Henry de Montherlant dileggia l'Accademia di Sandro Volta

Henry de Montherlant dileggia l'Accademia Nel discorso d'investitura fra gli «Immortali» Henry de Montherlant dileggia l'Accademia Ha parlato in una saletta privata, senza uniforme, con impertinenza - Non voleva l'elezione; l'ha accettata, pur sapendo che i migliori letterati non l'hanno avuta j (Dal nostro corrispondente) Parigi, 20 giugno. L'Acade'mie Francaise, questa raccolta di duchi, di generali, di prelati e di scrittori in massima parte mediocri, ha ricevuto oggi il maggiore affronto dalla sua fondazione in poi. Lo deve ad Henry de Montherlant, uno scrittore che probabilmente non sarebbe mai stato chiamato a farne parte se sotto la cupola degli « Immortali » non prevalesse appunto la mediocrità. La storia della sua elezione è, d'altronde, un seguito di umiliazioni per ì'Académie. Incominciò quasi dieci anni fa, nel 1954, quando Montherlant scrisse ad Henry Bordeaux: « Se l'Accademia francese manifestasse con una elezione il gusto di accogliermi, lo considererei un onore ». Era la presentazione della candidatura, ma- non nei termini prescritti dalle tradizioni accademiche e non venne presa perciò in considerazione; però lo scrittore rifiutò di farla nella forma dovuta e dichiarò pub blicamente: «Mi eleggeranno quando" sentiranno in me odo re di moribondo ». Tuttavia, nel 1960, egli andò a trovare il segretario perpetuo dell'Accademia e combinò con lui una nuova procedura che lo dispensasse dalla formalità di far visita ad ognuno degli accademici per sollecitare il loro voto. Ven ne eletto cosi ad occupare il seggio lasciato vacante dalla morte di André Siegfried; pe rò, subito dopo l'elezione, eb be il cattivo gusto di affermare: « In nessun momento, per scritto, ho espresso a un accademico, o a chiunque altro, il desiderio di essere eletto membro dell'Accademia francese ». Era un'affermazione che metteva in una situazione molto scomoda il segretario perpetuo, il quale s'era impegnato per lui. Ci furono smentite, proteste, polemiche. Egli avrebbe dovuto presentarsi comunque sotto la cupola a pronunziare l'elògio funebre del suo predecessore; ma, con vari pretesti, aveva sempre evitato di farlo. Finalmente, trentanove mesi dopo l'elezione, ha accettato di pronunziare oggi il discorso. Ma, presentando un certificato medico che lo dichiara affetto da vertigini e da agorafobia, e quindi non in condizione di parlare davanti ad un pubblico numeroso, ha ottenuto di pronunciarlo in una saletta a porte chiuse davanti ai soli accademici, invece che con la consueta cerimonia. Inoltre, ha rifiutato di farsi l'uniforme. Dopo tanti capricci, ha preso finalmente la parola per dire che si è divertito a fare il conto degli scrittori francesi che non fanno parte dell'Accademia, pur meritandolo, e ne ha trovato quaranta: « Una seconda Accademia — ha detto — la casa di faccia >. Insistendo poi su questo tema, ha proseguito: « Fra questi scrittori che non sono stati eletti, vi son quelli che non han potuto esserlo a causa della loro professione, o della loro giovinezza, o dei debiti ». Tre, tuttavia, ne ha trovati ctMpsLScqmresadv che hanno rifiutato di far parte dell'Accademia, Chi sono? Montherlant non lo h' detto, però i loro nomi soni jnosciuti da tutti: André Malraux, Louis, Aragon e Jean-Paul Sartre. - - . Tutto il discorso del neo-accademico è stato tenuto su questo tono impertinente, come se avesse voluto rinfacciare agli « Immortali » di averlo eletto contro la sua volontà, e più scandalizzati ne sono stati naturalmente coloro che avevano sostenuto la sua candidatura. Quando poi è arrivato al panegirico di André Siegfried, lo ha fatto con tante riserve e sottintesi da far capire che l'elogio funebre era una pura formalità, che non implicava affatto la sua ammirazione per il predecessore. La strana cerimonia di oggi ha senza dubbio accresciuto le avversioni che Henry de Montherlant ha negli ambienti culturali francesi, accentuate dallo scarso valore delle sue opere più recenti. Molti però affermano che la maggioranza degli accademici, avendolo voluto eleggere nonostante tutto, sì sono meiìtati l'oltraggio. Sandro Volta

Persone citate: André Malraux, André Siegfried, Aragon, Henry Bordeaux, Henry De Montherlant, Jean-paul Sartre

Luoghi citati: Parigi