Muore legato sul letto del manicomio dopo una furiosa esplosione di follia

Muore legato sul letto del manicomio dopo una furiosa esplosione di follia Inchiesta della magistratura su una misteriosa tragedia a Collegno Muore legato sul letto del manicomio dopo una furiosa esplosione di follia La vittima: un operaio di 34 anni già altre volte ricoverato - Una nuova crisi l'altra sera causata dal caldo: portato all'ospedale psichiatrico - Nella notte aggredisce un compagno di camera - Immobilizzato con una furibonda lotta da due infermieri - Un medico pochi minuti dopo lo trova morente - L'esame necroscopico Il caldo afoso, insopportabile, aggrava le condizioni degli ammalati di nervi e di mente. Soltanto l'altro giorno, c'è stata una decina di ricoveri all'ospedale psichiatrico. Uno di questi casi ha avuto una tragica conclusione: un uomo di 34 anni, impazzito per la calura, ha aggredito il compagno di camera. Due Infermieri sono accorsi e lo hanno immobilizzato, legandolo nel suo letto. Pochi minuti dopo è morto sotto gli occhi del medico accorso. Le cause del decesso non sono chiare: lo stesso direttore dell'ospedale psichiatrico, prof. Do Caro, d'accordo con il direttore di Collegno dott. Mossa, ha chiesto l'intervento della magistratura; Ieri pomeriggio' il perito dott. Griva, presente il sostituto procuratore della Repubblica dott. Buscaglino, ha eseguito l'autopsia. Sia non è valsa a chiarire nulla, almeno per ora. La vittima si chiamava Luigi Gliozzi. Era venuto a Torino parecchi anni fa, con i genitori e due sorelle, Concetta e Stella, che si sono sposate. Nello scorso settembre i genitori, ormai anziani e stanchi, erano tornati al loro paese, Locri in Calabria. Luigi era rimasto solo, in un piccolo appartamento di due stanze al numero 18 di via don BoscoLuigi Gliozzi non era normale. Per tre volte, fra il 1967 e il 1962, era stato ricoverato in manicomio. ' La diagnosi: ritardato sviluppo mentale, turbe dlssocla- é^t^ SÉrteS * ! ~,^!.^^2 a o a e ¬ ti ve. «Aveva paura della sua ombra», dicono 1 vicini. Era vero. Bastava ; un'emozione Improvvisa, un fruscio, il tuono durante un temporale, per scatenarlo come una furia. La ragione restava completamente oscurata: sopravviveva solo In lui l'istinto di conservazione, che lo spingeva a scatenare. furibonde battaglie contro gli spettri della sua mente malata. Terminato la crisi, appariva di nuovo normale: un ' uomo mite, sorridente, gentile Poteva anche- lavorare: è stato impiegato al cotonificio -Val di Susa. Ma da molti mesi, dopo il suo ultimo ricovero, aveva lasciato 11 posto. Una decina di giorni fa, . ha cominciato a sentirsi male. Il caldo lo sfibra, mette a dura prova 1 suol fragili nervi. «Ho paura — dice alla sorella Concetta che mi venga male, come le altre volte». La donna lo consiglia: « Torna per qualche tempo I lIWmclpo'». Lulgf s e parte. Ma m fealaMà'sil"cafai è ancora più pesante, si Sente ■sempre più Inquieto, irritabile. Riprende 11 treno e torna a Torino. Lunedi sera rincasa: il lungo viaggio di andata e ritorno Io ha stremato. Una vicina, Giulia Machiavelli, lo incontra per le scale: lo vede stravolto, gli occhi fissi, « Avrà una crisi tra poco », pensa. Nel caseggiato abitano una decina di famiglie, sono abituate ai periodici scoppi di furore del giovane, non ci fanno nem meno più caso. Luigi si chiude in camera. A mezzanotte, lancia il' primo urlo. Per quattro ore, è li protagonista di una scena da incubo: gridando selvaggiamente, mugolando, ringhiando, si lancia armato di un coltello contro la porta e contro la finestra, vibra colpi all'impazzata. Alle quattro, sfinito. Luigi Gliozzi si lascia cadere sul letto. I fantasmi scompaiono. Dopo un breve assopimento, sembra ridestarsi da un sogno: come sempre, non ricorda nulla. Si cambia, si mette una camicia pulita, Frattanto, gli inquilini della casa di fronte hanno richiesto l'intervento della polizia. Quando gli agenti, verso le 5, bussano alla sua porta. Luigi Gliozzi apre sorridente, vestito di tutto punto. « E' meglio che tu venga con noi », gli dicono gentilmente. Annuisce, saluta la vicina Giulia Machiavelli: «Vado con gli an geli », le dice. « Poco dopo è all'ospedale psichiatrico. Viene la sera, nel dormitorio tutto è silenzio. Luigi Gliozzi è accanto a un altro ammalato, ricoverato per idee deliranti, di gelosia. Improvvisamente, gli balza addosso, comincia a tempestarlo di pugni, ur- ■SiiiitiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiin landò. Intervengono subito due Infermieri, Ferruccio Terribile e Walter Macario. Sono robusti, ma II Gliozzi resiste con le forze centuplicate dalla follia. E' una lotta lunga, estenuante: 1 tre ominl avvinghiati barcollano fra Ietti, cadono, si rialzano. Ora il Gliozzi, sopraffatto, è disteso sul suo letto. Hanno appena finito di immobilizzarlo con e apposite cinghie, che entra per la consueta ispezione il medico di guardia, dott. Villani. «Ha avuto una crisi », gli dicono gli infermieri, Il dottore si china sul corpo ansimante: «Ma quest'uomo sta morendo — dice, — slegatelo ». Ormai, il Gliozzi rantola. E' stato appena liberato delle cinghie, che 11 suo respiro si spegne. Le cause della morte? Il perito si è riservato di chiarirle. « E' un caso complesso e difficile — ha detto. — Per ora le cause non sono affatto chiare. Non si può nemmeno dire se 11 decesso è dovuto alla violenza della colluttazione o a malattia». Ha prelevato reperti di diversi organi, ha preso anche delle fotografie a colori. Darà una risposta tra qualche giorno. Luigi Gliozzi, la vittima. La sorella Concetta e il nipote alla notizia della sciagura

Luoghi citati: Calabria, Collegno, Locri, Torino