La casa di fronte

La casa di fronte La casa di fronte Suonarono le nove: lo sguardo, di Paolo scivolò furtivamente verso il pendolò, poi si fermò con un'espressione di noia e di impazienza sopra suo padre e sua madre che prendevano il caffè. Secondo il solito la cena era finita in un silenzio glaciale. Dopo il caffè, il signor Matteo accese una sigaretta e la moglie, la signora Maria, si precipitò a mettergli sotto il naso un posacenere. Le si leggeva in viso la paura, quasi il raccapric. ciò, che il marito gettasse la cenere nella tazzina del caffè. Padre e figlio si scambiarono un'occhiata. Poi si udì, cosa insolita, un rumore in cucina. Un piatto rotto? O semplicemente un coperchio caduto? La signora corse di là, padre e figlio, respirarono. Si udiva,venire dalla cucina un parlottio sommesso: la discussione sarebbe durata, a lungo;;. ' -. . . » Dopo un breve silenzio, il signor Matteo domandò: — Vuoi uscire, Paolo? — Eh, papi, se potessi, certo... — Vai. vai, alla mamma penserò io. Paolo non se lo fece dire due volte e il signor Matteo rimase solo a fumare, col capo grigio sotto la lampada. — E Paolo? La signora guardava il marito, con aria risentita. — L'hai lasciato uscire tu, vero? — Sicuro, povero ragazzo, l'ho lasciato uscire io. Ha diciannove anni, che cosa vuoi che faccia in casa la sera? E' stato in collegio fino adesso, ha diritto a un po' di libertà, a vedere qualche amico, che so, al caffè, al cinema... La moglie scuoteva la testa, con aria sconsolata. — Ma no, Paolo non va né al caffè, né al cinema, va da quella gente della casa, di fronte... — Bé, che male c'è... Ci sta un 'Suo compagno d'infanzia, no? Il volto pallido della signora Maria si contrasse in un'espressione di angoscia'. .. — N[on; so se ci. sta un suo Compagno d'infarizìai^'a so che quella,.non è gente adatta a no- .--"Perché, mài?..... '— Perché perché è gènte disordinata, sciupons, sporca. Solo a vedere come la loro donna batte i tappeti o scuote lo strofinaccio della polvere sulla testa della gente ci si fa un'idea di che tipi si tratta. Gente poco stimata in paese, sai... Figurati che comprano col libretto! — Col libretto... Che vuoi dire? — Si, invece di pagare giorno per giorno quel che comprano, scrivono il loro' debito su di Un libretto e pagano alla fine del mese. — Se pagano, non vedo dove sta il male. — E' disordine, è mancanza di dignità... E poi, quel che mi preoccupa.., Sai, ci va tanta gente in quella casa. Figurati se • non c'è gualche ragazza -da marito -clie tenti, di prenderci il nostro Paolo... — Me ne appurerò, disse il signor Matteo e alzatosi pesantemente andò nel suo studiolo, uno sgabuzzino che gli serviva di rifugio. Là, seduto al tavolo, si prese la testa fra le mani. Si sentiva triste, accasciato, non per se, lui non contava pia nulla, ma per Paolo... Pensava al passato. Con che entusiasmo si era sposato, quand'era giovane, come amava Maria, allora. Gli pareva la donna perfetta, ideale. Alacre come un'ape, diceva, guardandola sfaccendare in casa senza un momento di sosta. E sorrideva quando lei non gli dava requie: e non mettere la testa sul bracciuolo del sofà, c'è una trina, non vedi? E i piedi tienili in terra. Presto, i {.strini di feltro, se no il mio pavimento... addio lucentezza... Che don nina, lui pensava allora, che tesoro! Poi (eran tre mesi che era sposato) un giorno gli si erano aperti gli occhi. Tutto quell'or. 1 ]i; rnmò di e il na atla eso in cla è. no nUn te oela o: a i... nue se io riu, o, dioi E' ha eal a, né da di ta nra suo he o- te ca. ndine, quella pulizia, quell'economia, eran proprio virtù? O non piuttosto- fanatismi? Se eran virtù, erano ben' odiose. - E lui si era messo quella corda a collo, si era condannato a vivere con quelle virtù tutta la vita. Mai uno svago, con lei, una passeggiata, un viaggio, mai un grano di follia. Bisognava vivere seriamente e darle conto fino all'ultimo' soldo e, Dio guardi, fare una. macchia sulla tovaglia o spargere qualche goccia sul pavimento del bagno... Poco bastava a inasprirla, ad addolorarla... L'indomani sera, anche il signor Matteo andò nella casa di fronte, con una scusa, e tornò piuttosto tardi. —'• Niente paura, disse alla moglie, che l'aveva aspettato alzata. — Di ragazze da marito neppur l'ombra in quella casa. C'è, si, una signorina... — Ah; vedi? — Una deliziosa signorina sui cinquanta coi capelli bianchi, è la sorella della padróna" di casa... Nessun pericolo... Ci "sono due bambine... — Ah... — Le figlie di casa, una di dieci anni, l'altra di dodici... — Ma gli ospiti, la gente.- — Tutti ragazzi, amici del figliolo, tutti studentelli, adolescenti... —' Ma allora che cosa ci trova Paolo in quella casa da correre 11 tutte le sere? Il marito voleva risponderle: Paolo ci trova la grazia, la giovinezza, la gioia di vivere, trova una famiglia dove regna l'affetto più vivo, dove son d'uso corrente le carezze e i baci, una casa dove i mobili non brilleranno, ma brillano ,i sorrisi e si sente il calore dell'indulgenza, della tolleranza in tutto... Questo voleva dire, si limitò invece a rispondere: — Bé, vedi, è una casa allegra. Si canta, si gioca, si ride... Casa allegra ecco tutto. — Ed è tanto importante l'allegria? — Immensamente importante. Più di quanto tu possa immaginare. La moglie tacque malcontenta, bronciosa. Ma non si lamentava più se il figlio andava tutte- le set* nella cas* di-'front» e se ci andava anche suo marito. 1 ]ifuor£ .Nofr capiva. Tutte quelle ;finestre illuminate? però... ' Che spreco di luce, pensava. Carola Prosperi

Persone citate: Carola Prosperi, Figurati