II più breve discorso programmatico nella storia della nostra Repubblica di Michele Tito

II più breve discorso programmatico nella storia della nostra Repubblica II più breve discorso programmatico nella storia della nostra Repubblica (Dal nostro corrispondente) Roma, 1 luglio. La dichiarazione programmatica del presidente Leone è stata la più breve che si sia avuta nella storia della Repubblica: misura e sobrietà grandi la distinguono, insieme a un costante riferirsi al problema della vitalità della Legislatura. E' questo il voto su cui più si discute stasera e che, per alcuni, sembra non escludere il carattere di alternativa dell'attuale esperimento di governo alle elezioni anticipate. , Con estrema chiarezza, l'on. Leone ha precisato la funzione del suo Ministero come quella di un governo di transizione « con un compito determinato nel contenuto e, Quindi, nel tempo ». Il tempo è quello dell'attuazione di inderogabili Impegni costituzionali quali sono quelli dell'approvazione, obbligatoria, entro ottobre, dei bilanci dello Stato. Il tempo cronologico coincide, in questo caso., con un € tempo politico» ben definito, che è quello dell'attesa del congresso socialista, fissato in ottobre, e dal quale dovrebbe venire la decisione per l'eventuale ricostituzione della maggioranza di centro sinistra. Con la approvazione dei bilanci, che sarà contemporanea, o seguirà di qualche giorno, al congresso socialista, il governo Leone riterrà esaurito il proprio mandato. Il « compito determinato nel contenuto » è strettamente quello che compete, nella situazione attuale, a un governo di attesa del ricostituirsi di una -maggioranza di centro sinistra. Il programma dell'attività governativa enunciato dall'on. Leone consiste infatti nell'assicurare il varo di alcuni progetti elaborati dal Ministero Fanfani e nell'assicurare la non interruzione dello studio e dei lavori su quei progetti che (come la programmazione per la quale esiste un'apposita commissione, la riforma della pubblica amministrazione, il « conglobamento » delle diverse voci delle competenze dei pubblici impiegati) costituivano elementi qualificanti del ministero precedente e dovrebbero valere come una garanzia degli orientamenti della democrazia cristiana verso la ripresa del dialogo coi socialisti. Tutto ciò è confermato dal fatto che Von. Leone non intende assumere iniziative per disegni di legge che non possano essere approvati entro il termine che il governo ha fissato alla propria esistenza. In questo modo viene sottolineato il carattere di collegamento, che il governo Leone intende avere tra l'esperienza Fanfani e quella più approfondita che, con la partecipazione socialista, dovrebbe continuarla nella nuova legislatura. Questo non contrasta, anzi è in coerenza, con l'insistenza dell'on. Leone su due punti particolari. Il primo è quello della difesa della moneta per la quale, « pur nelle particolari condizioni che ne caratterizzano l'attività», il governo si impegna di fronte al Paese: e si capisce che, su questo terreno, e nella misura in cui le circostanze dovessero esigerlo, l'on. Leone non rinuncerebbe ad adottare misure di partico lare impegno. Non c'è governo amministrativo, temporaneo o di emergenza che possa accettare limiti alla propria azione e alla propria autorità quando si tratta di difendere la stabilità monetaria. (Un particolar ■ riferimento al « contributo » richiesto ai salariati non è piaciuto però alla sinistra). L'altro punto scontato per il rigore democratico dell'on. Leone ma sempre utile ad essere sottolineato dal capo di un governo dt transizione, è quello del rifiuto di ogni sostegno di forze non democratiche. Così respinti in anticipo i voti comunisti e quelli neofascisti, la sola maggioranza possibile per il governo Leone, e che in tutta evidenza egli reclama per sé, è la maggioranza di centro sinistra, articolate attraverso il sostegno democristiano, che gli è già assicurato, e l'astensione socialdemocratica e repubblicana ohe è collegata agl'astensione socialista. Di quest'ultima si potrà essere certi solo domani, al termine dei lavori del Comitato centrale del partito appositamente convocato. Cè, esercitata dai comunisti, una forte pressione sull'ala sinistra del psi e, in seno alla maggioranza autonomista, l'on. Lombardi, che era favorevole all'astensione, ha rivelato stasera, in una riunione dei senatori di partito, improvvise esitazioni. Ma si prevede che i socialisti finiranno con l'accogliere, come Nenni esorta a fare, l'appello dell'on. Leone. Cè poi un tentativo di dare, a un accenno fatto dall'on. Saragat alle « perplessità » che suscita la formula di governo, un peso in senso negativo che gli stessi amici dell'on. Saragat escludono per quel che riguarda l'esperimento Leone: i gruppi di centro-sinistra intendono piuttosto, nel consentire che Von. Leone ottenga il voto di fiducia, ribadire la loro avversione di principio a soluzioni monocolori: e lo fanno forse al fine di rafforzare ancor più il carattere di governo-ponte verso il centro-sinistra che deve avere il ministero Leone e che si vorrebbe confermato in sede di replica. In conclusione i partiti decideranno tutti domani, ma la dichiarazione programmatica dell'on. Leone conferma le previsioni e non dovrebbe, nonostante le riserve che l'Avanti! di domani avanza, offrire ai gruppi chiamati a sostenere il nuovo governo in vista di una maggioranza organica da costituire in ottobre, motivi validi per rifiutare una pausa di ripensamento offerta da un uomo che, senza riserve e con fermo rigore democratico, si rivolge al Parlamento accettando per sé, nonostante- la sua grande autorità, i limiti e le rinunce che derivano dall'impegno di rendere soltanto «un servizio al Paese». Michele Tito

Persone citate: , Fanfani, Lombardi, Nenni, Saragat

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