Entusiasma la tromba di Davis e si fa applaudire il trio italiana

Entusiasma la tromba di Davis e si fa applaudire il trio italiana ALLA RASSEGNA DEL JAZZ DI JUAN-LES-PINS Entusiasma la tromba di Davis e si fa applaudire il trio italiana Il musicista americano ha elettrizzato i « fans » con i suoi pezzi più celebri ca •I iiiin- Ics-Finn, lun. jnatt. Le tre prime serate del Festival del jazz hanno visto un tale afflusso di pubblico die ogni giorno la vendita dei biglietti ha dovuto essere chiusa nel primo pomeriggio. I posti a sedere entro il recinto del piazzale Gould sono duemilacinquecento, ma oltre un migliaio di fans in più hanno potuto ascoltare le varie formazioni sparsi per la pineta, dove sono piazzati potenti altoparlanti. Miles Davis ha prolungato di un giorno la sua permanenza qui, rinunciando al concerto di Marsiglia, toccato forse dal calore e dal numero degli ammiratori, entrambi straordinari. Ieri sera, come già precedentemente , ha suonato i suoi pezzi più famosi, da My funny Valentine a Walkin a Seven steps, All blues. Miles ha una grandissima personalità e capacità musicale. Il suo carattere aspro può alienargli qualche simpatia ma ciò che conta è che sia dav¬ vero un trombettista eccezionale. Ieri sera si sono esibiti anche gli italiani, e cioè il trio del pianista Tommasi, a cui è toccato di rappresentare il nostro paese per una sola serata. Tommasi, strumentista, duttile, che si ispira a Bill Evans e a Red Garland, è qui in veste di autore: il suo trio ha infatti interpretato sue musiche recenti: Hannie's dream (che è già un successo anche per gli americani), René (dedicato al chitarrista René Tliomas) e I remember Bobby, in memoria dell'amico sassofonista Bobby Jaspar, morto di recente. I partners di Tommasi sono il bassista Franco D'Andrea, che è anche un ottimo pianista, e il batterista Franco Mondini, torinese, bravissimo e molto applaudito in precisi « assolo ». Il trio è piaciuto parecchio. Amedeo Tommasi, triestino diventato bolognese di elezione, ha ventisette anni e si è laureato due settimane fa in economia e commercio, ma intende continuare a, dedicarsi alla musica jazz. Ha composto anche delle canzoni per Sinatra (tra cui Si fa sera; e per Sarah Vaughan. Dopo Juan andrà col trio a Complain - la - Tour (Belgio) per quel festival, parteciperà in settembre al concorso jazz di Foligno e a fine anno andrà a Roma per fare musiche da film con Piero Piccioni. Un rapido consuntivo delle tre prime serate risulta fortemente positivo. Mediocre soltanto il complesso inglese di Pete Deuchar, bravi i tedeschi di Klaus Dolclinger e ottimi gli svedesi di Eje Thelin, tutti giovani e cultori di jazz moderno; originalissimo il trio negro di Dottar Brand, sudafricano, che ha accompagnato la cantante bianca Bea Benjamin, un quartetto che non per niente Duke Ellington aveva segnalato e al quale aveva fatto incidere alcune delle sue migliori composizioni. I canti religiosi tGospels» degli Harlem Beggars, che avevano disorientato Parigi, qui sono caldamente applauditi, e lo saranno nuovamente nei prossimi giorni perché tornano in programma stasera e mercoledì, in chiusura di festival. I « Gospels » sono in grande ascesa in America ed era naturale che trovassero posto in questo festival, che non si vuole limitare al jazz moderno. Ieri sera hanno pure esc» dito i francesi con l'orchestra tradizionale di Marc Laferrière, che ha ereditato il batterista Teddy Martin e il pianista Eddie Bernard dall'orchestra di Claude Luter, e il clarinettista René Frane, abituale accompagnatore di Sidney Bechet, di cui del resto Laferrière è chiaramente discepolo. Queste musiche Nuova Orleans qui piacciono ancora molto ed hanno elettrizzato l'ambiente. Stasera entra in scena la «divina» Sarah Vaughan. L'aspettiamo al varco, perché in questi tre giorni non ha fatto che dormire, sfuggendo persino un incontro d'affari con il jazzman Quincy Jones, che attualmente dirige oltre alla sua orcìiestra una casa discografica negli Stati Uniti. m. r.

Luoghi citati: America, Belgio, Foligno, Marsiglia, Parigi, Roma, Stati Uniti