I segni della crisi

I segni della crisi I segni della crisi (Dal nostro corrispondente) Boma, 16 luglio. I dirigenti del pei intendono impegnare tutto il partito ad un'ampia e approfondita discussione sui problemi dell'unità del movimento operaio e comunista internazionale. E' un provvedimento a carattere d'urgenza diretto a fronteggiare i tentativi cinesi di penetrazione nel partito, che pare abbiano ottenuto qualche successo e che comunque vengono compiuti con metodo accurato e con notevole dispendio di mezzi. A Milano, parlando all'assemblea provinciale dei quadri e degli attivisti del partito e della Federazione giovanile comunista, l'onorevole Luigi Longo ha citato un esempio che indica bene la misura del fenomeno. II 14 giugno scorso, il Comitato centrale del partito comunista cinese redigeva un documento articolato in 25 punti che avrebbero dovuto servire di base alla discussione con il partito comunista sovietico. Una decina di giorni dopo, il 25 giugno, un gruppo di comunisti italiani inviava, anonima, una lettera alle federazioni e sezioni del pei per accusare i dirigenti di aver tenuto nascosto il documento cinese : « Evidentemente — ha detto Longo — gli' autori della richiesta ne erano a conoscenza, mentre noi', a quella data, anche se avessimo voluto pubblicare i " 25 punti " non avremmo potuto: non ne eravamo in possesso; non ci erano mai stati fatti pervenire; fino a ieri, il testo di cui disponevamo era un testo inglese di cui non conosciamo l'esattezza >. Agenti cinesi si tengono dunque in collegamento con i comunisti italiani dissenzienti dalla linea ufficiale del partito, e li forniscono di documenti, informazioni, materiale propagandistico : « Per questi fini frazionistici — ha detto ancora Longo — i compagni cinesi utilizzano elementi estranei al pei, espulsi o non mai iscrit ti, disponibili sempre per ogni tentativo di provoca' zione». E' chiara l'allusio ne al gruppo padovano di «Viva il leninismo», che venne espulso tra la fine di agosto ed il settembre del lo scorso anno, ma il riferi mento è da estendere ad al tri casi, finora noti con mi nore precisione, ma non per tanto meno indicativi di una situazione di larga crisi nel l'interno del pei. É / A. Roma sono stati espul ni Franco Molfese, segretario della cellula di Monte citorio, e Giorgio Meucci, in quanto aderenti all'associazione « Italia-Cina », uri organismo estraneo al pei che opera in varie città d'Italia attraverso una ventina di sezioni già fondate, mentre altre sarebbero in corso di allestimento. Un analogo gruppo filocinese, a Roma, si era costituito l'anno scorso presso la sede della se zione giovanile di Campo Marzio e ne faceva parte anche il segretario della fgcl romana, Augusto Illuminato: venne poi sciolto per l'intervento della segre teria nazionale della gio ventù comunista. MvgzubupcgrgfimlocgIsz.A Savona, alcuni giova- j ni comunisti si proclamare no solidali con la Cina e uscirono dal partito al momento di venire deferiti alla commissione centrale di controllo. Situazioni analoghe esisterebbero a Bologna, e soprattutto a Milano, come si è potuto notare con l'improvvisa fioritura in questi ultimi giorni di scritte murali inneggianti alla Cina: «Viva il comunismo cinese » ; « Urss= Usa»; «Viva Stalin, viva Mao » ; « Viva il pcc » ; « Viva la rivoluzione ». Secondo gli stessi dirigenti del partito l'apparizione delle scritte non è un fenomeno estemporaneo, bensì piuttosto il frutto di una insofferenza che da tempo è diffusa a Milano, specie fra i giovani, gli operai, gli intellettuali, e,che è arrivata ormai a forme di organizzazione abbastanza efficienti. Oltre alle scritte murali, si è avuta infatti la diffusione di volantini e opuscoli di propagt da filocinesi stampati in una tipografia della zona Monforte. In corso di Porta Vittoria starebbe per aprirsi la sezione milanese di « Italia- Cina», e in via Cardinal Mezzofanti ha trovato sede la casa editrice « Edizioni Oriente » che, sotto la direzione di Mario Geymonat, ha pubblicato finora due opuscoli: Togliatti e noi e La linea generale del movimento comunista internazionale. Nel primo, si critica Togliatti per aver abbandonato la linea marxista-leninista seguita invece fedelmente dai cinesi; ed il secondo contiene la traduzione della risposta del Comitato centrale cinese alla lettera del 30 marzo 1963 del Comitato ^centrale sovietico. Pare che anche in seno alla Cgil si abbiano segni di un'infiltrazione degli attivisti « cinesi », che si mostrerebbero fautori di intransigenza, di'rivendicazioni e agitazioni ad oltranza, dimostrazioni di piazza, minacce di sabotaggio alla produzione. Simile tattica viene mascherata, sul piano sindacale, come una lotta di concorrenza ai rappresentanti socialisti nella Cgil: ma i socialisti sono solo un falso scopo, ed il vero obbiettivo, come nel partito, rimane il revisionismo ideologico e il tatticismo di cui sarebbero colpevoli gli attuali dirigenti del pei, sprezzantemente definiti «mandarini », impigriti e imborghesiti nell'Italia gaudente del miracolo economico: « sono gli "enfants terribles " ed allo stessa tempo gli "enfants gàtés " della nostra borghesia dalla quale vengono tollerati perché non ritenuti seriamente pericolosi: e di ciò essi danno garanzia con la loro politica violentemente anti-cinese ». La citazione è tratta dalla lettera circolare del 25 giugno, ricordata da Longo, inviata da Roma alle federazioni e sezioni di tutta Italia, e che costituisce una specie di manifesto programmatico della corrente filo-cinese italiana. In sintesi, a metà della pagina 4 della lunga lettera è contenuta la tesi fondamentale, cioè l'esigenza non di un semplice « mutamento riformistico e parlamentaristico, realizzato con lentezza e con grandi fatiche nell'ambito dello Stato capitalistico e della società borghese; ma di un capovolgimento rivo luzionario che conduca i lavoratori, con alla loro testa i comunisti, al potere; di un capovolgimento che instauri anche nel nostro Paese la dittatura del proletariato. Ebbene, questa è la strada che i compagni cinesi (ai quali nessuno può negare spirito rivoluzionario e capacità realizzatrici) ci invitano a' percorrere ». La strada della rivoluzione. Molto probabilmente non è quella preferita dalla maggioranza degli iscritti e tanto meno dell'elettorato co munista, poiché, se è vero che un italiano su quattro vota comunista, non ne deriva necessariamente che un italiano su quattro sia un rivoluzionario autentico. Gli stessi « cinesi» riconoscono dfr;caripa rivoluzionària dèf partito, domandando con scetticismo: Questo 25 per cento dei suffragi conquistato da noi comunisti, quale peso sta avendo nel regime borgheseparlamentaristico italiano ? I risultati finora conseguiti già si rivelano negativi ». - Sempre secondo la denuncia dei « cinesi », la vita delle federazioni, sezioni, cellule si è immiserita squallidamente dopo il 28 aprile, nessun successo è stato registrato nella campagna per il reclutamento e il tessera mento, la vendita de l'Unità sarebbe tornata bassissima: A Roma — si legge nella denuncia — l'organo cen trale del pei vende quotidianamente appena cinquemila copie ». Il partito è accusato di essersi ridotto ad un grosso comitato elettorale, in¬ capace di tradurre, i suoi successi in conquiste rivoluzionarie, e in definitiva risulta chiaro che gli scontenti e i ribelli aderiscono alle posizioni cinesi non tanto perché condividano talune tesi sulla inevitabilità della guerra o sull'imperialismo, visto come « tigre di carta », quanto piuttosto perché il partito cinese si configura ai loro occhi come un modello di partito rivoluzionario, del quale apprezzano evidentemente lo ostentato estremismo, quello che il pcus ed il pei hanno da lungo tempo superato e abbandonato come una forma di massimalismo, o malattia infantile. Per fronteggiare queste manifestazioni di estremismo, la segreteria del pei si è riunita stamane sotto la presidenza del vice-segretario on. Longo, che ha riferito sulle conclusioni dell'assemblea tenuta ieri a Milano, roccaforte dei " cinesi". Dopodomani, giovedì, si riunirà la direzione e si attende l'annuncio della grande discussione nazionale in tutte le sedi di partito sui problemi dell'unità e del movimentò operaio e comunista mondiale. Vittorio Gorre ' i