Moralità di Alvaro

Moralità di Alvaro Moralità di Alvaro «La moglie e i quaranta racconti» raccolgono pagine bellissime accanto ad altre stanche, ma offrono un ritratto completo dello scrittore calabrese - La sua opera appare come una lunga, inquieta ricerca dell'innocenza umana perduta Quattro racconti lunghi — «71 mare*, «Solitudine», «L'ultima delle mille e una notte», « L'uomo nel labirinto » — già pubblicati in volume una trentina d'anni fa; trentacinque racconti brevi, usciti fra <l 1990 e il 'SS su diverse riviste e quotidiani; due inediti. Questo, nel giro di quasi cinquecento fitte pagine, il contenuto del libro di Corrado Alvaro, La moglie e 1 quaranta racconti (ed. Bompiani). Un libro, diremo sùbito, fatto di pagine belle, a volte anche molto belle, da stare al pari con le migliori di Gente in Aspromonte, e di Quasi una vita — che probabilmente rimarranno i libri di più alta ispirazione lasciateci dallo scrittore calabrese — e di pagine meno belle, faticose, dove l'autore par ohe volontariamente rinunci ai temi e agli accenti più cari, più naturali, più vivi nel suo istinto di uomo e di artista, mutandosi da narratore-poeta in ' letteratoartigiano, e perdendosi fra laboriose fantasticherie tanto lontane dall'ambiziosa bizzarria quanto vicine — se mai — a un'oscura esigenza di sacrificio. ■Ma U lettore, specialmente il lettore meno paziente e meno avvertito, avrebbe torto se prendesse spunto da questa diseguaglianza per fare una cernita scorrendo di brano in •brano a indugiare sulle parti più suggestive. Ohi, infatti, vuol fare del libro un incontro veramente emozionante, non pub prendersi confidenze; ha soltanto da accettarlo in blocco, così com'è. E la fatica — peraltro alleggerita anche nei momenti più opachi -dall'alto prestigio morale e Intellettuale dello scrittore — non solo gli verrà ricompensata dalla complessa ricchezza del¬ l'opera, ma addirittura lo spingerà a ritroso un po' su tutti gli aspetti dell'arte e della letteratura di Corrado Alvaro, scrittore rispettato, citato,, riprodotto nelle antologie e tuttavia, non famoso quanto meriterebbe e come vorrebbero — molti o pochi ohe siano — gli amanti dette oneste e buone letture. E qui fermiamoci in tempo, prima di. attribuire alla Mo-glie ecc. la pericolosa definizione di « libro chiave». Più modestamente ci limiteremo a sottolineare la fortunata circostanza ' prodotta dal caso: contenendo brani di età così diversa, il libro dà per la prima volta quell'immagine complessiva dell'Alvaro narratore ohe finora era rimasta come spezzettata fra romanzi e or- -, ganiche compagini di novelle. ù a : ì e e - Cera il moralista allegorie zante e sfuggente (se non proprio ambiguo, come parve a qualcuno) dell'Uomo è forte e c'era il memorialista fra idillico e scontroso dell'Età breve; avevamo caro il dolente e austero evocatore detta Gente In Aspromonte e ci attraeva — più per intellettuale curiosità che per passione — il distillatóre dette vicende di Beimoro in aroano balletto. B tutto questo,, ora, lo troviamo ridotto, semplificato, rivelato nelle sue radici più ingenue, nelle pagine del nuovo libro. Che non è, badiamo, di un < grande » Alvaro: ma, in limiti abbastanza larghi, contiene tutto Alvaro. E proprio attira nelle -pagine ohe meno piacciono: dove scopri il narratore dada voce un po' forzata, <di testa», e il difetto ti aiuta a scoprire l'uomo: l'uomo diffidente detta propria vocazione istintiva, cocciutamente impegnato a inventarti una letteratura dove le immagini, non più nascendo dotta realtà vissuta sibbene da uno sforzo della fantasia, mascherino 0 respingano il dramma di quei personali turbamenti ohe invece sfociano sulla pagina Quando l'ispirazione sgorga dal fondo dell'animo commosso. Che poi si tratti di una forzatura, di un calcolo sbagliato come tutti i calcoli degli artisti magnanimi, non c'è dubbio: beuta, ora, leggere certe novelle sul principio del libro — per es. « L'ultima delle mille e una notte » — dove i fatti raccontati paion visti attraverso uno di quei vetri scanalati che non celano né rivelano le figure e trasformano il muoversi delle creature in barcollìo di fantasmi. Ma la forzatura nasce da una specie di solenne verencondia, e per contrasto ti dà netta, viva, meravigliosa, l'idea dell'Alvaro vero, da cercare nei suoi pur rattenuti abbandoni: quando, cioè, affetto, tenerezza, amore del vero e del buono 10 spingono a guardare il mondo con una fraternità virile eppur commossa. Come un cristiano antico, uscito dalle catacombe per fortificarsi nella fede osservando le nequizie del paganesimo, egli ha gli occhi fissi sul male, sull'ingiusto dolore, sul tradimento. Ma non inveisce e non sa folgorare con l'indignazione i nemici del bene: se 11 guarda, anni, li scopre simili a sé, ha orrore del fango impastato di veleno che glieli apparenta. E il bene, la pace, l'innocenza, sono il tesoro di un'innocenza perduta, da contemplare nei semplici non ancora inghiottiti dalla vita. Non a caso, dunque, se apriamo il libro subito o quasi sùbito Ci si imbatte in qualche figuretta dì fanciullo. Ed eccone uno che non sa darsi pace di aver malmenato un compagno per invidia della sua ricchezza: € Nel buio, tra 1 rumóri lontani della sera di festa, il ragazzo pov<-o si sentiva colpevole, solo e povero. Era come se avesse cambiato età. Era divenuto uno qualunque, piccolo e scialbo come il suo nemico ». Spunti come questo son tanti che non si contano. E tutti, come questo, graffiano il cuore del lettore. Ferdinando Giannessi i Corrado Alvaro poco prima della morte (1966)

Persone citate: Corrado Alvaro, Ferdinando Giannessi