Il "Giro" ha ravvivato l'interesse per il ciclismo grazie alle affermazioni dei corridori più giovani di Vittorio Varale

Il "Giro" ha ravvivato l'interesse per il ciclismo grazie alle affermazioni dei corridori più giovani Il duello Balmaniion-Adorni e le vittorie di Taccone hanno appassionato gli sportivi Il "Giro" ha ravvivato l'interesse per il ciclismo grazie alle affermazioni dei corridori più giovani Con la Maglia rosa ed i suoi più tenaci avversari, si sono posti in luce anche Zancanaro, De Rosso, Enzo Moser, Fontona, Balletti e Zilioli - Fra i velocisti, in evidenza Bariviera e Vigna - A molti manca ancora l'adeguata esperienza internazionale: per questo è azzardato fare confronti con i grandi campioni del passato (Dal nostro inviato speciale) Milano, 10 giugno. Dato l'interesse che ha suscitato nei vasti strati della popolazione che, solitamente, non seguono con molta attenzione né continuità le nostre faccende sportive (a un certo momento ha persino dovuto intervenire il governo per impedire che brutti fat¬ ti ne impedissero la prosecuzione), quest'anno il Giro d'Italia ha avuto uno svolgimento contrassegnato da alcuni episodi che meritano di essere sottolineati, almeno per quel tanto d'istruttivo e di chiarificatore che racchiudono. Sotto il profilo sportivo — quello che non solo maggior¬ mente, ma esclusivamente ha interessato le folle dopo assicurata la prosecuzione del Giro — è indubitato che il succedersi delle alterne vicende ai traguardi di tappa ed al sommo della classifica generale, hanno tenuto discretamente desta l'attenzione. E' stato un Giro equilibrato, un Giro combattuto, onesto e leale fino al limite che possono esserlo manifestazioni del genere. Non si è ritornati, è vero, al tempo degli appassionanti duelli fra Coppi e Bartali, fra Coppi e Koblet, ma che questa volta il Giro abbia fatto vibrare certe corde con una vivacità non toccata l'anno scorso (prima vittoria di Balmamion) è un fatto indiscutibile. Vi hanno concorso varie circostanze, grazie alle quali tre uomini si sono portati sulla scena, accentrandovi la curiosità delle folle: Adorni e Balmamion pel duello che hanno ingaggiato, e terminato con la meglio del piemontese sull'emiliano, e Taccone per l'esplodere della sua personalità e la serie dell? sue vittorie di tappa. Queste sono state ben cinque (contro le tre di Bariviera, le due di Adorni e di Carlesl, ecc., e la nessuna di Balmamion), ma del tutto insufficienti a fargli riguadagnare il tempo e le posizioni perdute fin dalla prima tappa. In compenso, quale popolarità — persin maggiore di quella meritatasi dal vincitore del Giro, — egli si è fatta! Come « personaggio » è un fatto che Taccone lo è diventato grazi.; anch? alla sua capacità di < recitare » come fosse un attore consumato, col suo eloquio e le sue volute originalità. Già si è accennato che, pur raggiungendo con i protagonisti maggiori una discreta quota di passionalità, nel suo complesso, questo Giro ha confermato che il ciclismo italiano è rimasto fermo nello stato di mediocrità che vari anni di continue mortificazioni subite nei confronti internazionali sulle nostre e sulle altrui strade, minacciano d'eternare. Che cosa sia mediocrità, mi spiego. Vuol dire che ci sarebbe voluta almeno la rivelazione d'un autentico campione, l'effettuazione d'una grande impresa atletica, oppure che gli scontri, le hagarres, i duelli non si fossero limitati fra attori di second'ordine al quali i leaders ogni tanto lasciavano libera uscita perché non pericolosi nella classifica, oppure semplicemente che questi scontri téte à téte non venissero rimandati alla tappa e mezza delle Dolomiti, come appunto fecero Adorni e Balmamion. Al Tour con le prove a cronometro, e da noi con la «cavalcata dei Monti PaUidi» si concentra in una sola giornata, o in due al massimo, la possibilità di vincere, o di perdere, la maglia gialla o la maglia rosa. Segni positivi, tuttavia, e tali da ingenerare una certa fiducia nell'avvenire, sono da ravvisare nella affermazione della nuova generazione, detta dei « ventltreenni », che dal migliore di essi, Balmamion, va a Taccone passando per Zancanaro, De Rosso, Enzo Moser, Fontona, Bailetti, Zilioli, comprendendovi il venticinquenne Adorni. Generazione di fronte alla quale quella di Baldini, Parabianco, Defilippis, Carlesl, Ronchini, Massignan è ormai ridotta a difendersi sugli ultimi spalti. Anche fra 1 velocisti, gli anziani sembrano consumati, ridotti a far da comparse. Due giovani si sono rivelati: Bariviera e Vigna, ma anche per essi vale la distinzione, che si tratta di prodótti privi di esperienza internazionale. Si vada adagio, anche a loro riguardo, avanti di scomodare il ricordo dei « grandi » con azzardati raffronti. Come è stato imprudente accostare Adorni a Koblet, altrettanto sia detto per Bariviera riguardo a Van Steenbergen. Basta osservare la fotografia della volata di Ieri, al Vigorelli. Chi se l'immaginava, il grande Rik, arrivare com'è arrivato Vendramino con tutto quel vuoto davanti? A Darrigade, per soffiare a Coppi un certo Giro di Lombardia che il nostro credeva già' d'aver vinto, bastarono uno spiraglio fra un groviglio di ruote e dieci metri liberi, al largo. Vittorio Varale

Luoghi citati: Darrigade, Italia, Lombardia, Milano