Varie «astratta» ha migliaia d'anni

Varie «astratta» ha migliaia d'anni Varie «astratta» ha migliaia d'anni E' un segno classico di vitalità culturale che un paese diventi paese traduttore. L'Italia, continuando ed ampliando in varie direzioni un'iniziativa che durante il fascismo, fu soprattutto crociana, dà larga prova di questa .vitalità, che significa anche ricchezza di domande e desiderio di confronti. Va da sé che non tutte le esperienze che gli editori of-j frano sono egualmente valide e giustificate, anzi. Il numero non corrisponde sempre alla qualità. E perciò, col rammarico che si sia perso tempo a tradurre opere come la « Prospettiva forma simbolica» del Panovsky, un libro da specialisti e quindi da essi leggibile nel testo, e superato del tutto dai lavori del Beyen e più recentemente e radicalmente da quelli del Gioseffi, oppure opere come la « Simmetria» del Weyl, che riflette interessi e problemi del tardo Ottocento e dei suoi incroci metafisici-naturalistici, fa piacere di esprimere il pieno consenso che motiva la traduzione di un'altra opera di Alois Riegl. Si tratta dei € Problemi di stile», tradotti da Mario Pacor e presentati con impegno da un giovane e valente studioso, Arturo Carlo Quintavalle (Feltri nelli, 1963. PP- XXVI + 338 ili.), il quale ha anche traccia to un utile profilo dell'influenza avuta dal Riegl sugli studi italiani di archeologia e di storia dell'arte, dal (Salassi al Bottini, che ne è stato uno dei più sagaci interpreti e svolgitori, e a chi scrive. Ed anzi è di grande interesse constatare che il Riegl è stato meglio meditato, inteso e continuato nella cultura italiana, che in quella germanica ed austriaca sopraffatte dal sociologismo e dallo psicologismo, mentre il RiegL appartiene ancora alla grande linea degli storici che hanno forte e originale l'esigenza ed il senso del rapporto tra la storia e la forma artistica. Ci sono libri che muoiono coi momenti e le fasi di cultura di cui sono proiezioni, ci sono libri che nascono morti, ci sono libri che vivono e che, pur nei superamenti, debbono essere sempre richiamati come contenenti e condizionanti lo sviluppo di un problema, ed hanno così una loro perennità. Fra i libri di questo genere è anche, con gli altri suoi, questo del Riegl, che pure fu scritto nel 1893, settant'anni fa, e non ha perduto nulla del suo incisivo potere di formazione, senza dire che nessuna ricerca ulteriore ha scalfito i risultati fondamentali del lavoro, tra l'altro d'immensa gittata spaziale e temporale. Il titolo è generale e teorico, il sottotitolo è storico, e chiarisce che si tratta dei « fondamenti di una storia dell'arte ornamentale ». In una cultura artistica come la nostra dove, salvo poche eccezioni, la storia dell'arte è intesa e praticata prevalentemente come storia della pittura, e magari della pittura commerciabile, tra il Dugcnto e l'Ottocento italiano, è da scon tare che la coraggiosa iniziativa editoriale troverà poca udienza. Ritmeranno la lettura, per competenza specialistica, agli archeologi, che poi, anche qui sai vo eccezioni, di questi problemi non si occupano per nulla. Non si tratta forse di stile geometrico, di stile araldico, de gl'inizi dell'ornato con motivi vegetali e dello sviluppo del tralcio ornamentale dall'antico Oriente (Egitto, Mesopotamia, Fenicia, Persia) all'arte mice nea, all'arte attica primitiva, all'arte ellenistica e romana, e per essa all'arte bizantina ed islamica? Può interessare questo gran dioso ciclo collegato di esperienze di stilizzazione geometrica e di trasformazione estetica del reale a chi non si occupi di quel lontano passato, pur se a causa ' delle migrazioni dei popoli delle stesse interne mutazioni non si possano ignorare quei fondamenti che serbano attualità e pregnanza sino al periodo dei Carolingi e degli Ottoni, nell'arte occidentale? Non solo può, ma deve interessare, per due ragioni principali. La prima è che i libri che non sono repertori o strumenti si leggono non per il loro contenuto specifico, o meglio non come semplice aggiunta al pos sesso della vita storica, ma per il loro metodo mentale e per la loro capacità formativa (la grande cultura illuminista-romantica tedesca inventò il ter mine di Bildungsroman). La se conda ragione è più attuale I Riegl. in sostanza, ha dato la prima, che sinora è anche l'ultima storia ricostruttiva dell'arre astratta nelle prime civiltà mediterranee, storia che dovreb¬ s be essere continuata, in modo integrale con quella delle cosiddette « arti maggiori », anche per le epoche successive, se si voglia avere dell'arte una conoscenza storica concreta e non, nel complesso, falsa o monca come quella ch'è sinora prevalsa. Il Riegl percorse, per questa integrazione necessaria, la strada regia, che fu quella di porre in relazione non meccanica, ma già dialettica, la cultura anche filosofica, religiosa e scientifica con le 'manifestazioni artistiche, e potè cosi comprendere o cominciare a comprendere come e perché la stilizzazione metrica e geometrica si giustifica in una poetica inquadrata in concezioni dell'essere trascendente, teogonie o cosmogonie, e come potè divenire atto espressivo o diventare cultura, connessione estetica, comunicazione; basti pensare che una visione distintamente storica come questa scade di lì a pochi anni nel meccanicismo bipolare astratto-organico di un Worringcr, per valutarne totta la portata. Consiglierei dunque vivamente, a tutti gli artisti « astratti > odier ni, e specialmente ai loro studiosi e commentatori, la meditazione del libro del Riegl. Che ispira ancora simpatia profonda e che dà forza, anche per un altro motivo. Chi innova in cultura si è trovato sempre e si trova a dover avere come complementare, l'attività « polemica », nel senso, beninteso, di necessaria revisione, di sceveramento, di ricollegamento a precedenti fecondi, dì dimostrazione del perdurare anacronistico di posizioni insufficienti o inadempienti. In Italia, dal De Sanctis al Croce, per finire un più recente (e che fu provvido) « elogio della polemica », abbiamo fatto quest'esperienza largamente, ed è stata, lo vediamo; bene oggi, la condizione del progresso culturale moderno. Anche il Riegl si trovò, di fronte agli storici e critici del suo tempo, materialisti, sociologi, psicologi, causalisti e peggio, nella stessa necessità polemica, e l'esercitò serenamente e fermamente, chiamandola « attività del negare », con bella espressione ancora di stampo hegeliano. Carlo L. Ragghiatiti

Persone citate: Alois Riegl, Arturo Carlo Quintavalle, Carlo L., De Sanctis, Gioseffi, Mario Pacor, Weyl

Luoghi citati: Egitto, Italia, Mesopotamia, Persia