Quando la moglie è in vacanza di Nicola Adelfi

Quando la moglie è in vacanza LA BREVE, ILLUSORIA FELICITA' DEI MARITI RITORNATI SCAPOLI Quando la moglie è in vacanza Nei primi giorni, si è presi da un fervore di vita: libertà, nessun pensiero, baldanza giovanile, il piacere dell'« arrangiarsi » • Ma presto ci s'accorge di quanto pesino le cure della casa, che le donne fronteggiano tutto l'anno in silenzio ; la libertà diventa noia e nostalgia - Dopo qualche tempo, s'attende con ansia il momento di riprendere, con più fresco entusiasmo, la solita vita di famiglia Roma, luglio. D'un tratto, con l'arrivo di luglio, il rione Borghese in cui abito ha sere e notti buie, silenziose: intere facciate di casa sono con le imposte chiuse, senza un fUo di luce, e su altre solo qua e là una finestra è spalancata, illuminata. E che esausto silenzio tutt'intorno. Ogni tanto, nella villa accanto, una civetta singhiozza convulsa, il commendatore del piano di sopra gira irrequieto da una stanza all'altra, apre e chiude il frigorifero, accende e spegne il televisore. E non oso sedermi al fresco sul balcone: di fronte, in agguato, in pigiama, vigila un generale a riposo, pronto a invischiarmi in chiacchiere superflue, sempre le stes¬ se, contro il governo, i prez- zi, il caldo. Da lontano arrivano . incongruenti nella torpida afa notturna i trilli di Rita Pavone sul ballo del mattone. Le mogli sono in vacanza. All'inizio, per noi, i mariti ritornati scapoli per un mese, la libertà ritrovata è sollievo: ci piace la casa vuota, è un riposo l'assenza dei figlioli, ciascuno con i suoi problemi e umori, vagamente affiorano dal lontano passato i gusti e i piaceri del celibato. Quello per esempio di prepararci con le nostre mani un certo piatto dell'infanzia oppure l'altro di entrare in un cinema rionale, in maniche di camicia, e andarci a vedere un vecchio film pieno di grinte dure, maliarde, pistolettate. Ita è soprattutto il tempo che ora acquista nuove dimensioni: lo dilata prodigiosamente la sensazione che le ore si distendono libere davanti a noi, tutte per noi, e si fantasticano progetti che per tutto un anno non tentammo neppure di formulare. E' come un improvviso ritorno di gioventù: si respira meglio e piti- forte, si cammina piU spediti, persino il passo diventa ora più elastico. Così è all'inizio, quando le mogli sono in vacanza. Ma è un'illusione breve. Lo sappiamo benissimo dall'esperienza degli altri anni, eppure tutte le volte, via via che giugno s'inoltra verso la stagione della villeggiatura, tanto più aumenta la suggestione che presto avremo un mese di libertà, tutt'un mese senza doverci più preoccupare della probabile bocciatura di un figlio o della serata da trascorrere in casa dei noiosissimi signori Bossi, ma specialmente delle baruffe che scoppiano improvvise e violente per via della domestica. Infine, ecco luglio, ecco la pace e la libertà sospirate; Però, si diceva, l'illusione è breve. Seppure insignificanti, sono molte e insistenti le seccature che prima non avevamo e che ora vengono subito a irritarci. Per cominciare, il telefono: ora tutte le volte che squilla, tocca a noi andare a rispondere, tocca a noi subire i lunghi sfoghi di una vecchia zia, e, se uno non vuol essere disturbato, non c'è più, in casa la persona che possa dire al telefono: eli dottore è fuori*. Cè poi il rubinetto che si è spanato e occorre trovare uno stagnino. C'è la spesa che nei primi giorni è un diversivo ma presto diventa una noia. Cè la monotonia del cibo: quasi sempre, per fare più presto, insalata di pomodori e bistecca o un fior di latte. Ci sono ogni giorno tre o quattro scampanellate, proj no nei momenti meno opportuni: quando uno è al bagno o si è appena adagiato nella siesta oppure ha la bocca piena. Ma è la libertà soprattutto a deludere. E' vuota. Non sappiamo più che farne. Non abbiamo più le altitudini, le propensioni della gioventù, né sono più nostri i divertimenti precipui di quell'età, di quando eravamo celibi, di bocca facile e cacciatori di avventure sempre all'erta. Sì, è vero, adesso le ore libere si sono moltiplicate e dilatate, ma in esse, nel; loro vuoto, si insinuano piano piano, ogni giorno di più, preoccupazioni e malinconie, anche noia. Si sta col pensiero fisso alla famiglia lontana, la sera si rientra in casa e si ha l'impressione di entrare in una casa estranea, indifferente, poco meno che ostile. Tutto buio, tutto silenzio, i mobili della stanza di soggiorno coperti con pallide lenzuola. « Caro- dottore, lo sa perché l'onorevole Leone sta facendo la cura del solet ». E' il generale a riposo che mi ha intravvisto nel buio e subito agganciato. « Perché anche lui vuol diventare... moro ». < Questa è nuova », dico tiepidamente e intanto penso che è una specie di purgatorio, questo luglio, con .i mariti in città e le famiglie in vacanza, un mese che serve a purgarci di tutte le scorie che la vita in comune accumula durante undici mesi. Quando si resta soli per quattro settimane di fila, un lungo esame di coscienza ci rende più equi e tolleranti, ci suggerisce una per una le nostre colpe, i nostri difetti, ci riempie di buoni propositi. D'altra parte, la lontananza attenua le altrui colpe e manchevolezze, fa emergere i lati buoni, prospetta le cose in una luce meno soggettiva e perciò più giusta. « Dottore, dottore », incalva intanto il generale, <lei ch'è giornalista, lo sa che fine ha fatto il centro-sinistrat E' stato psilurato... ha capito? Psi, psi...Iurato ». Da lungi sempre la stessa voce, 10 stesso disco di Rita Pavone, continua a beccheggiare inviperita nell'aria senza un filo di vento, torrida, umida. Penso ch'è meglio il generale che andare a girarmi e a rigirarmi sul letto, nel sudore. Parla sempre, l'importuno, sul balcone di fronte. Forse non gli importa che io lo stia a sentire o no: mi rendo conto che per lui, vecchio celibe, l'importante è uscire dalla solitudine, rompere il silenzio che avvolge gran parte delle sue giornate. E lentamente, nella memoria affiora il detto di un saggista inglese incline al pessimismo: « Uno non fu mai ammogliato, e questo è 11 suo inferno: un altro sì, e questa è la sua dannazione ». Ma poi, nella notte insonne, col generale sul balcone, mi vince l'affetto della famiglia lontana, ed è la Bibbia a parlarmi: « L'uomo lascerà il padre e la madre, si unirà alla sua donna e saranno una stessa carne». Al piano di sotto, intanto, si annuncia il ritorno di, un altro scapolo provvisorio: prima due giri di chiave alla serratura più bassa e poi il lungo trac, trac, alla serratura superiore, quella a sei mandate. Lo facciamo tutti, quando la moglie è in vacanza: con la diligenza di ragazzi a cui per la prima volta sono state affidate le chiavi di casa. A ore fisse, quando i mariti escono di casa o vi fanno ritorno, tutta la palazzina risuona del rumore di serrature che si aprono o si chiudono. Se non ci fossero altri indizi, basterebbe quello sferragliare alle serrature per dire che i mariti sono soli, vuote le case. Ed è come un rito che quattro volte al giorno celebra la fedeltà coniugale, perché ogni moglie, al momento di partire, non manca mai di raccomandarsi contro i ladri, di badare a chiudere bene 'uscio di casa: due mandate sotto, sei sopra. « Dottore, lo sa che differenza passa fra Sophia Loren e l'onorevole Lombardi, quello che ha fregato Nennit... Sono la bella e il bruto... è chiaro, dottoret Bruto: con una < t » sola e con la < fi > maiuscola, quello che pugnalò Cesare... ». Da qualche parte una pendola suona l'una di notte, l'afa resta uguale, avvilente. Nell'oscurità distinguo appena il generale. Intanto, su quasi tutti i balconi si intravve- dono ombre: sono tutti uomini, tutti in pigiama, alcuni si sventagliano, altri versano acqua nei vasi di fiori, altri fumano una sigaretta dopo l'altra. Ma non appena il generale torna all'assalto con i suoi « dottore, dottore », ecco che quel popolo di ombre si acquieta all'istante, tutti tendono le orecchie all'imminente lepidezza. Un popolo di ombre. Come quelle del Limbo: né carne né pesce. Così sono i mariti in città, quando è luglio e le mogli sono in vacanza. E' un periodo che ogni anno si aspetta, si desidera come una sosto, un riposo, e che invece tutte le volte si dissolve in un senso di vuoto, tra solitudine e malinconia. Nicola Adelfi

Persone citate: Bossi, , Iurato, Lombardi, Rita Pavone, Sophia Loren

Luoghi citati: Roma