Come furono eletti gli ultimi sei Papi di Luigi Salvatorelli

Come furono eletti gli ultimi sei Papi Come furono eletti gli ultimi sei Papi Nella storia del papato, dalla Rivoluzione francese in poi, pos' siamo fare una suddivisione alla morte di Pio IX. In quel pontificato, di una lunghezza (quasi 32 anni) fino ad oggi insuperata, maturarono e giunsero a compimento due eventi maggiori: l'assoluta supremazia papale entro la Chiesa, e la fine del potere temporale. I due fatti erano collegati strettamente insieme, quantunque sembrassero di carattere opposto; e il collegamento ebbe massimo risalto dalla data cronologica comune, 1870, con una distanza di appena due mesi l'uno dall'altro (18 luglio, :o settembre). E' stato osservato da un pezzo, nelle successioni papali da Pio IX e Benedetto XV, un ritmo alternante. Papa Pecci segna un cambiamento rispetto a Pio IX, Papa Sarto altrettanto, rispetto a Leone XIII, Papa Del la Chiesa idem rispetto a Pio X. A suo tempo questa alternanza fu caratterizzata con i termini di Papa religioso e Papa politico. Adesso, questi termini e la loro contrapposizione sembrano andati in disuso. Non ricordo che essi abbiano spiccato nei discorsi e nelle previsioni per il Conclave da cui uscì Papa Gio vanni XXIII : adesso, poi, non li sento affatto usati per il nuo vo Conclave. E infatti, per la natura ^tes§a_j,icj.k. jChicsa_ia,V: tolica — la più ampia e robusta organizzazione del globo terracqueo, e al tempo stesso la maggiore confessione cristiana — il Papa è inevitabilmente religioso e politico a un tempo. Colui che è stato celebrato come il Papa religioso per eccellenza, ed è stato canonizzato, Pio X, fece in Francia e in Italia in un decennio più politica di quanta ne abbia fatta in un ventennio Pio XII. Volendo sostituire codesto binomio con un altro, potremmo forse parlare di pontificati di concentrazione o di espansione: rivolti, cioè, prevalentemente alla vita interna della Chiesa, oppure alla sua posizio ne ed azione nel mondo. Ma mi accorgo subito che il binomio nuovo non regge più del vecduo. Nessun Pontefice, evidentemente, può non adoperarsi quotidiap-ncnte per il buono stato interno della Chiesa-, ma al tempo stesso non può non dirigere questo buono stato in vista della missione evangelizzatrice della Chiesa medesima. Il Pasce oves meas e il Docete aiìtnes gentes sono indivisibili. Varia soltanto, entro certi limiti, lo stile del l'una e dell'altra opera; varia altrettanto e più il modo del loro congiungimento. * * Se vogliamo, nonostante tutto, trovare una linea, un significato, nella successione dei sei Conclavi da Leone XIII a Giovanni XXIII, anche allo scopo di meglio prepararci a intendere questo settimo Conclave, la chiave che può servirci meglio è quella della continuità o del cambiamento rispetto al pipato precedente: beninteso, cambiamento entro il quadro costante dell'ortodossia cattolica. Che il cardinale Gioacchino Pecci riuscisse eletto il 20 febbraio 1878, alla terza votazione, con 44 voti su 60, fu dovuto al bisogno universalmente sentito di ristabilire rapporti meno tesi fra il papato e i governi civili, fra la Chiesa e il mondo. La controprova, se pur ce ne fosse bisogno, è data dal fatto che già alla prima votazione Pecci raccolse diciannove voti, mentre il più favorito dopo di lui, il campione degli intransigenti Bilio, non ne ebbe che sci. E se il Bilio al pomeriggio sali a sette, Pecci fece un balzo a ventisei. Altrettanto e più significativo il fatto che il capo dei cardinali « giovani » nominati da Pio IX negli ultimi dicci anni (quelli della maggior «chiusura »), il Bartolini, fu il fautore più zelante della candidatura Pecci. Nel Conclave successivo alla morte di Leone XIII, a prima vista, le cose andarono assai diversamente. Il favorito del Conclave apparve il segretario di Stato Rampolla, perchè continuasse la politica di Leone XIII. Tuttavia contro i suoi 24 voti del primo scrutinio, il competitore Gotti ne raccolse 17. Si dice generalmente che fu il veto austriaco a impedire l'elezione di Rampolla; ma è una affermazione gratuita. C'era contro di lui dall'inizio un piccolo gruppo (cinque) di oppositori implacabili, che già al primo scrutinio votarono Sarto. Gottiarii e sartiani sommavano a ben più che un terzo del Conclave: bloccavano cioè Rampolla. Su bito dopo il veto, questi salì da 29 a 30; ma Sarto arrivò a 24, essendosi concentrati su di lui gli avversari di Rampolla. Rampolla quindi andò scendendo precipitosamente a 24, 13, 10. Sarto alla manina del quarto giorno salì a cinquanta, su sessantatre. Più complicato fu il Conclave di Papa Ratti, che apparve impastato su due coppie, di continuità e di reazione: Gasparri e Alarli; Alcrry Del Val (il segretario di Stato di Pio X) e La Fontaine, patriarca di Venezia. MtumprspneGavsitagònenoL(nvesuprpecopiplu•spctiliaqa—qnseCdi Ma anche Ratti non fu candidatura improvvisata : ebbe al: primo scrutinio cinque voti — proprio come Sarto —, e fu poi spinto avanti dalla-concentrazione su di lui degli « antidcstri » : Gasparri stesso — che aveva avuto i voti del Maffi — consigliò di votare per lui. La lotta, alquanto confusa, si prolungò fino al secondo scrutinio nella mattinata del quarto giorno (6 febbraio 19:2), quando il La Fontaine cadde da 18 voti (ne aveva avuti fino a 22) a nove, mentre Ratti raggiunse i 42, su 53. Che Pio XII fosse eletto al primo giorno quasi all'unanimità, perchè considerato il più sicuro continuatore di papa Ratti, e più precisamente dell'ultimo papa Ratti, è cosa nota. Troppo lungo e fuori luogo, sarebbe •spiegare come codesta perfetta continuità con il Ratti degli ultimi due anni non si verificasse. Del Conclave di papa Roncalli nulla si è saputo (per quello almeno che io conosco) con qualche sicurezza. Ala che egli abbia trovato la sua maggioranza — o almeno il nucleo solido di questa — presso coloro che erano scontenti dello stato delle cose nel governo supremo della Chiesa durante gli ultimi anni di Pio XII, è sicuro. V'è una cppdmvtapPtrnacfdtleLtderdcacpAcCvssdniiiiiimiiiiiiimimimiiiiimiiiiiiiim iiiiii certa somiglianza tra la fine del pontificato leoniano e quella del pontificato Pacelli. Si è parlato di Ottaviani quale competitore maggiore di Roncalli. Se ciò è vero, io dirci che neanche Ottaviani rappresentava una vera e propria continuazione di papa Pacelli: piuttosto, una concentrazione della Chiesa su un piano di rigoroso conservatorismo all'interno, di battagliera ostilità contro il « marxismo » al di fuori. Non dovrebbe essere alieno da tale piano uno dei « favoriti » d'oggi — a sentire, almeno, le chiacchiere dei giornali —, il Lcrcaro (di cui si ricorderà la protesta sonora contro la condanna del vescovo di Prato). Un altro e maggior favorito, il Montini, rappresenterebbe la candidatura di continuità: per quel tanto che si può parlare di continuità a proposito di - una personalità così originale come quella di papa Roncalli. Ala ormai Sat prata bibere. Aggiungerò solo che il detto comune: «Chi entra papa in Conclave, ne esce cardinale », va preso con più di un grano di sale. In questa mia breve esposizione di sci Conclavi, elezioni di veri e propri Homines novi non compaiono. Luigi Salvatorelli iiimiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiii

Luoghi citati: Francia, Italia, Prato, Venezia