Padre e figlio industriali di Cuneo imputati di bancarotta per cento milioni
Padre e figlio industriali di Cuneo imputati di bancarotta per cento milioni Padre e figlio industriali di Cuneo imputati di bancarotta per cento milioni In carcere da tempo, sono accusati anche di truffa - Erano proprietari di un biscottificio, fallito, nel 1958 - Il processo fissato in settembre (Dal nostro corrispondente) Cuneo, 17 agosto. Due industriali cuneesl — Bernardino Ardino di 53 anni e il figlio rag. Luigi di 28 e già titolari di un biscottificio di Chiusa Pesio — sono stati rinviati a giudizio per bancarotta fraudolenta e truffa aggravata. Con i dtie, detenuti da tempo, compariranno a piede libero in tribunale il commerciante Michele Sala di 58 anni, residente a Torino in via Crevacuore 48, imputato di concorso in tentata truffa e la settantenne Maria Dalmasso, parente degli Ardino, accusata di favoreggiamento. L'Istruttoria sul dissesto dell'industria dolciaria « Bieffe » di proprietà di Bernardino Ardino — fallita nel 1958 con un passivo di circa 200 milioni — era stata iniziata tre anni fa dalla Procura di Cuneo. Padre e figlio sono accusati di aver distratto e occultato attività fallimentari per 100 milioni. Il rag. Luigi Ardino avrebbe destinato queste attività in depositi bancecl a pro¬ prio nome e nell'acquisto di fabbricati e terreni, a Torino, Savona, Cossato Biellese e altre città. Oltre ad aver distrutto libri e documenti contabili dell'industria fallita, padre e figlio avrebbero compiuto — successivamente al fallimento — un raggiro in danno di otto uomini di affari sardi, da loro indotti a costituire a Sassari la società per azioni «Biscottificio industriale sardo », di cui Luigi Ardino avrebbe dovuto essere amministratore delegato. La nuova azienda non sarebbe stata che una truffa: per le spese di gestione e di impianto, gli otto sardi patirono un danno di alcune decine di milioni. Bernardino Ardino deve dal canto proprio rispondere di truffa per avere convinto il commerciante Giovanni Stradella, di Torino, a consegnargli 26 milioni con il pretesto di concludere la compravendita, di grosse partite di caffè per conto della «Nato». Vantando aderenze e relazioni dil affari con la « Nato », l'Ardlno si sarebbe fatto inoltre consegnare due milioni dal commerciante Luigi Testa di Bra, Michele Sala, che era uno dei fornitori dell'Industria de gli Ardino, è imputato di tentata truffa per aver cercato di procurare un danno di 30 milioni alla società sarda di cui si è detto, cedendo come nuovo macchinario antiquato proveniente dal fallimento. Quanto alla Dalmasso, la sentenza di rinvìo a giudizio le addebita di essersi resa garante dell'esecuzione del concordato giudiziale, ' consegnando al curatore 38 milioni di cui essa si affermava proprietaria. Questa somma sarebbe stata in realtà il frutto delle sottrazioni fallimentari operate dai parenti della donna. Al processo, che si svolgerà in settembre, saranno sentiti circa cento testimoni. n. m. GIULIO DE BENEDETTI DIRETTORE RESPONSABILE EDITRICE LA STAMPA L'industriale Bernardino Ardino rinviato a giudizio
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