Venti milioni fra italiani e stranieri dilagano in vacanza nel nostro paese di Gigi Ghirotti

Venti milioni fra italiani e stranieri dilagano in vacanza nel nostro paese A sessantamila lire a testa, fa 1200 miliardi Venti milioni fra italiani e stranieri dilagano in vacanza nel nostro paese 1 più vanno verso il mare: alla ricerca del sole, della libertà, di incontri felici - Sembra che il 30 per cento dei matrimoni nascano dagli incontri di spiaggia • Pochi turisti amano le vacanze tranquille: i più vogliono «vivere intensamente» - E' facile accorgersene, anche per il profano, dai soli ingorghi stradali (Dal nostro Inviato speciale) Roma, luglio. Un'immensa autocolonna si snoda in questi giorni per l'Italia: discendono dai valichi alpini le vetture degli stranieri, quelle dei connazionali si aggiungono, come affluenti al grande fiume. Il risultato è quello che sappiamo: ingorghi, disagi, la via Emilia, da Bologna a Rimini, intasata di traffico, l'Aurelio quasi impraticabile, lunghi chilometri di autostrada percorsi a buona velocità e l'ultimo tratto del percorso, quello che immette alle litoranee, strozzato dal via vai delle macchine. E' stato calcolato, nel 1961, ohe dei quasi diciannove milioni di forestieri che giunsero in quell'anno in Italia, quattro milioni arrivarono per ferrovia, SS0 mila nei porti, 800 mila negli aeroporti, il resto, cioè oltre tredici milioni e mezzo, in torpedoni o vetture private. Che considerazioni si possono fare intorno a questo fenomeno? Che cosa va cercando questa massa imponente di umanitàt I più attenti studiosi del fe nomeno hanno elaborato una tesi che si può definire la legge dell'attrazione del mare e del sole. E' il Nord che scende al Sud, non viceversa: la civiltà nasce dalle rive del mare, e l'uomo moderno tende a ricongiungersi biologicamente con le sue radici. Per tre quarti, i forestieri che s'imbarcano per il viaggio in Italia sottintendono l'incontro con il sole e la spiaggia. Anche perché, e qui s'innesta un'altra scoperta dovuta ai nuovissimi teorici della ricerca di mercato, sole e spiaggia pongono il visitatore in condizioni antitetiche a quelle della vita usuale: condizioni, cioè, di libertà, sia pure a livello somatico. La libertà d'indossare € bikini » e < slip », di ammirare e di farsi ammirare in tenuto assai prossime allo stato di natura. < La gioventù — accertano gli studiosi del fenomeno — predilige il mare perché intuisce la possibilità di conseguire prestigio attraverso {'esibizione di forme e di colori». Sia pure confusamente, omerge da questa teoria lo stimo- lo alla conservazione della specie: in effetti, pare che un buon trenta per cento dei matrimoni, in questi tempi, abbiano a protagonisti piovani che si conobbero sulle rive del mare, in tempo di vacanza. Vi sono, naturalmente, altre componenti, in questo moto degli uomini verso la solarità. Diventò celebre, a Montecitorio, qualche anno fa, un deputato il quale, dovendo dare relazione sul bilancio del Turismo, attaccò il discorso addirittura dai fenici, « questi precursori del moderno fenomeno turistico». Certo, attaccare dai fenici è prender la cosa un po' alla lontana; con l'aggravante che i fenici dedicavano sguardi frettolosi al paesaggio e, quanto ai tesori delle città visitate, tiravano a farne dei souvenirs, senza passare preventivamente per la cassa. Lo sviluppo delle cineprese e degli apparecchi fotografici largamente automatizzali, insieme con l'avvento della * utilitaria », della c roulotte », della tendina da campeggio hanno fatto compiere al turiamo un'evoluzione sostanzialo. Sono tramontati i globe - trotters, scomparsi i visitatori metodici, che giravano con il Baedeker sott'occhio, introvabili i pazienti buongustai del viaggio in Italia, che la esploravano per lungo e per targo mettendo in carta, la sera, le loro impressioni. Mercé i rulli cinematografici e fotografici, le tmmaj/ini del soggiorno italiano rimangono fissate nella borsa del turista, sicché ognuno, ritornato a casa sua, potrà svilupparle e gustarle a suo piacimento, rivivendo nella memoria i giorni della vacanza. Siamo, insomma, molto lontani sta dalla scorreria di tipo fenicio, sia dal € viaggio dfistruzione» in uso qualche decennio fa. In netto deolino appare anche la figura del villeggiante tradizionale, che ritornava puntualmente ai luoghi amati, e vi conosceva tutti, e vi trascorreva lunghe settimane beate, in compagnia dei figli. E> destino che lf vacanze dei giorni nostri s'abbiano a consumare con la valigia in mano, un po' qui, un po' là, quasi inseguendo un sogno non di riposo, ma di esaurimento di tutte le risorse vitali dell'organismo e della psiche. «I nostri olienti — ci ha dichiarato il direttore d'una grande agenzia di viaggi — partono per le ferie con Videa ohe ritorneranno a casa diversi.* hanno bisogno di esperienze, sono inquieti, non s'accon tentano di vedere, vogliono vi vero intensamente >. Ritorniamo alla componente girovaga e sentimentale del turismo: tutto ciò che contrasta all'idea di stato in luogo, a meno che non si tratti di trasferimenti imposti dal lavoro, appartiene al dominio del turista Quasi dieci milioni d'italiani e quasi dieci milioni di stranieri danno vita in questi mesi d'estate alla gioiosa babele che chiamiamo Turismo. ■ Calcolando una apesa media di sessantamUa lire a persona, le vacanze in Italia fruttano qualcosa come milleduecento miliardi. Una danza favolosa di quattrini, il fiume d'oro che accompagna il dilagare dell'ondata turistica da un capo all'altro del Bel Paese. Siamo, per una felice combinazione degli astri, in testa alle predilezioni del turista di tutto il mondo; abbiamo, senza esserci nemmeno sforzati, un alto grado di « portabilità » internazionale. Siamo di moda, senza aver fatto troppo per metterci in vetrina. Dureràt Bisognerebbe sapere se il turista- ci confermerà la sua fiducia, anche dopo l'esperienza delle nostre strade, delle nostre attrezzature ricettive, cosi povere, ancora, proprio nei luoghi dove la prò paganda intenderebbe indirizzare le nuove correnti. Il Sud bellissimo, uno scrigno pressoché intatto e ignorato di solarità: ma sovente, ahimè, manca d'acqua corrente nelle tanze, manca anche di stanze, e anche di strade per raggiungere i lidi tanto desiderati. E, quanto alla propaganda, bisogna andarci cauti, perché un'arma a due tagli: qualche anno fa, l'Enit (l'ente che cura la nostra propaganda attesterò) fu citato ' in giudizio da un cittadino inglese a cagione d'un manifesto, che annunciava esser l'Italia «il paese senza inverno». I/ingenuo era venuto, ma di gennaio, e aveva trovato pioggia neve anche in Riviera; il giudice londinese assolse l'Enit, ma a malincuore; <non bisogna esagerare con gli slogans pubblicitari », scrisse nella sua sentenza. Non bisogna esagerare nemmeno r.elVottimismo: nell'animo drl turista, immesso nel pigia-pigia delle nostre strade e delle nostre spiagge, possono scattarti i congegni del disinganno e dell'autodifesa. Biso gna pensarci in tempo, prima che dell'Italia si incominci a parlare nel mondo come d'un paese che fu bello e accogliente, ma, purtroppo, ò diventato inabitabile e inaccostabile. Gigi Ghirotti

Persone citate: Biso

Luoghi citati: Bologna, Italia, Rimini, Roma