Il regista di Cechov di Francesco Bernardelli

Il regista di Cechov TEATRO VIVO DI STAN1SLAVSKIJ Il regista di Cechov . Costantino Stanislavskij è uno dei maestri della scena moderna. Fondatore, con NemirovicDancenko del Teatro d'arte di Mosca (ottobre 1808), egli considerò l'arte drammatica non come una professione o un artigianato o un sogno incantevole ma fittizio; ma, più propriamente, come un modo di esistere, di essere. La condizione dell'attore è difficile, sfuggente, spesso fatua; e Stanislavskij cercò sempre di uscirne, di raggiungere la facoltà irresistibile, lo stato di « creazione » che soli possono dare allo spettacolo luce di verità e di poesia. Nella ricerca non escluse o trascurò nessun metodo, nessun tentativo, anche il più modesto ed empirico. Fece di tutto, fu «praticone» e teorico, scenografo, regista, psicologo, esteta, attore, fu, soprattutto, € sperimentatore» di gran classe. Conobbe le varie linee di forza dell'espressione scenica: quella del teatro storico e di costume, quella del teatro fantastico, e del simbolismo, e della «problematica» politico-sociale; e, infine, sulla linea dell'intuizione e del sentimento, toccò il vertice di quel « realismo interiore » che fu la sua grande conquista, là dove l'attore cessa di recitare c| incomincia a vivere la vita del dramma. A questa altezza si incontra cori Cechov; il poeta-commediografo ha trovato in Stanislavskij l'interprete-poeta. Sbagliano coloro che nelle opere teatrali di Cechov tentano di recitare, di rappresentare; bisogna essere, cioè vivere, esistere, procedendo lungo l'arteria principale della commozione nascosta. Cosi scriveva Stanislavskij, e aggiungeva che ad un occhio non esperto può sembrare che Cechov scìvoli sul contorno esterno della trama, sulle smagliature della vita comune, dei piccoli particolari banali, nella vuotaggine e dispersione dei destini falliti; ma non è così, perché tutto ciò occorre a Cechov soltanto come contrasto ad un sogno sublime. Di cosi straordinaria esperienza teatrale e umana Stanislavskij fece un libro, La ima vita nell'arte, che ora appare tradotto in italiano nelle edizioni Einaudi, con prefazione . di Gerardo Guerrieri. Non sapremo indicare a coloro che amano il teatro, e particolarmente a quelli che ,lpf, fanno, libro più denso, più ricco, e, come ora si dice, più stimolante : incomparabile . tesoro di conoscenza e di ammaestramenti esemplari. Lo scrittore è anche divertente; dei ricordi d'infanzia e di giovinezza tesse un racconto proustiano, pittoresco e fluido. Egli apparteneva ad un'agiata famiglia, e il padre, intelligente e conciliante, favorì le tendenze del figlio, lasciandogli organizzare in casa spettacoli dilettantistici, con i fratelli e gli amici. Stanislavskij vi collaborava con fanatico ardore, non senza una certa vanità, e qualche esibizionismo, e tuttavia, subito, pur così ragazzo e ingenuo, senti dal profondo l'urgenza di una soluzione teatrale della vita stessa, dell'intera vita dell'uomo. Finzione? soltanto finzione? O verità misteriosa che rifà l'esistenza a suo modo? In casa Stanislavskij si respirava con incredibile gioia l'aria del palcoscenico; nel libro passano nomi gloriosi, Salvini, Ernesto Rossi, Tol. stoi, Cechov, Coquelin, Dancenko, la Duncan, Craig. Quale fu la spinta segreta che aizzava fino alla disperazione quel giovane nato per il teatro, che di teatro viveva, e che del teatro non riusciva a comprendere, a conquistare la formula « magica », e ne soffriva come di una piaga? Era la spinta non a imitare e rappresentare immagini sceniche, ma, secondo un motto di Gogol, a' « diventare » immagine vivente. Bellissime nel tocco certe sue evocazioni di artisti. Nelle prime pagine narra che una sera si era recaco a far visita a una vecchia, grande attrice, la Med vedeva, che aveva ormai assorbito il vezzo e l'estro e il vizio professionale di recitare sempre, anche fuori di scena, a tal punto che qualunque suo racconto diventava senz'altro commedia o dramma. Quella sera la trovò al centro del salotto, sola, confusa e scarmigliata. « Vedete, disse l'attrice, sto recitando. Per me è tempo di morire, vecchia sciocca che sono, invece, recito sempre. — Ma che cosa state recitando? — La sciocca. Una sciocca, una cuoca o una babà arriva dal dottore... ». E da quel momento la Medvèdeva si mise a improvvisare un bozzetto di incomparabile umorismo. Non si sarebbe potuto immaginare nulla di più scemo del sorriso dell'attrice. Procedendo nell'azione, con semplici gesti e cenni e in teriezioni e piccole domande e risposte, la babà si spogliava per la visita; s, alla fine, davanti a Stanislavskij, rapito di entusiasmo, stava la contadina ebete e nuda, senza che naturalmente nulla fosse avvenuto. Salvini era il suo dio: esperienza radicale che lo iniziò al miracolo della creazione sceni ca. «Salvini (Otello) si avvicinò all» tribuna dei dogi, stette un momento a pensare, si concentrò e, senza che ce ne accorgessimo, teneva già in pugno tutto il pubblico... Sembrava ch'egli avesse fatto questo.con un sol gesto, che senza guardarli avesse steso la mano sugli spettatori, ci avesse presi tutti e ci tenesse stretti come formiche, per tutta la durata dello spettacolo. Se stringeva il pugno, era la morte, se lo apriva, sentivi il calore, la beatitudine». Tutto egli vede sotto aspetto teatrale. Da ogni occasione trae 10 spunto a fantasie teatrali. Arriva a Torino con la moglie e si trova davanti al Borgo Medievale. Stupore, entusiasmo: una scenografia perfetta. A quel tempo, la famosa riproduzione costruita per un'Esposizione internazionale era abitata da gente in costume, aveva una pittoresca, romantica parvenza di vita: cittadini, mercanti, monaci, artigiani « vivevano » in quella fiabesca città. Si alza e si abbassa 11 ponte levatoio, Stanislavskij si aggira per i piccoli portici, visita il castello, h grande cucina per il feudatario, la camera da letto che immette in un cor¬ riti ( 111111111111 * 1111111 r 111 ■ i ■ 11111 ■ 11111111 n , a j , a ¬ ridoio piuttosto stretto, e la stanza dalle fredde pareti di pietrai ove dorme un paggetto. E' questa l'intimità della vita e della poesia medievale: grosso pastiche? poeticità vera ed emozionante? Ecco fatto; Stanislavskij pensa che proprio questo è il mondo di Molto strepito per trulla e gli nasce come un baleno l'idea della messa in scena shakespiriana. Non c'è uomo di teatro che possa ignorare un libro di questa vastità e sensibilità. Per conto nostro, accenneremo ancora ad alcune frasi che possono adattarsi alla crisi e rivoluzione del teatro d'oggi. Ed è che ad ogni crisi e rivoluzione teatrale è necessario un drammaturgo che la esprima: senza drammaturgo « il regista e gli attori non hanno nulla da fare ». Perché nella vita dello spirito soltanto lo spirito vale, e ad una sincera, totale drammaturgia si ascende da un dramma sincero e totale, che nella finzione scenica sommuova non la falsità degli atteggiamenti, ma le suggestioni di un'esistenza profonda. Francesco Bernardelli 111111111111111 i 1 ■■ 111111111 1111111111 f 1111111111 m 11

Luoghi citati: Mosca, Torino