Creare nuovi rapporti tra la città e la campagna

Creare nuovi rapporti tra la città e la campagna Creare nuovi rapporti tra la città e la campagna « Specchio dei tempi » ha raccolto in due settimane, •per i contadini del Monferrato più duramente colpiti dalla grandine, otto milioni di lire. L'invito de La Stampa non è caduto nel vuoto: migliaia di lettori hanno capito il significato del nostro appello — dimostrazione di solidarietà, prova di amichevole simpatia per tante famiglie ih gravi difficoltà ■ e hanno risposto con generosa sollecitudine. Questa sottoscrizione non è stata la sola iniziativa del giornale a favore del mondo contadino. Abbiamo cercato di mettere a contatto, diretto gli abitanti della città, cosi ragionevolmente desiderosi di cibi genuini, di vino schietto, ed i piccoli produttori, che per certi difetti del sistema distributivo, non riescono a smerciare il raccolto, nemmeno a basso prezzo. I risultati sono incoraggianti, migliaia di persone hanno dedicato la gita domenicale agli acquisti del buon barbera, dei formaggi e dei salumi non affatturati... Abbiamo tentato di suscitare un interesse turistico per le Langhe ed il Monferrato, per la dolce e trascurata collina piemontese; e molti hanno scoperto che quelle zone tranquille sono la sede più adatta ad un week-end riposante, una serena (ed economica) villeggiatura. Con queste iniziative, siamo i primi a rendercene conto, non abbiamo risolto i problemi della campagna piemontese. La vendita di alcune migliaia di brente di vino ai buongustai della città, non ò un rimedio alla crisi della viticoltura. L'afflusso di alcune migliaia di gitanti, e 1Villeggiatoti ^Hpaesi'"Hr collina, l'acquisto di un po' di vecchie case rustiche, non toglie a tanti centri delle Langhe o del gsrtplfcidtzdscldvpsntgpdpsnmcMonferrato l'amara qualifica di « aree depresse ». Otto milioni di amichevoli aiuti non cancellano l'angosciosa miseria di famiglie che per mezz'ora di grandinata hanno perduto il raccolto di un anno, in province dove i danni complessivi ammontano a dieci miliardi. Non abbiamo mai nutrito l'illusione di poter fare molto per i contadini piemontesi; né preteso che le nostre iniziative siano la strada giusta per affrontare i problemi «di fondo» della cam pagna. Ma siamo convinti di avere svolto un lavoro utile. Anzitutto, i contadini — specialmente nelle zone più duramente colpite dai flagelli naturali — avevano bisogno di un segno di solidarietà, di interesse affet tuoso: abbiamo portato que sto conforto a gente abbat tuta dalla disperazione, da un senso sconsolato di abbandono, e rassegnata, nel momento della più nera miseria, ad abbandonare la terra ingrata. Abbiamo cercato, in qual che modo e secondo i nostri mezzi, di ovviare all'indice renza o alla insufficienza degli interventi di tutte le autorità — dalle prefetture ai deputati e al gover no — nel dramma dei con tadini piemontesi. Abbiamo voluto dissipare i malintesi, l'incomprensione, la diffidenza fra abitanti di città ed abitanti di campagna : ci sembra che la dura condizione del con tadino sia capita meglio, dopo le nostre cronache fe deli. Abbiamo dimostrato, in limiti ristretti e tuttavia concreti, che la ripresa del la campagna, a metà del XX secolo, non è solo un problema di assicurazioni contro le calamità naturali e di razionale distribuzione dei prodotti agricoli; ma dipende in larga misura da un rilanci? turistico e da nuovi, più stretti rapporti tra campagna e città. E' indubbio che dovranno essere affrontati al più presto, e con larghi mezzi e secondo piani razionali, i problemi di fondo dell'agricoltura piemontese. Ma è vano pensare che autorità provinciali e nazionali, governo e Parlamento possano svolgere un'azione sollecita, efficace, sensa il sostegno dell'opinione. Tutte le riforme, è risaputo, ven- gono realizzate quando esiste uno stato d'anino favorevole, una pressione « sentimentale » da parte del pubblico. Noi abbiamo voluto creare questo clima, facendo conoscere la dura condizione — troppo spesso ignorata o trascurata — degli agricoltori piemontesi. Tre sono i punti essenziali di un piano a favore delle campagne. Il primo riguarda il « risarcimento » dei contadini colpiti da calamità naturali, ed anzitutto dalla grandine. L'assicurazione individuale non basta: è troppo costosa. Solo un vasto sistema assicurativo sostenuto da un contributo statale (o « fondo anti-congiunturale », come è stato proposto dai responsabili delle province piemontesi.) potrà garantire un rimborso almeno parziale,. e che non sia una inadeguata elemosina, dei danni provocati dalla grandine. Il secondo punto, è una riforma nei metodi della produzione e della vendita dei prodòtti. La cooperazione resta la chiave di un miglioramento, In questo settore; le Cantine sociali offrono un esempio persuasivo dei suoi vantaggi. Le cento Cantine esistenti in Piemonte hanno attenuato, 10 scorso anno, una crisi del vino che poteva essere catastrofica; la loro opera potrà essere potenziata, migliorata ed estesa (cambiando quello • che occorre cambiare) ad altri prò dotti. Il terzo pùnto, è un sistematico lancio turistico soprattutto delle zone collinari. Esso risponde ad una esigenza profondameli te sentita, è « nella corren te' delle cose ». Sempre più numerosi sono gli abitanti della città che desiderano 11 ritorno alla campagna, la casetta nella verde e tran quilla pace dei campi, il comodo rifugio di « fine set Umana»; o magari l'albergo confortevole e modesto, dove mandare i ragazzi appena finite le scuole o nella stagione della vendemmia, ad un'ora di macchina dalla città... Occorre creare le attrezzature — dalle strade ai servizi, dall'acqua potabile all'onesto comfort di locande e trattorie —' indispensabili per suscitare vivaci correnti turistiche. Si potranno affrontare anche dei problemi più complessi, dai patti agrari al piano per l'edilizia... Ma sarebbe inutile e dannoso attendere, passivamente, le grandi riforme, o illudersi che possano essere realizzate in breve tempo e senza la spinta di un forte interesse dell'opinione pubblica per chi lavora la terra. Perciò La Stampa ha voluto indicare concretamente i problemi, incoraggiare i contadini in una delle stagioni più tragiche, e richiamare la simpatia dei lettori sulle terre del vecchio Piemonte. In autunno, la stagione più incantevole e affasci nante del Monferrato e del le Langhe, riprenderemo la nostra campagna. Convinceremo decine di migliaia di « cittadini » a visitare quelle colline nel festoso e sereno mese della vendemmia, e nel magico tempo in cui le vigne s'accendono di un rosso fiammante. Sa¬ rà l'occasione di ore felici ed un motivo d'incontri che rafforzeranno, tra i due mondi, un senso nuovo di fraternità.

Luoghi citati: Monferrato, Piemonte