Il P.M. domanda Venticinque anni per ognuno dei 3 irati di Mazzarino

Il P.M. domanda Venticinque anni per ognuno dei 3 irati di Mazzarino Il P.M. domanda Venticinque anni per ognuno dei 3 irati di Mazzarino Il magistrato ha detto ai giudici: «Stracciate la sentenza di primo grado e restaurate il prestigio della giustizia» - Nel primo processo, i cappuccini erano stati assolti - Conferma delle condanne per gli imputati laici (Nostro servizio particolare) Messina, 17 giugno. A conclusione della sua requisitoria al processo d'appello, il Procuratóre Generale, dott. Aldo Cavallari, ha chiesto la condanna a 25 anni e 8 mesi di reclusione per ciascuno dei tre frati di Mazzarino — padre Carmelo, padre Venanzio e padre Agrippino — ritenuti responsabili dei reati di associazione a delinquere, omicidio preterintenzionale ed estorsioni continuate. L'accusatore ha chiesto inoltre 11 rigetto dei motivi di appello presentati dai laici e la conferma della condanna: 30 anni ciascuno per Giuseppe Salemi e Girolamo Azzolina, e 14 per Filippo Nicoletti. Per i tre religiosi, inoltre, il pubblico accusatore ha domandato il pagamento di 250 mila lire per porto abusivo d'armi. Padre Agrippine e padre Carmelo non sono punibili per la simulazione, essendo il reato estinto dall'amnistia. La requisitoria del dott. Cavallari è durata, in complesso, sedici ore. Toni drammatici sono stati toccati stamane dall'accusatore che, nel sintetizzare gli argomenti trattati nei giorni scorsi, si è soffermato ancora una volta a porre in evidenza la personalità dei frati, il loro contraddittorio comportamento sia durante la fase istruttoria che durante il processo di primo grado, e il loro comportamento nei confronti delle vittime, « privo di un senso di pietà e carico di arroganza e prepotenza». Il P. G. è tornato inoltre ad occuparsi dell'ortolano del convento, Carmelo Lo Bartolo, «un pover'uomo, il cane fedele dei monaci, trasformato dai religiosi da ladro in assassino ». Sminuendo la personalità dell'ortolano, il magistrato ha inteso dimostrare la posizione preminente dei frati" nei delitti di cui si occupa il processo, argomento questo che serve all'accusatore per rigettare la formula dello «stato di necessità» applicata dai giudici di primo, grado che ritennero padre Carmelo, padre Venanzio e padre Agrippino succubi dell'imponente e malvagia personalità di Carmelo Lo Bartolo, e per questo li assolsero. Nel concludere la requisitoria, il dott. Cavallari ha paragonato 1 tre religiosi a Giuda, provocando la reazione dei difensori. « La storia insegna — egli ha detto — che un Maestro invitò i suoi discepoli a spogliarsi di tutti i loro averi ed essi si spogliarono; a giurare che avrebbero in ogni caso dovuto vivere in povertà, e loro giurarono e lo seguirono. Ce ne fu uno, però, che pure aveva giurato ma che fu abbacinato. Era Giuda. Egli subì il fascino dell'oro e per trenta denari vendè il Maestro, Cristo. Ebbene, in questo processo, di Giuda, ve ne sono tre: padre Carmelo, padre Agrippino e padre Venanzio ». Il paragona ha urtato 1 difensori, un dei quali, l'avv. Dante, ha commentato: « Questa è una farsa! ». Il Procuratore Generale ha replicato: « Una farsa è stata la sentenza di primo grado! Presidente, lo chiedo che questa espressione dell'avv. Dante venga messa a verbale»: Il Presidente è intervenuto energicamente per respingere l'affermazione del difensore, ma non ha accettato di fare inserire a verbale l'espressione usata dal legale. Riprendendo e avviandosi alla conclusione, il dott. Cavallari ha detto, rivolto ai giudici popolari: « Se voi con purezza d'animo, senza prevenzione e con la luce della ragione valuterete tutti gli elementi di accusa e di difesa al solo scopo di compiere un atto di giustizia, io sono certo, signori, che voi, uomini d'ono re, straccerete la sentenza di primo grado e restaurerete il prestigio della giustizia, della ragione e della verità ». Il processo continuerà do mani. La parola è ora ai difensori. La sentenza è prevista per il 5 luglio. g. m.

Luoghi citati: Mazzarino, Messina