Oggi Kennedy giunge in Italia Demani incontra Segni e Leone di Vittorio Gorresio

Oggi Kennedy giunge in Italia Demani incontra Segni e Leone Oggi Kennedy giunge in Italia Demani incontra Segni e Leone L'arrivo previsto per le 18,30 alla Malpensa - Il Presidente americano trascorrerà la serata e la notte a Bellagio sul Lago di Como - I colloqui politici si svolgeranno a Roma - Grandi manifestazioni per l'ospite che conclude nel nostro Paese la sua « visita di buona volontà » all'Europa JPet* la pace nel mondo Dalla Casa Bianca, il viaggio di Kennedy in Europa era stato ufficialmente presentato come una « visita di buona volontà », piuttosto che come una missione di lavoro politico programmato. Non si era voluto accennare a quelli che sarebbero stati gli argomenti delle conversazioni, e si era anzi diffuso, tanto in America quento in Europa, un certo scetticismo sulla stessa opportunità che il viaggio venisse compiuto. Si pensava difatti che al Presidente sarete :/o mancati interlocutori validi, nell'imminenza del ritiro del cancelliere Adenauer dalla politica attiva; nella condizione di difficoltà in cui si trova il governo britannico; nell'attesa che il governo italiano possa acquisirò, con la fiducia del Parlamento, la pienezza delle funzioni costituzionali. In una Europa così distratta, ed anche tormentata, da suoi problemi interni contingenti, a Kennedy sarebbe quindi stato difficile ottenere anche il più piccolo risultato concreto sul piano diplomatico. Chi avrebbe assunto nuovi impegni, per -esempio, sulla progettata forza nucleare multilaterale? Tuttavia, come già oggi si può vedere, il discusso « viaggio senza interlocutori» intrapreso da Kennedy ha assunto un'importanza ben' maggiore di quella che avrebbe avuto un qualsiasi negoziato diplomatico avviato per risolvere specifici problemi. Kennedy infatti ha colto l'occasione della crisi europea per venire a prospettare questioni di carattere generale e a suggerire una impostazione, nuova e fondamentale, dei problemi dell'Occidente: e anzi da un punto di vista psicologico il momento è stato scelto con felice intuizione dell'opportunità. La serie dei discorsi di Kennedy — da Filadelfia, a Francoforte, a Berlino — costituisce difatti la formulazione dottrinaria della politica americana della nuova frontiera, ed è servita a ricordare agli europei che fra tutte le attuali incertezze dell'Occidente, gli Stati Uniti restano il pilastro essenziale e insostituibile di ogni strutturazione, di ogni stabilità, di ogni progresso del mondo libero. Certi deviazionismi più o meno recenti, e ricorrenti manifestazioni di fronda (pensiamo alla politica di De Gaulle, agli accordi bilaterali franco-tedeschi e anche ad alcune insofferenze inglesi) hanno più volte messo in causa la compattezza della Comunità atlantica inducendo alla tentazione di pensare che dall'America si sarebbe anche potuto prescindere, e che l'Europa prima o poi avrebbe potuto fare da sé, e forse fare meglio. Kennedy è venuto a ribadire, in questa vigilia di decisioni europee, che gli Stati Uniti rimangono al nostro fianco, a costo di affrontare non importa quale pericolo, convinti come sono che soltanto la più stretta delle intese-di collaborazione e integrazione fra i popoli del mondo libero può assicurarne la sopravvivenza. Unità Bell'Europa, anzitutto, e qu ndi unione solidale nella Comunità atlantica: queste le condizioni per affrontare i compiti rischiosi della coesistenza competitiva con i Paesi dell'Est. Erano affermazioni necessarie ( « la nostra unità, forgiata nel momento del pericolo, deve essere mantenuta nel momento della pace » ) e sono state accolte in Germania con entusiasmo delirante. Dal punto dì llSmqcirvista dell'effetto esteriore e dello spettacolo — se si vuole — il successo di Kennedy è stato travolgente, e di gran lunga superiore a quello ottenuto da De Gaulle nel corso del suo viaggio del settembre 1962. Ora però si tratta di trasformarlo in successo politico effettivo, come la concretezza richiede, e come probabilmente ne esistono le possibilità. Prova di queste è già l'annuncio che il presidente De'Gaulle si prepara a un ritorno in Germania, forse nel desiderio di ristabilire a proprio vantaggio il eli ma del settembre 1962: e in questa gara che si è aper ta a chi meglio conquista gli animi e i cuòri dei tede schi vengono a confronto due politiche nettamente distinte, l'una condotta in nome di vecchie concezioni nazionalistiche, e l'altra di una visione modernamente internazionale e supernazionale, quella che sola può dare al mondo la nuova pace. Tra le due, non v'è dubbio quale sia scelta dall'Italia. Il presidente Leone e il ministro Piccioni non verranno meno alla correttezza che si impone ad un Governo non ancora costituzionalmente perfetto, se in questi giorni riaffermeranno la immutabile fedeltà dell'irtalia ai principi della unità dell'Europa occidentale integrata dall'Inghilterra, e della Comunità atlantica che associa l'Eu ropa unita all'America. La prima occasione per la riaffermazione di questi concetti ispiratori della politica estera italiana, saranno le amichevoli conversazioni di oggi, domenica mattina, fra i nostri rappresentanti ed i francesi Pom-i pidou e Couve de Murville, che si trovano a Roma nel-| [mulinimi IIIIIIIIIIIIlllllll IIIIIItlil la propizia circostanza del l'incoronazione del Papa. Seconda occasione, più formale, sarà data dai colloqui di lunedì e di martedì col presidente Kennedy, per il quale comunque non sarà motivo di sorpresa l'at¬ • i« 11'■i'i'i■«'''''''<«''■'''■'><< ' i 11 r i < i r 111111 r i r i < teggiamento italiano. Se negli ultimi anni J'ItaMa ha variato la formula del proiprio governo, non per questo ha mutato di politica estera, fedele ad un principio di continuità che è il nostro migliore contributo alla causa della pace nel mondo. Vittorio Gorresio < 11 j 1111 i r 11111111111 ■ 1111111 f i f 111111 < r 1111111 r 11111 < 111 ■ 111