Racconta mucchi di menzogna per spiegare come ha rubato

Racconta mucchi di menzogna per spiegare come ha rubato Riprende il processo all'ispettore Mastrella Racconta mucchi di menzogna per spiegare come ha rubato Il colpo più grosso: 583 milioni in una volta sola - Prima di fuggire da Terni aprì la cassaforte dell'ufficio, prese 700 mila lire in contanti e ne domVmetà all'amante - Resta da spiegare come in 23 ispezioni nulla sia emerso a carico del funzionario delle dogane Terni, lunedi mattina. Ha già spiegato, diciamo così, « quando » e « perché » rubò un miliardo allo Stato; ha già'detto «dove» questo miliardo sia finito nel giro di sei anni; Cesare Mastrella, oggi, affronta il tema più difficile del suo racconto: « come » aia riuscito a rubare questo miliardo. Ebbene: se i chiarimenti di oggi sono analoghi a quelli fomiti nei giorni scorsi, il Tribunale non avrà da rallegrarsi davvero perché tutto rimarrà avvolto nelle nubi più dense. Dire, infatti, che Cesare Mastrella abbia dato sinora delle spiegazioni significa essere inguaribilmente ottimisti. Ha parlato, questo sì. Ed anche a lungo. Ma ha parlato per prospet¬ tare ai giudici un cumulo di menzogne. « D'altra parte che posso fare — ha commentato venerdì 3corso il presidente — con un Imputato che non vuol dire la verità. Se fosse'un testimone, lo incriminerei. Ma un imputato, per la legge italiana, ha il diritto di mentire per difendersi ». «Quando*, Cesare Mastrella cominciò a rubarci Dopo le prime vincite al totocalcio: ha detto. Cioè: tra la fine del 1958 e l'inizio del 1959 quando realizzò circa 40 milioni. Sennonché risulta — ed è un dato certo — che i primi falsi e i primi ammanchi risalgono al 1956. « Perché >, .Cesare Mastrella. prese a rubaret Per soddisfare le pretese dei ricattatori: ha soggiunto. Sennonché non si comprende la ragione per cui se non avesse avuto nulla da rimproverarsi, il funzionario non si è rivolto alla polizia per denunciare i ricatti. E poi la prova che egli ha commesso gli ammanchi due anni circa prima di cominciare ad affondare le mani nelle casse dello Stato dimostra semmai che i ricattatori si sono rivolti a Mastrella quando costui sapeva di dovere subire l'offensiva di chi era a conoscenza delle sue frodi. « Dove » Cesare Mastrella ha sistemato il danaro rubato t Parte è stato speso, parte è stato dato ai ricattatori: ha spiegato. Sennonché l'amante in istruttoria lo ha smentito avendo avuto da lui l'assicurazione di poterla ancora aiutare. In quale modot Con i milioni nascosti in qualche luogo, forse in Svizzera dove il direttore doganale si è recato una volta nel 1960 e dove è tornata sua moglie qualche tempo dopo. Nei bilancio, sia pur molto vago, fornito da Mastrella ai giudici mancano circa 400 milioni che sarebbero stati consegnati ai ricattatori. Sono in molti a sospettare che sia proprio questa la somma messa al sicuro dall'ispettore doganale per i giorni migliori. « Come », abbia rubato, infine Cesare Mastrella lo spiega oggi. E' il capitolo più importante, in un certo senso, anche se il più complesso di tutta la storia. Lo Stato per difendere il proprio danaro ha creato una barriera irta di ostacoli difficilissima a superarsi. Con quale sistema, un oscuro funzionario di provincia è riuscito ad evitare tutto il complicato meccanismo di leggi e di formalità è un argomento tra i più interessanti a trattarsi. Infatti, per trasformare dei documenti e delle ricevute in danaro contante l'impresa non è stata facile. Tanto più che Cesare Mastrella ha svolto sempre operazioni — e non poteva essere diversamente, per arrivare ad una somma cosi notevole — di grandi dimensioni. Vogliamo seguire insieme il cammino percorso negli anni da Cesare Mastrellat Una volta si appropriò di 94 milioni sol mila lire; un'altra volta portò via soltanto 3 milioni e 603 mila lire; una terza volta 56 milioni e 450 mila lire; una quarta — e fu il colpo più grosso — fece sparire 583 milioni e 547 mila lire; un'altra volta 82 milioni e 250; poi ancora 42 milioni per due volte consecutive; inoltre 3 milioni e 374 mila lire; infine 154 milioni e 969 mila lire. Per ultimo Cesare Mastrella, prima di fuggire da Temi quando si rese conto che non aveva più speranze di sottrarsi al redde rationem, aprì la cassaforte del suo ufficio e arraffò 700 mila lire in bancc note delle quali poco più della metà consegnò alla sua amante Anna Maria Tomaselli due o tre ore prima del suo arresto. Allora: qual è il sistema adottato da Cesare Mastrella per compiere indisturbato quelle sue operazionit Ogni qual volta viene acquistata una macchina debbono essere versati per legge taluni diritti doganali in proporzione ovviamente al valore della macchina stessa. Sennonché la società di solito acquista il macchinario per un periodo di esperimento ed inizia la pratica per una temporanea importazióne che successivamente può trasformare in definitiva se decide di perfezionare il contratto.Ma nel momento in cui la società chiede la temporanea importazione paga i diritti doganali come se la importazione fosse definitiva. Nel caso in cui il contratto non dovesse essere perfezionato, i diritti doganali versati anticipatamente le vengono rimborsati. < Io — è la spiegazione di Cesar* Mastrella — evitavo di registrare l'operazione e nascondevo le matrici dei moduli mentre alla ditta consegnavo la ricevuta. In possesso del certificato doganale, andavo a Roma e lo convertivo in contanti presso la Cassa Depositi della Dogana Centrale di Roma giustificando questa mia richiesta con il pretesto di dovere rimborsare alle ditte i depositi già precedentemente versati ». Un sistema semplice, nof In teoria, nessun dubbio, ma come in pratica questo sistema sia passato al vaglio di 23 ispezioni — lo ha detto Mastrella con un pizzico di orgoglio nel tono della voce — è tutto da spiegarsi. Vi é da aggiungere inoltre che. Mastrella era -tanto sicuro del fatto suo da continuare ad applicare questo sistema anche dopo avere avuto la certezza che si cominciava a sospettare di lui almeno nell'ambiente che frequentava, se non a Roma dove ad ogni ispezione continuavano a definirlo un « funzionario intelligente, ottimo, serio e preciso ». Strano, davvero. Gino Giorgi

Luoghi citati: Roma, Svizzera