I 4 alpinisti italiani raccontano la drammatica scalata sul Cervino

I 4 alpinisti italiani raccontano la drammatica scalata sul Cervino Per IMO ore stiliti a Nord» flagellata dal In bufèra I 4 alpinisti italiani raccontano la drammatica scalata sul Cervino I due più giovani (torinesi) soffrono di congelamenti alle gambe - Il loro compagno lombardo è rimasto come cieco per due giorni - « Quando ci sorprese la prima tormenta, era impossibile tornare indietro. Proseguimmo l'ascensione anche se poteva essere un suicidio» (Nostro servizio particolare) Cervinia, 16 agosto; Si è conclusa ieri la drammatica avventura dei quattro alpinisti italiani che hanno effettuato la scalata completa della <Nord», del Cervino. Dal I" agosto 1931, data drlla prima ascensione dei fratelli Tony e Franz Schmidt, <: questa la ventiquattresima cordata che supera la vertiginosa parete, e la seconda italiana. Due degli scalatori — i torinesi Giuseppe Castelli, di 19 anni, e Giovanni Brignolo, di 25 — soffrono di congelamenti alle gambe. Il primo guarirci in trenta giorni, il secondo in quindici. Romano Perego, di 29 anni, da Merate (Como), soffre di .una forma di oftal mia, che lo ha reso quasi cieco per due giorni. L'unico rimasto illeso è il ventinovenne Andrea Mellano, torinese. Questa sera sono rientrati tutti a Torino. La scalata, iniziatasi domenica alle 2 del mattino, si è conclusa ■ giovedì pomeriggio alla capanna Hórnli, dopo 110 ore di permanenza sulla montagna, flagellata da fìtriosi temporali, nevicale invernali e violentissime bufere. La prima tempesta si scatenò alle 20,30 di domenica. Ha. raccontato Mellano: « Quando ci sorprese la bufera, eravamo in un punto dal quale ci era impossibile tornare indietro. E' facile fare calcoli a mille metri, ma bisogna trovarsi nella tormenta quando alle spalle sin preclusa ogni possibilità, di salvezza, e non rimane che andare avanti, anche se si sa che tutto ciò è assurdo, forse anche un suicidio. ./. gradini che avevamo "scannati" erano scomparsi, ricoperti dalla neve. Anche raggiungere la capanna Solvay, sulla nostra sinistra, era molto difficile e pericoloso ». < Allora — continua Mellano — di comune accordo abbiamo deciso di proseguire. La notte di domenica il bivacco non fu. tanto duro: eravamo ancora in ottime condizioni fisiche. Lunedì notte, dopo aver fatto alcune centinaia di metri nella giornaia, ponemmo il nostro secondo bivacco in parete. La montagna riprese a tremare sotto le sciabolate dei fulmini. Ma per fortuna la notte passò senza che una folgore ci colpisse. Molto più tragico fu il terzo bivacco, da martedì a mercoledì. Fummo bombardati dalle, slavine. La cordata di Perego e Castelli per un vero miracolo non fu strappata dalla parete. Volarono però i loro sacchi ». «Mercoledì all'alba, veramente, nfmili, riprendemmo l'ascensione: avevamo'soltanto poche centinaia di inetri da superare per uscire in vetta. A mezzogiorno eravamo sulla cima del Cervino. Nelle prime ore del pomeriggio, giungemmo alla capanna Solvay ». Non furono fortunati: . alla Solvay, dopo si, ore di digiuno, i quattro alpinisti non trovarono che il fondo di una botti¬ glia di cognac e due pere marce. Il sorso fu centellinato, le pere furono divise con parsimònia. Poi si gettarono sulle brandine e finalmente dormirono. Ieri mattina, Castelli t Brignolo si accorsero di avere i piedi congelati, e Perego di essere cieco. Mellano, l'unico valido, li aiutò a mettersi in marcia per scendere alla capanna Hbrnll, dove alle tre del pomeriggio mangiarono e bevvero a sazietà. i, v.

Luoghi citati: Como, Merate, Perego, Torino