Kennedy rifiuta la scelta «o resa, o disastro atomico»

Kennedy rifiuta la scelta «o resa, o disastro atomico» Perché è stata abbandonata la strategia di Dulie*» Kennedy rifiuta la scelta «o resa, o disastro atomico» II Presidente ed il ministro McNamara preferiscono, alla rappresaglia «massiccia», la rappresaglia « graduata » - Vogliono poter reagire con armi convenzionali ad attacchi limitati Anche in caso di conflitto nucleare, le bombe H sarebbero gettate sulle città nemiche solo dopo l'iniziativa dell'avversario - L'arsenale atomico americano è tanto potente, da consentire questa strategia: che rende indispensabile il «telefono rosso» fra Casa Bianca e Cremlino (Nostro servizio particolare) New York, 28 giugno. Fino al 1949 gli Stati Uniti hanno avuto il monopolio atomico. Era una situazione estremamente comoda: bastava mostrare i denti perché i russi, ai quali Lenin aveva insegnato a non correre rischi inutili, si ritirassero in buon ordine. Quando Mosca entrò a sua volta nella corsa atomica, gli americani conservarono il loro vantaggio grazie alla bomba H. La guerra di Corea, nel 1950, dimostrò tuttavia che le cose non erano così sera' plici come la nuova strategia nucleare poteva far ere dere. Gli americani non ritennero di dover rispondere con le armi atomiche all'aggressione « convenzionale » dei nord-coreani. Ad un attacco « limitato » replicarono con le armi « classiche » ; e solo all'ultimo momento, per indurre il nemico a fir mare l'armistizio, agitarono — del resto assai discretamente — la minaccia di ricorrere alle atomiche nel caso in cui i cino-coreani ri' prendessero l'offensiva. Da allora tutti i paesi del la Nato si misero sulla stra da del riarmo convenzionale, allo scopo di far fronte ad un eventuale attacco limitato in Europa e di comperi sare la superiorità numerica degli effettivi sovietici il giorno in cui l'Urss avesse raggiunto l'Occidente nella gara nucleare. Lo choc della guerra co reana fu enorme sull'opimo ne pubblica degli Stati Uni ti. L'idea che tanti giova ni fossero caduti in terra lontana per nulla, senza che — per la prima volta nella storia — la bandiera stel lata fosse tornata in pa tria vittoriosa, era insopportabile. Gli americani pretendevano che il Paese non fosse più coinvolto in conflitti locali, in previsione dei quali si sarebbero dovuti mantenere — in tempo di pace — troppi uomini alle armi. Eisenhower si acconciò dunque alla dottrina della « rappresaglia massiccia », che John Foster Dulles espose il 12 gennaio 1954 in questj.-termini: « Non c'è difesa locale che possa contenere da sola la potenza d'urto del mondo comunista. Essa deve essere rafforzata dalla minaccia del ricorso alla rappresaglia massiccia». ». La difesa americana « deve basarsi soprattutto su una grande capacità di esercitare rappresaglie immediate con i mezzi e nei luoghi di nostra scelta ». Questa strategia « sull'orlo dell'abisso » era quasi elementare: grazie ai bombardieri a grandissimo raggio, fn grado di portare l'atomica, ed alla rete di basi aeree in Europa, gli americani potevano raggiungere agevolmente l'Unione Sovietica, mentre il loro territorio era in pratica al riparo da qualsiasi attacco. Quanto a ciò che avrebbe potuto significare il ricorso alle armi atomiche, Washington non se ne curava gran che: si era convinti che bastasse nominarle, e minacciare, per dissuadere l'avversario dal prendere la iniziativa. Questa dissua sione, che non lasciava all'Occidente altra scelta fra la risposta totale e la capitolazione, ha le caratteristi che di ciò che gli americani chiamano « spasmo » : un salto nel buio. Con la comparsa degli sputnik sovietici, e della loro naturale creatura — i missili intercontinentali — gli S—ti Uniti si videro minacciati a loro volta di rappresaglie massicce, qualora avessero impiegato l'atomica per primi. Era indispensabile ricorrere ad altri mezzi per rispondere ad attacchi limitati. La miglior prova che questa considerazione non era gratuita la si ebbe nel '58 quando — esattamente un anno dopo la messa in orbita del primo satellite artificiale sovietico — Kruscev lanciò l'« ultimatum » a Berlino. Per far fronte alla nuova situazione strategica, il gen. Norstad ( allora comandante supremo della Nato in Europa) ideò la teoria della «soglia» e della spausa». La «soglia» era il limite a partire dal quale il ricorso alle armi nucleari — gsvpbtdn prima tattiche, poi strategiche — diventerebbe indispensabile. La « pausa » doveva dare al nemico il tempo di riflettere e trattare prima di tuffarsi a testa bassa nell'Apocalisse. Entrambe presupponevano evidentemente che gli alleati disponessero del massimo numero di mezzi classici ed atomici. Tale era l'obiettivo del famoso piano della Nato « Me 70 » che non fu mai completamente realizzato. Cosi la risposta da « spasmodica» tendeva a divenire « flessibile », proporzionata alla provocazione ed alla posta in gioco. Ma occorreva che la « flessibilità » fosse totale, vale a dire che non esistesse un'arma di cui il nemico potesse ragionevolmente pensare che non si sarebbe osato impiegarla in caso estremo. Di qui l'idea di completare la strategia tradizionale del mondo libe ro, che si definisce della « dissuasione » ed è tanto politica quanto militare, con una strategia di guerra pu ra e semplice. E' ciò cui s'è dedicato il ministro McNamara con la collaborazione di una équipe fortemente influenzata da Hermann Kahn, lo stratega della guerra nucleare. Il conflitto atomico cessa di essere uno « spasmo », un suicidio collettivo, per di ventare una guerra come le altre, nella quale è nedessa rio distruggere al massimo il potenziale militare del nemico subendo il minimo danno, ed assicurandosi la possibilità della sopravvivenza, Il potere politico dovrà dunque mantenere a qualsiasi prezzo ciò che al Pentagono chiamano « i tre C » : il co mando, il controllo, le comu nicazioni. Bisognerà che in qualsiasi momento Kruscev (o il suo successore) abbia il .modo di far sapere che egli si ferma sull'orlo del baratro, e che le operazioni possono essere effettivamente sospese. In questo quadro non si può non apprezzare l'importanza della « linea diretta » fra il Cremlino e la Casa Bianca e non meditare sulla celebre teoria no cities di McNamara, che suscita in Europa qualche sorriso ironico. Il suo principio è tuttavia assai semplice : si tratta di reintrodurre nella strategia la nozione di « pausa » del gen. Norstad, di conservare un'ultima possibilità di salvezza per il genere umano, anche dopo la prima salva di missili. Perciò i sovietici sono stati informati che gli americani, se saranno costretti a far uso di cariche atomiche, dirigeranno i loro missili esclusivamente su obbiettivi militari. Ma se l'Urss attaccherà per prima le città degli Stati Uniti, la folgore si abbatterà su Mosca, Leningrado, Kiev, sterminando in un sol colpo qualche decina di milioni di russi. L'America ne ha i mezzi: possiede una forza tstZnrkitftpgl(aurvdanirll termonucleare in grado di sopravvivere a qualsiasi attacco. L'ampiezza di questi mezche danno agli america- msibddZI ni « una capacità di uccidere più del necessario» (overkilling capability) e rendono inutile la costruzione di altre armi atomiche, ha del fantastico. I Minuteman intercontinentali oggi sono prodotti in serie: uno al giorno, al prezzo di un milione di dollari ciascuno (620 milioni di lire), che è assai inferiore al costo di un modesto aereo da guerra. Sono tenuti in silos scavati nel terreno e protetti da alcuni metri di cemento armato: le basi di lancio sono invulnerabili. Prosegue inoltre il varo dei 3ottoma rini atomici con missili «Po laris». I tecnici continuano le ricerche sul missile anti- missile. Riusciti esperimenti sono già stati compiuti con il razzo « Nike-Zeus », così battezzato dai nomi della dea greca della vittoria dal dio dell'Olimpo. Non se ne è ordinata la costruzione in serie perché non è possibile affermare con certezza che non sarà superato dalle scoperte so vietiche nel campo della intercettazione missilistica. Nel quadro di un programma che costerà 10 miliardi e mezzo di dollari in chi' que anni (7 mila miliardi di lire), si è dunque deciso di continuare le ricerche sul « Nike-Zeus » e di studiare un dispositivo più moderno, il * Nike-X » (non si è trovato un dio degno di succedere a Zeus). André Fontaine Copyright di «l,e Monde» e per ''Italia de «T.a Stampa» mtcaldVepaU

Persone citate: André, Eisenhower, Fontaine, Hermann Kahn, John Foster Dulles, Kennedy, Kruscev, Lenin