I cadaveri del «Comet»ancora sull'Argentera E' urgente raccogliere i resti per evitare epidemie

I cadaveri del «Comet»ancora sull'Argentera E' urgente raccogliere i resti per evitare epidemie L'aereo di re Ibn Saud è precipitato 14 settimane fa nel Cuneese I cadaveri del «Comet»ancora sull'Argentera E' urgente raccogliere i resti per evitare epidemie Rimangono almeno 12 salme • La neve sta per sciogliersi e il caldo accelererà la decomposizione • L'odore nella zona è già insopportabile • E stanno per arrivare i primi turisti - La cintura sanitaria adottata è per ora una misura di carattere cautelativo, ma il pericolo può diventare presto serio - Dichiarazioni del segretario dell'ambasciata saudita a Roma: « La lentezza nelle operazioni di ricupero non è imputabile a noi. E' un lavoro difficile e mancano gli uomini. Abbiamo richiesto anche l'intervento dell'esercito » - Bisogna rimediare a questa intollerabile situazione o |\'"' (Dal nostro inviato speciale) Terme di Valdieri, 28 giugno. Sono passate quattordici settimane dalla sciagura del Comet di re Ibn Saud, esattamente cento giorni da quel SO marzo in cui i diciotto occupanti dell'aereo si schiantarono contro i fianchi della Bifida delle Guide, nel massiccio dell'Argenterà. Ciò che è rimasto dei corpi sbrindellati — meno alcuni che è stato possibile recuperare sommariamente — giace ancora lassù, a 2700 metri. Il sole di giugno sta sciogliendo la neve nel cui spessore i resti delle vittime sono caoticamente annidati. Il caldo accelererà e intensificherà la decomposizione che la neve aveva soltanto ritardato.-L'odore nella zona è già diventato insopportabile, si diffonde, il renio talvolta lo trascina molto lontano. Un sentore raccapricciante, fatto di pietà e di orrore, giunge talvolta fino agli alpinisti che si spingono da quelle parti, opprime d'angoscia i loro cuori. La bella stagione invita alle passeggiate, in tre ore di marcia si può arrivare sul posto, chiunque può esser travolto dai miasmi che esalano da quei poveri resti. Alle preoccupazioni di natura umanitaria per quei corpi insepolti, si sono aggiunte ora ragioni d'indole igienico-sanitaria. Quei resti possono costituire un pericolo, è indispensabile e urgente eliminarlo. Una .segnalazione dei carabinieri, nei giorni scorsi, ha interessato la prefettura di Cuneo. Il prefetto dott. D'Addario ha chiesto il parere del medico provinciale dott. Lombardi. Risultato è stato un decreto emanato dal prefetto, col quale viene praticamente costituita una cintura sanitaria attorno al terreno infestato. Il decreto delimita la zona compresa nei valloni Morell, Souffi, Argenterà e Lourousa, interdicendone l'accesso a chiunque non sia incaricato del recupero dei resti. Sul provvedimento ci ha dato alcune spiegazioni il dott. Lombardi: <La misura adottata — egli ha detto — è di natura sanitaria e di carattere strettamente cautelativo Noti si tratta di fronteggiare un pericolo di infezioni o di epidemie: tale pericolo non esiste. Il provvedimento ha lo scopo di evitare che qualcuno, inoltrandosi incautamente sul posto, e venendo a contatto con i resti in decomposizione, possa rimanerne infettato. Siamo in una stagione d'intensa attività turistica e alpinistica, ed è possibile che gitanti e alpinisti si spingano fin lassù. Le sostanze organiche in decomposizione sono notoriamente infette, e chi tic venga a contatto può subirne conseguenze gravi. Si tratta dunque d'una misura eminentemente sanitaria, emanata con criteri prudenziali. L'intervento del prefetto potrà inoltre indurre chi di ragione ad accelerare le operazioni di recupero, che finora, per varie ragioni, sono andate troppo a rilento ». Localizzato, il 2 maggio, il luogo della sciagura, da due guide di Terme di Valdieri, Italo Alchieri e Andrea Ghigo, ed esauriti i rilievi della commissione d'inchiesta, un segretario dell'ambasciata saudita a Roma, il dott. Kamal Ha- bib, incaricò le due guide diassumere dei portatori e diprovvedere al trasporto delle salme in valle. Alchieri e Ghigo reclutarono una diecina di valligiani, e per mezzo dei elicotteri francesi che Wvevano partecipato alle ri-[cerche dell'aereo, raggiunsero agevolmente il posto. Ma quando, una settimana dopo, gli elicotteri furono ritirati dovettero andarvi a piedi, quattro ore di marcia fra andata e ritorno. Dissero allora che la paga di 2700 lire il giorno non li compensava abbastanza della fatica, e Kamal Habib la elevò a 3500. Ma quasi contemporaneamente — il 13 maggio — e^li fu chiamato a Roma, e i lavori furono in¬ ,terrotti. Una ventina di gior-\ni dopo, al suo ritorno il recupero fu ripreso. Un'opera difficile, faticosa, e perciò lentissima. Occorre scavare con le mani nella neve, mettendo da parte quanto viene rinvenuto. Si riempiono così dei sacchi di plastica. Ne sono stati riempiti sei, e ognuno è stato collocato in una bara e seppellito provvisoriamente nel cimitero di Valdieri. Le operazioni ci sono state illustrate dal dott. Kamal Habib, che le dirige personalmente recandosi ogni giorno nel vallone di Souffi insieme col personale addetto. < Sono da recuperare ancora dodici salme, e lo faremo il più sollecitamente possibile. Finora non abbiamo potuto fare più in fretta a causa dello spesso strato di neve che ricopre i resti e delle condizioni del tempo, che ripetutamente ci ha impedito di salire fin lassù ». Il dott. Habib ha proseguito: ■i II decreto del prefetto è ispirato dalla legittima esigenza di evitare ogni possibile pericolo per chicchessia, ma la lentezza dei lavori non è imputabile a una nostra negligenza. Nella riunione della commissione d'inchiesta tenuta il 7 giugno presso la direzione dell'aeroporto di Caselle prospettai la necessità di accelerare il recupero mediante l'intervento d'un reparto di alpini, e il nostro ambasciatore presentò ufficialmente la richiesta al ministero della Di¬ |/esa. atotj era certamente per 'sottrarci alle spese, ma per valerci d'un numero di uomini che non è possibile trovare fra i valligiani. Il ministero della Difesa non ha ancora da In una risposta, ma pare che invece r "7,7',/.idei soldati verranno adibiti \i vigili del fuoco, e che tra pochi giorni entreranno in azione ». Ha continuato il segretario dell' ambasciata saudita: « Il nostro governo si affidò fin dall'inizio a una ditta inglese, la Kenyon, specializzata nel recupero di vittime dei disastri acrei. I loro addetti hanno lavorato costantemente accanto ai valligiani. Ma essi stessi hanno dichiarato di non , poter procedere alla ricompo \sjzione e al riconoscimcnto delfe salme. Non si trovano che brandelli. Di due soli di essi sappiamo a chi apparte nevano. Una falange laccata di rosso, un pezzo di reggiseno con qualche lembo di pelle. Appartenevano dunque alla | hostess, l'unica donna a bordo dell'aereo. Tutto il resto è anonimo, il riconoscimento verrà fatto collettivamente e non individualmente. Così verran no sepolti i resti, ogni bara conterrà quel che conterrà Per questa ragione, non essendo identificabili, ì resti non potranno lasciare il territorio italiano. A suo tempo saranno fatti funerali solenni. Acquisteremo uno spazio adeguato nel cimitero di Cuneo, e lì verranno deposte le bare, attorno a un monumento che ricorderà il terribile evento». Che siano gli alpini o i valligiani o i vigili del fuoco, che siano in dieci o in venti o in trenta, è però indispensabile che il recupero sia compiuto con la massima sollecitudine. Bisogna porre rimedio a questa intollerabile situazione. Non soltanto perché quei poveri resti devono trovare finalmente pace in una tomba, ma per le ragioni cautelative d'indole sanitaria chiaramente espresse dal medico provinciale. Giuseppe Faraci I carabinieri trasportano i frammenti umani ricuperati nella zona dove è precipitato l'aereo di re Saud

Luoghi citati: Argentera, Cuneo, Roma, Valdieri