Guido De Rosso e il torinese Zilioli sono stati i migliori degli azzurri di Vittorio Varale

Guido De Rosso e il torinese Zilioli sono stati i migliori degli azzurri La squadra dei giovani corridori italiani non ha deluso Guido De Rosso e il torinese Zilioli sono stati i migliori degli azzurri I due atleti protagonisti dell'episodio più avvincente della,gara - Zilioli ha sorpreso tutti per la facilità con cui è riuscito, a più riprese, a fuggire in salita - La tattica difensiva e ostruzionistica dei belgi ha impedito una soluzione di forza - Cribiori (ottavo al traguardo) è stato il più veloce dei nostri netta volata conclusiva Renaix, lunedi mattina. E' stata una specie di Parigi-Boubaix, questo campionato del mondo disputato nel cuore delle Fiandre; una Parigi-Boubaix del genere di quelle tante volte descritte in mezza secolo dai giornalisti al seguito della famosa corsa francese è negli ultimi anni riprese alla tv. Vento e freddo, pioggia gelida che si alternano a squarci di azzurro nel cielo procelloso, < pavé > micidiale ricoperto da una patina scivolosa, che sempre provoca rovinose cadute e conseguenti ritiri (proprio come ieri è avvenuto, a spese degli sfortunati nostri. Balmamion e Fontona). Ma una Parigi-Boubaix, dico subito, di quelle meno belle. E' mancato infatti la € battaglia » che avrebbe dovuto condurre, dopo una lotta serrata e furiosa, alla vittoria di un genuino atleta — sia. isolato al traguardo 0 alla testa di una ridotta pattuglia; \ , L'epilogo confuso e vergognoso della volata in cui il giovanissimo belga Beheyt ha preceduto il « favorito» Van Looy, e le discussioni, 1 litigi, le polemiche che ne sono nate, conclude e riassume il.nostro giudizio. Ma la corsa non era una ParigiBoubaix: era il campionato mondiale professionisti del 196S, era la prova più im-. portante dell'attuata in assoluto senso internazionale, e come tale va giudicata nel suo insieme, analizzata nel suo risultato.^! Volere o volare, è da questo risultato che .bisogna cominciare, mettendo immediatamente in rilievo che la votata ha visto in gruppo ben ventotto corridori — dei settanta che erano partiti. E ciò dopo sse chilometri di corsa, sotto il maltempo, e SS chilometri completamente di <pavé*. Come dire che la tanto attesa « battaglia » sul tanto difficile percorso di Renaix praticamente non è esistita. A giungere a questo risultato negativo, hanno evidentemente influito vari elementi — fra i quali, dominante, la strettissima tattica difensiva che la squadra belga ha tenuto per proteggere, in ogni momento della corsa, il suo capo indiscusso e autoritario: Van Looy. Sia quando i belgi si sono prodigati nella controffensiva al dodicesimo e al tredicesimo giro (una ottantina circa di chilometri alla fine) per parare il grave pericolo rappresentato dalla fuga del trio Zilioli-Anglade-Elliott (che a giudizio unànime dei giornalisti rimane il più bell'episodio della giornata), sia, più tardi, per strozzare sul nascere qualsiasi altro tentativo di frattura del gruppo allo scopo di portare il loro c capitano » nelle migliori condizioni per vibrare la stoccata finale — ogni volta, dal principio alla fine, la tattica dei belgi ha avuto il sopravvento. Fortissimi interessi pecuniari, oltre al naturale desiderio di far trionfare i propri colori nazionali, sono all'origine di questa intera sottomissione di sette atleti a vantaggio di uno solo, del resto ritenuto il migliore. Essi hanno agito in conseguenza, soffocando — come già detto — ogni iniziativa avversaria, sia condotta da italiani (De Bosso e Zilioli), sia da britannici (Elliott e Simpson), sia da francesi (prima Angiade e poi Poulidor), col risultato noto. Così ironia dei <maneggi* in uso fra i professionisti di questo sport e dell'improvvisa defaillance di Van Looy negli ultimi metri — si è giunti alla scandalosa conclusione che la cronaca e la fotografia chiaramente e autorevolmente denunciano. Eppure, le vicende della corsa avevano creato più di una volta le premesse perché la gara prendesse la fisionomia della lotta aperta, movimentata, liberando dalla schiavitù e dalla vergogna di una volata a ranghi serrati. Quante occasioni perdute, e non perché i loro protagonisti siano apparsi inferiori al compito che stavano svolgendo. E' stata, forse, la formula della, gara in circuito ad influenzare la relativa- facilità con la quale tante riprese sono avvenute, tanti tentativi sono falliti. Pigliamo quello che ebbe per autori il nostro De Bosso e il francese Ignolin a metà corsa circa. Prima di quel momento, già il nostro Adorni s'era fatto notare per il suo buon lavoro di andare alla caccia degli irrequieti (evidentemente, la tattica suggeritagli da Magni), ma era stata, quella del parmense, un'azione soltanto marginale. Fu Guido De Bosso, il primo degli « azzurri > a mettersi in evidenza — tanto die, anticipando un giudizio complessivo sul comportamento dei nostri, si deve concludere che, senza offendere nessuno, lui e Zilioli sono stati i migliori della squadra. De Rosso ha capitanato inseguimenti, scattando sul <pavé> in salita come un provetto fiammingo; ed inoltre con l'olandese Hugens, i belgi Plankaert, Proost e Gilbert Desmets, e il francese Groussard ha formato una pattuglia di fuggitivi; chissà, da quell'episodio poteva nascere qualcosa di buono, ma i tre « scudieri > del sire di Herenthals rompevano i cambi, si facevano trascinare senza contribuire alla fuga, e il tentativo fallì Appunto perché sto facen- do l'elogio del trevigiano, debbo aggiungere che subito dopo la risoluzione di questo episodio, egli si trovò al centro di un altro: quello, già accennato, intomo a metà corsa. L'aver collaborato con Ignolin dapprima, e poi ceni sopraggiunti Van Looy, Armand Dennett • ZilioU, alla fuga durata una ventina di chilometri, depone, torno a dire, sull'efficienza del suo comportamento. Se Van Looy avesse ritenuto di mettersi in pieno al lavoro, assieme al suo compagno di squadra, forse l'episodio avrebbe potuto avere serie conseguenze. Ma Van Looy non dovette ritenere giunto il momento opportuno, pen¬ so che. fosse troppo presto per giocare la sua carta; avrebbe potuto collaborare con » due italiani, non volle.A questo punto, c'è da dire qualcosa di ' bello, qualcosa di buono su Zilioli. Dunque, assieme ai due belgi il torinese era arrivato su De Bosso e Ignolin. Ma in quale modo, con quanta autorevolezza, con quanta facilità era uscito dal gruppo — e proprio sulla salita lastricata di Louise Marie, il tratto più sconnesso del cpaveV I due belgi erano già a cinquanta metri davanti a lui allorché Zilioli si mise in azione, a lo fece tanto velocemente, che in un battibaleno fu loro addosso Per tutto il nono giro — come vi dice la cronaca, i due azzurri rimasero al comando con il francese e i due belgi; e qualunque siano poi state le vicende ed il risultato della corsa, questa bellissima fase non va ignorata. Ma il giovane campione della Carpano non aveva finito di meravigliare (e non soltanto noi). Proprio nel momento in cui la costernazione piombava sugli italianammassati nelle tribune e nebox per la caduta e il ritiro di Fontana e di Balmamionecco nuovamente Zilioli d\ scena. Ed anche stavolta conun colpo quasi da maestro— anche se il risultati non fu quello sperato. Anche stavolta è stato U modo, e lo stile della sua azione quello che è piaciuto— e questo ha il significato di una conferma all'esteroin una competizione di valore mondiale, de' tuoi zi atletici forse ancora acerbi, ma die non dovrebbero tardare a produrre frutti preziosi. Anche stavolta, la sua maestria nell'usoire dal gruppo per andare, da solo, alla caccia di due avversari di valore — ha fatto spalancare gli occhi tanto così, per l'ammirazione. Fu al dodicesimo giro, poco dopo too chilometri di corsa, al momento che il vantaggio di Angiade e di Elliott aveva toccato il limite non indifferente di 1' etO". Al traguardo precedente, il « ragazzo* di Borgo San Paolo era frammischiato nel gruppo formato da almeno una quarantina di uomini; al traguardo successivo, egli passò con i due! Anche stavolta, egli era schizzato via sul <pavé» in salita con facilità, con agilità sorprendenti — senza che nessuno i potesse seguirlo, sebbene - ci si provassero in tanti. ' Che peccato — in quei minuti pensavo — che peccato che con questi tre non ci fossero stati un paio di belgi, magari Van Looy. La loro reazione, accanita, rabbiosa, condotta quasi totalmente dal Rik, non avrebbe avuto ragione di esistere per inseguire la pattuglia franco-italo-olandese in fuga. La massa finì con l'aver ragione di Zilioli e de' suoi bravi compagni; non è la prima né sarà l'ultima volta che ciò accade nelle corse; ma il merito dell'italiano resta, e* va sottolineato, come, siamo certi, verrà rilevato dagli stranieri che ieri hanno fatto la sua conoscenza. Che al traguardo finale egli non si sia piazzato che ventesimo nella volata; che l'altro suo compagno nei vani e coraggiosi tentativi di fuga (dico De Bosso) sia di qualche posto più .indietro; che il primo italiano del gruppo sia soltanto Cribiori all'ottavo posto, non significa, in definitiva, che il risultato complessivo ottenuto dalla nostra squadra debba essere considerato insufficiente. Una frase del commissario tecnico Magni, interpellato subito dopo l'arrivo, $ significativa, e sintetizza anche il nostro giudizio: < Direi una bugia se mi dichiarassi insoddisfatto. Tutti sapete in quali condizioni e con quale criterio è stata formata la squadra azzurra. Date tali premesse, la corsa di Zilioli, di De Bosso, di Cribiori è da ritenere rispondente in pieno a quanto io mi attendevo da essi». Fiorenzo Magni lia proseguito: < Qualcuno degli altri azzurri non è stato presente all'arrivo perché non ha retto alla distanza e al ritmo della corsa che, alle strette, è stata veloce e abbastanza combattuta. I due che avrebbero certamente " tenuto " la distanza sono stati colpiti dalla sfortuna: Balmamion e Fontona >. * Vittorio Varale

Luoghi citati: Borgo San Paolo, Parigi