IL PAPA NELL'ESTREMA AGONIA di Nicola Adelfi

IL PAPA NELL'ESTREMA AGONIA IL PAPA NELL'ESTREMA AGONIA Ha chiesto d'essere sepolto con la croce pettorale che acquistò da un rigattiere nel 1926 (Segue dalla ln pagina) ate, il 5 giugno 1960, che istituì le commissioni destinate a preparare i lavori del Concilio. La Pentecoste è definita « il compleanno della Chiesa » e si festeggia da più di diciannove secoli per ricordare la discesa dello Spirito Santo sulla Madonna e sugli Apostoli mentre erano riuniti in Gerusalemme: è un compleanno, perché subito dopo quella riunione la Chiesa cominciò la sua vita pubblica. Aggiungiamo che Giovanni XXIII, in una preghiera scritta per i Vescovi riuniti in Roma, scrisse che aveva desiderato il Concilio come una « novella Pentecoste », e perciò alcuni lo definirono « Pontefice pentecostale ». Infine, ricordiamo che all'inizio delle emorragie, quando i medici lo costrinsero a prendere il letto, Angelo Roncalli fece sapere che avrebbe fatto un ritiro di nove giorni per praticare gli esercizi spirituali in vista della Pentecoste. I nove giorni sono scaduti per l'appunto ieri. Per i credenti, la coincidenza è un miracolo: e lo considerano tanto più tale, quanto più vanno con la mente all'eccezionale resistenza opposta dall'infermo all'avanzare della morte e alla lucidità di mente che ha sovente permesso al Papa di raccogliersi in preghiere e sante meditazioni. Riprendiamo ora il filo del terzo giorno di agonia di Papa Roncalli. Verso le 10 di ieri mattina la fèbbre segnava 39,2, le pulsc.ioni stavano diventando sempre più frequenti. Momenti brevi di lucidità si alternavano a lunghi periodi di sopore. Alle 11,30 è rientrato nella stanza dell'agonizzante il prof. Valdoni. Mezz'ora dopo la Radio Vaticana ha annunciato che la situazione stava peggiorando: la temperatura era di 39,5, il polso segnava da 130 a 135 pulsazioni al minuto. Tuttavia le facoltà psichiche continuavano a resistere: « Il Santo Padre è in grado di riconoscere e di avvertire ciò che si svolge all'intorno ». La stessa emittente aggiungeva: « Coloro che sono negli appartamenti pontifici temono che si rinnovi una ulteriore crisi ». Alle 12,30 nella stanza del Papa è stato accompagnato mons. Alfonso Carinci. E' un prelato romano che nel novembre scorso compì cento anni. Probabilmente è il più vecchio sacerdote che sia al mondo. Era da giorni che mons. Carinci premeva perché lo portassero dal Papa, ma quelli della Curia mettevano indugi desiderando evitare al vegliardo un'emozione troppo forte. Ieri infine gli hanno detto di sì, e il sacerdote centenario, uscendo dal Vaticano, vacillava e tremava, piangeva, si disperava con parole mozze: « Perché lui e non io? 10 che ci sto a fare più? Ma lui, invece, lui... ». Alle 13 il peggioramento continuava, ma il Papa conservava lucidità, si ricordava di popoli o luoghi o singole persone e 11 benediceva. Si è poi appreso che la situazione stava precipitando a causa di una nuova, violenta crisi. Il Papa era sveglio, lucido, ma come assente: sì che la Radio Vaticana poteva dire: « Giovanni XXIII sembra vivere solo con Dio, parlare con Lui e di Lui ». Erano le U,S0. Alle 15 ci è stato detto dal dottor Cashniri, capo dell'ufficio stampa del Vaticano: « Niente di nuovo ». Un'ora dopo Io stesso funzionario ci ha detto: « Ancora niente di nuovo ». Alle 16,20 abbiamo appreso che il peggioramento aveva rallentato il suo assalto, e che il Papa, pur soffrendo moltissimo, restava cosciente, pregava per la Chiesa, per le anime, per il mondo delle missioni. Fino a che punto il Papa, dopo tre giorni di ago¬ nia, con la peritonite che gli andava asciugando il corpo di tutto il suo sangue, con una febbre da delirio e col polso impazzito, restasse tuttavia in sé, lo dimostra il fatto che a un certo momento, voltosi al suo CapoviUa, gli ha detto che gli sarebbe piaciuto essere seppellito con la vecchia e stinta croce che lui, CapoviUa, sapeva. Si tratta di una croce pettorale che Angelo Roncalli comprò da un rigattiere di Milano nel 1926. L'anno prima, mons. Roncalli, passando per una vecchia strada della città, aveva visto in una vetrina quella croce e se n'era invaghito; però, il rigattiere, nonostante che si trattasse di un oggetto di scarso valore, gli aveva chiesto mille lire. Non le valeva, naturalmente, ma quel che più conta il monsignore non possedeva quella somma. Gli rimase tuttavia il desiderio, e un anno dopo ritornò sul posto con le mille lire, la Croce era ancora là, il monsignore se la portò a casa. Sembra sia appartenuta a un abate di Sanf Ambrogio di Milano. Alle 16,lf5, la situazione era sempre la stessa. Ha detto la Radio Vaticana che «il decorso del peggioramento è lento per la straordinaria resistenza costituzionale », e che erano aumentati i segni delle sofferenze. La temperatura restava sempre al di sopra dei 39 gradi e anche le pulsazioni continuavano a oscillare fra 130 e 135 al minuto. «Nei presenti si ha l'impressione di un processo clinico molto lento», concludeva l'emittente del Vaticano. AUe 11,35 è stato smentito ufficialmente che il Papa fosse morto: se ne era spàrsa la voce. Dieci minuti dopo abbiamo appreso che la temperatura era salita a 39,5, il numero delle pulsazioni restava lo stesso di prima e le condizioni del Papa andavano « lentamente, ma progressivamente peggiorando ». Tuttavia la mente e lo spirito restavano tuttora vigili. Con occhi sempre lustri e avidi, che gettavano brividi in chiunque si affacciasse aWuscio e che ci vengono descritti «come una luce che dardeggiava dal volto di un cadavere », il Papa ha seguito il Regina Coeli recitato dai presenti; e quando gli hanno chiesto di benedire ancora una volta la Chiesa e la sua gerarchia, il Concilio, il clero, i fedeli, gli ammalati e i bambini, il Papa muovendo appena le labbra e gli occhi ha annuito. A parlare non ce la faceva più. E tempo trascorreva lentissimo. La giovialità, ch'è il tratto distintivo laddove sono molti giornalisti, era spenta in ognuno di noi, si stava cól cuore teso, e la mente non riusciva a distaccarsi dal letto del Papa morente, dalle sue interminabili sofferenze, dalle parole e dai gesti che di lui ci venivano via via comunicati. Ogni tanto, qua e là, fra i tavoli, le macchine da scrivere, i telefoni, uno scatto di nervi inconsulto. Dopo due notti insonni, dopo un accumulo incalcolabile di caffeina e di nicotina, la tensione nervosa stava per raggiungere limiti di rottura. Aveva piovuto molte ore durante il giorno e ora che era il crepuscolo faceva freddo. Fra le 19,30 e le 19,k0 da tre fonti ufficiali si è appreso che « il Papa è gravissimo »; però, ha aggiunto il prof. Valdoni, « il decesso non è da considerarsi imminente ». La radio del Vaticano ha invitato i fedeli a recitare l'invocazione allo Spirito Santo. Sempre più concreti erano intanto i segni che il governo centrale della Chiesa, ossia la Curia, aveva in mano la situazione. Questa volta, è opinione di tutti, non avverranno disordini e gli abusi che si verificarono quando in Castelgandolfo morì Papa Pacelli. Tutti i pertnes- si e le licenze sono stati sospesi nei corpi armati pontifici: gendarmi e guardie svizzere, guardie nobili e guardie patatine sì tengono pronti. Ed è cessato l'affrettarsi dei giorni scorsi di cardinali e monsignori, di domestici, di camerieri di cappa e spada, di bussolanti, di camerieri segreti: sono questi i dignitari della Corte pontificia e stasera ognuno sa quel che deve fare, non appena arrivi il momento. Alle 19,JfO abbiamo appreso che il Papa è stato colto da un collasso, ma che si è in parte ripreso. Intanto, ascoltiamo la Radio Vaticana: « La Pentecoste del 1963 resterà a lungo scolpita nella memoria di tutti gli uomini. Il Papa si avvia lentamente verso la morte... allo Spirito Santo che scese sugli Apostoli cinquanta giorni dopo la resurrezione di Cristo raccomandiamo il successore di San Pietro che lentamente si congeda ». Prima di essere travolto dal collasso, il Papa ha riavuto l'uso della favella e ha recitato la sua preghiera prediletta: « Ut omnes unum sint», affinché tutti i credenti siano una cosa sola. Come sempre negliyultimi tre giorni, poca era la luce nella stanza del morente. Quando il Papa giaceva nel suo sopore di agonia, era il suo confessore, mons. Cavagna, a proporre le preghiere e poi i presenti le recitavano tutt'insieme, a voce bassissima: sicché nella stanza era solo un mormorio. I sette Roncalli — t tre fratelli, la sorella e tre nipoti — si muovevano e parlavano poco: apparivano rassegnati. Di tanto in tanto il corpo del morente veniva scosso da violenti spasmi, e i medici gli praticavano iniezioni per lenire il dolore e per sostenergli il cuore. E allora i sette Roncalli trasalivano, muti si cercavano con gli occhi l'un l'altro. Trascorrono circa due ore quasi vuote di notizie. Alle 22, un prelato molto vicino al cardinale Cicognani ha detto: « Sua Santità si va spegnendo come una candela ridotta al solo lucignolo: però, lentissimamente ». Un ufficiale e 3 guardie svizzere vigilano davanti all'ingresso dell'appartamento papale: stanno nella penombra e neppure si scorgono tanta è la loro serietà immobile e taciturna. Poco più lontano, nella terza loggia del palazzo pontificio, stanno le guardie nobili nell'uniforme napoleonica: stivali alla scudiera alti fin sopra il ginocchio, pantaloni bianchi, giubba rossa. Veglieranno la salma del Papa. Nel salone in cui aspettano, con le loro sciabole giberne e alamari gettano bagliori. Atte 22,15 un comunicato ufficiale ci avverte che il Papa ha superato il collasso che lo aveva colpito tre ore prima. Anzi, dice il comunicato, « il Papa gode ancora di piena lucidità di mente, ha seguito le preghiere serali e ha rinnovato le benedizioni. Egli soffre moltissimo e capisce di soffrire». Un quarto d'ora dopo l'emittente del Vaticano ha ripetuto all'incirca le stesse cose e ha aggiunto: «Perdura fino a questo momento in coloro che vegliano accanto al Santo Padre l'impressione di un lento suo spegnersi... non possibile fare previsioni ». Seguono altre ore vuote di notizie, ogni tanto nella notte un falso allarme. Nicola Adelfi All'alba una fitta folla ammassata sulla piazza. Sullo sfondo la fontana ancora illuminata e il colonnato

Luoghi citati: Gerusalemme, Milano, Roma, Sanf Ambrogio