televisioneLei scuoteva il capo disgustata. — Vi sono ostacoli dappertutto... Tutto per lui è difficile... impossibile. Lui guardava il suo volto di passione, deformato, in quel momento, da un tic nervoso... Povera donna, lei che era salita verso la gloria come in un incanto, senza sforzo, senza inciampi, lei che aveva potuto avere tutto quel che desiderava, adesso non poteva nemmeno aiutare quelle? che amava. Povera donna, a che le serviva la sua celebrità? ■— Il mondo è ingiusto, ella concluse tetramente. Il mondo è perfido. Mangiarono in silenzio e intanto lei pensava: — Questo povero diavolo è solo come me. Sua moglie è morta, e chi mi ha detto che ha un figlio che lo mette in croce? Una nullità, un buono a niente, che invidia al padre il suo successo e lo tormenta come se volesse vendicarsi con lui di essere un mancato... Povcr'uomo, u che gli serve essere celebre, se non riuscirà mai a far felice suo figlio? Guardò l'orologetto al polso, sospirò ancora. — Devi andare? — Ci. ho un appuntamento sarta, per una prova con la d'abiti. Non era vero, voleva correre in cerca di Riccardo, col quale la mattina aveva bisticciato. Lei era tanto gelosa e lui cosi crudele. E poi egli si vendicava su lei del suo insuccesso. — Anch'io devo scappare ali lo studio, qualcuno là mi aspetta. Era suo figlio che l'aspettava; per lamentarsi della sua mala sorte e di un'infinità di mali per mostrarsi più che poteva malcontento di tutto, infelice al massimo, respingendo con asprezza tutte le consolazioni che egli gli avrebbe umilmente, dolorosamente offerto. — Posso darti un passaggio? — Grazie, ho la mia macchina. Si alzarono, si avviarono verso l'uscita. La gente li divorava con gli occhi domandandosi qual era il loro segreto di potenza e di felicità. E i due fortunati, come voleva il loro destino, avevano una gran fretta di correre a soffrire. Carola Prosperi

Persone citate: Carola Prosperi

Luoghi citati: America