La Certosa di Pavia per oro rimane aperta al pubblico

La Certosa di Pavia per oro rimane aperta al pubblico La Certosa di Pavia per oro rimane aperta al pubblico Si minacciava la chiusura del celebre tempio per la mancanza di personale Il problema è generale in Italia - Pochi giovani si avviano alla carriera di custodi dei monumenti - La responsabilità è forte e il guadagno scarso (Dal nostro inviato Speciale) Pavia, 12 agosto. La Certosa di Pavia non Chiude. Lo ha promesso il ministro del Turismo on. Folchi, dopo aver preso gli opportuni accordi con il ministro della Pubblica Istruzione on. Gul. La notizia che è scongiurata per ora la sospensione dell'accesso del pubblico alla Certosa (così come al giardino di Boboli a Firenze) è fortunatamente esatta. L'energico intervento dell'Ente del Turismo di Pavia, presieduto dal prof. Maggioni, dopo che il prof. Crema, sovrintendente ai monumenti della Lombardia, aveva messo in termini drammatici la questione (« o ci danno altro personale, o siamo costretti a ridurre gli orari, forse a chiudere provvisoriamente 11 famosissimo tempio») è valso a smuovere i ministri. Il personale mancante è stato promesso, tutto continuerà normalmente. Ma la soluzione, come si può capire facilmente solo che si alzi un poco il velo del problema, è soltanto transitoria, e vale unicamente per la Certosa e per Boboli, forse perché più energici sono stati gli allarmi degli enti locali interessati. La realtà è che pochi giovani, anche nel Sud, anche nelle province più depresse d'Italia, accettano di intraprendere una carriera statale, llllllMllllllIlf lllllllllllll 1III1IIIIIIII 1IIIIU quella di custode del monumenti, con uno stipendio-base iniziale di trentamila lire. Quando si arriva al grado massimo, cioè di capo-custode di luoghi importantissimi, si guadagnano settantotto mila lire. Si immaginino le responsabilità di un capo-custode della Certosa di Pavia, costretto a ricevere con pochissimo personale duecento-trecento visitatori ogni giorno, e duetremila le domeniche e le altre feste: centocinquantamila l'anno, in media. L'orarlo, qui a Pavia, è pesante: dalle nove alle diciotto; nove ore filate, bisogna parlare nelle principali lingue, accompagnare gruppi di turisti lungo un itinerario stupendo, ma che richiede ogni volta un'ora e mezzo di cammino. Ci si consola, è vero, con l'amenità dei luoghi. Il chiostro grande, dove fino al 1947 vivevano i Certosini nelle loro casette individuali, silenziose, raccolte nell'ampio giro delle 122 arcate dalle colonne, rosse, è uno straordinario invito alla pace dello spirito; ma le amarezze della vita riprendono quando si torna fuori e si contano quelli che se ne sono andati senza essere mai sostituiti. In pochi anni, da dodici che erano i custodi si sono ridotti a quattro; la pensione li ingoia ad uno ad uno; giovani non ne arrivano. Un recente concorso per duecento posti disseminati in tutta Italia ha visto trentamila concorrenti, ma nessuno ha accettato la destinazione nel Nord; sono tutti meridionali, sanno che la vita nelle nostre regioni costa più cara, e preferiscono fare altro. Fra un palo d'anni anche il cassiere della Certosa di Pavia darà le dimissioni; quelli che ci sono ancora, aspettano 11 giorno del ritiro con comprensibile ansia: chi verrà dopo? A monumenti come questi, passando gli anni, vivendoci, accompagnando migliaia di persone di tutti i popoli s scoprirne le bellezze, ci si affeziona; dispiace vederli correre 11 rischio .dell'abbandono, Già se ne sono andati 1 frati. Fino al 1947, come abbiamo detto, ci furono i Certosini, poi la crisi delle vocazioni monastiche provocata dalla guerra e dal dopoguerra indusse i superiori dell'Ordine a trasferire i pochi religiosi rimasti alla Certosa in un convento della Toscana. Venne al loro posto un gruppo di Carmelitani scalzi; avevano affittato il chiostro, le casette e il refettorio 'dallo Stato. Il contratto è scaduto nel 1961 e anche i Carme! ' se ne sono andati. Un pmc po' di Incanto, di suggestione mistica è uscito per sempre con loro; adesso le famiglie del custodi per ascoltare la Messa la domenica devono andare in paese, sebbene una cappellina in un'ala periferica della Certosa ospiti di tanto in tanto qualche funzione. Ogni cosa sembra dunque congiurare contro questa insigne opera d'arte, alla cui costruzione concorsero tutte le tendenze e le esperienze artistiche lombarde del Quattrocento. Fu compiuta in meno di cento anni: si cominciò nel 1396, per mano.di Bernardo.da Venezia e per volere di Gian Galeazzo Visconti, che fu poi qui sepolto; In ventiquattro' anni, dal 1428 al 1452, fu ultimato 11 monastero, e la chiesa fu completata entro il 1-473, Botto la direzione di Giovanni e di Guiniforte Solari. Le sue pareti furono affrescate, fra gli altri, da Bernardino Luihi, dal Procaccini, dal Borgognone, dal Morazzone- Macrlno d'Alba vi eseguì un polittico. Il biglietto d'ingresso alla Certosa costa centocinquanta lire. E' giusto che sia così accessibile a tutti, ed è anche giusto 'che lo Stato dica di trovare qualche difficoltà nel compensare 1 suoi funzionari addetti al monumenti, perché i bilanci sono poveri. Ma è altrettanto giusto ricordare allo Stato che gran parte dell'immenso fiume di denaro che ogni anno si riversa, sotto forma di turisti, nel nostro Paese, potrebbe uscire dall'alveo, dirigersi altrove, quando non trovasse più da noi condizioni favorevoli: cioè custodi solerti, ben pagati, non stanchi per gli orari troppo lunghi, non incantati dalla lusinga della pensione liberatrice, per quanto magra. g. d. e.

Persone citate: Bernardino Luihi, Borgognone, Botto, Certosa, Folchi, Gian Galeazzo Visconti, Maggioni, Procaccini