Le donne che dirigono con abilità aziende non sempre hanno tempo per pensare al matrimonio

Le donne che dirigono con abilità aziende non sempre hanno tempo per pensare al matrimonio Oltre 200 r/mi/fa a Tor/ao per il Congrosso mondiale Le donne che dirigono con abilità aziende non sempre hanno tempo per pensare al matrimonio Solo a prezzo di grossi sacrifici la loro attività professionale è conciliabile con le cure della famiglia - In Germania sono entrate nella vita pubblica con maggiore facilità - La guerra, con i vuoti provocati fra gli uomini, le ha favorite - In Francia l'emancipazione ha invece il sapore della conquista - «La donna — dice una olandese — è meno intraprendente ma più sicura » - In Italia, specie nel Meridione, il cammino per vincere la diffidenza degli uomini è ancora lungo e difficile Donne a congresso, nel salone dei Duecento a Torino. Sono quelle che hanno vinto là battaglia per l'emancipazione e siedono accanto agli uomini, con eguali diritti e poteri, nei consigli di amministrazione, dietro ai tavoli di comando. Quali sono le loro esperienze? Quali difficoltà hanno incontrato ed incontrano nell'assumere responsabilità e funzioni loro precluse da una tradizione secolare? In che cosa la loro femminilità differenzia la loro attività da quella del colleghi? La risposta a queste domande varia secondo i costumi e i pregiudizi che-si trovano ad affrontare, le condizioni sociali in cui è stata combattuta la loro battaglia. In Germania, la donna è entrata nella vita pubblica sulle rovine della guerra. Non si può dire che il nazismo abbia incoraggiato l'emancipazione femminile più di qualsiasi altra forma di indipendenza: semmai, ha mirato a mantenere la donna in posizione ausiliari» nel bellicoso universo del superuomo. Poi, la popolazione maschile è uscita decimata dal conflitto: e migliaia di donne si sono trovate a dover raccogliere, senza esservi preparate, la pesante eredità della ricostruzione. « Senza donne, oggi in Germania — afferma Adele W. Schacke — lo sviluppo economico si arresterebbe. Sono dovunque e ad ogni livello: nelle fabbriche, nelle banche, nelle amministrazioni pubbliche e private. In circa un terzo delle aziende tedesche sono subentrate nelle funzioni direttive ai mariti, ai padri, ai fratelli falciati dalla guerra. E* stupefacente quanti stabilimenti, specialmente nei settori elettrico, meccanico ed edile, siano oggi diretti da donne ». La signorina Schacke è nubile. «Non ho mai trovato il tempo — dice sorridendo — per sposarmi. C'erano troppe cose interessanti da fare ». Prima della guerra ha girato il mondo: Francia, Sud Africa, India, America. Dopo, ha ereditato dal padre un complesso di tintorie: lo stabilimento , ^principale, con,,un centinaio r,dL\ dipendenti, è a Goattingen, ma nell'Hannover meridionale ci sono' altre 55 succursali. Oltre al lavoro, la signorina Shacke s'interessa di scambi culturali con la Francia e di politica. Ha collaborato nel dopoguerra con il governo militare inglese, ora è un'esponente del partito liberale: «La maggioranza degli elettori, in Germania, sono donne. E in ogni partito ci devono essere delle donne per mantenere i rapporti con questa forza determinante». Ha avuto difficoltà, la donna tedesca, nell'allinearsl con gli uomini? «Nessuna. Altrove, e specialmente nei Paesi latini, l'influsso religioso contribuisce a confinare la donna nel cerchio familiare. In Germania è mancata un'influenza del genere ». Ripetiamo la domanda alla dottoressa Lily Joens, che otto anni fa ha ereditato dal marito una fabbrica di strumenti di misura elettrici e termici, con 800 dipendenti. «Forse perché già prima lavoravo nell'azienda — risponde — non ho. trovato ostacoli quando l'ho presa in mano. Mi sono laureata in storia e filosofia, ho allevato quattro bambini e ho ampliato la fabbrica che mio marito mi ha lasciato. Sono dovunque accettata come un collega, sia all'interno dell'azienda, sia nei contatti con le altre ditte concorrenti, dirette da uomini. Da noi non esiste un problema dì emancipazione, né nel lavoro, né nella famiglia». In Germania, le circostanze hanno portato la donna alla ribalta ed essa non ha avuto difficoltà ad assumere nuovi compiti. In Francia, l'emanci pazione è stata più consape vole. Conserva il sapore della lotta e della conquista. « Molte donne francesi — afferma Madeleine Moupiu — rinunciano al matrimonio e si votano al nubilato, per riuscire nel mondo degli affari ». La signo rina Moupiu, che dirige quin dici scuole di segretariato in altrettante città della Francia, è di Bordeaux. Non si è sposata, ma non ha voluto negarsi le gioie della maternità spirituale: ha adottato due nipo tine, rimaste orfane. «In Francia, la donna si impone per le sue qualità professionali — ci dice —; quando queste qualità esistono, viene accettata senza discussione. Anzi, normalmente dimostra una particolare capacità nel compito più specifico del dirigente d'azienda: quello di suscitare la collaborazione. Sa creare attorno a sé una famiglia professionale, senza essere invadente e senza fare del paternalismo. Un capo, più dà e più riceve: e la donna è nata per dare. L'intelligenza non è un appannaggio dell'uomo, e l'intuizione femminile può compensare altre doti — la sicurezza in se stessi, il prestigio — che sono tipicamente maschili ». Betsy Kiek Wolffers diri ge ad Amsterdam una fabbrica di orologi, ereditata dal marito. «SI, da noi i signori uomini, qualche volta — dice sorridendo — stentano un po', ad accettarci nelle assemblee, nei congressi. Ma solo la prima volta. La seconda, non fanno più differenze ». Ka cominciato a studiare l'italiano dopo il matrimonio, per non l'asciare' « arrugginire il cervelli lo » e lo parht- perfettamente.' Ha' - una chiara visióne dèi compito della donna nel mondo degli affari: «L'uomo " — dice — è fatto per creare e per rischiare. Ha maggior senso d'iniziativa, coraggio, spirito d'avventura. Può creare un impero: cosa che difficilmente riuscirà a una donna. Ma molto spesso fallisce, e allora è la rovina. La donna è più cauta, la natura le ha affidato il compito di conservare e proteggere. E anche nel lavoro norta questo spirito: l'investimento prudente, non la speculazione ardita. E' meno intraprendente, ma più sicura». Non lo dice, ma.lo sottindende, che se anche la politica fosse in mano alle donne, non ci sarebbero più guerre e distruzioni. Non toccherebbe alle donne — come è accaduto in Germania — riedificare sulle rovine della follia maschile. La signora Kiek Wolffers è la madrina della sezione italiana della Associazione donne dirigenti d'azienda: «E* scandaloso — ha detto tre anni fa alla signorina Elisabetta Tamagnone, al congresso di Amsterdam — che l'Italia faccia parte del Mercato Comune e non del nostro sodalizio». Cosi è nata la sezione italiana. Ma, ad ascoltarne le associate, da noi il camminò è ancora lungo e difficile. « Da parte degli uomini — sostiene la signora Lina Torti Alberti, direttrice di una rivista cultu¬ rale di antica tradizione, che! ha salvato dal fallimento -I non otteniamo collaborazione, ma solo ostilità gratuita e preconcetta. L'atteggiamento dominante nei nostri confronti è che dovremmo stare a casa, a fare la calza. Io sono sempre ricevuta con rispetto, con cortesia: ma quando vengo al dunque, agli affari, non mi stanno -più ad ascoltare »'.,-.,.-. La signora Andreina Porla, titolare*di due* ditte cohimerH ciali, una ereditata dal marito, l'altra creata da lei, distingue: «Nell'Italia del Nord, generalmente, non trovo ostacoli. Vengo accettata su 'un piede di parità. Nel Centro e nel Meridione, la musica cambia: il mio direttore ottiene molto più di me. Sono costretta a mandarlo in. avanscoperta e ad intervenire solo in un momento successivo, quando mi ha spianato la strada ». Di parere diverso è la signora Traverso, che dirige i servizi amministrativi in una fabbrica torinese di articoli in plastica; 29 anni, sposata, due bambini: «Non trovo nessuna differenza nella collaborazione che mi prestano le donne e in quella che mi prestano gli uomini. Forse perché qtii a Torino il lavoro femminile non è una novità. Il nostro problema, piuttosto, è un altro: conciliare i doveri familiari con quelli d'ufficio. Io non ci riesco: temo di essere una cattiva madre di famiglia, e ima cattiva dirigente». Può dedicare solo un'ora al giorno alla casa, il suo rimorso costante è quello di trascurare i figli:- «Dovrei essere di più accanto a loro, specialmente ora che crescono ». L'angelo del focolare e la, donna d'affari, insomma, sono conciliabili solo a prezzo di grossi sacrifici. La donna di domani dovrà tenerne conto; sarà costretta a una scelta. Giorgio Martinat Congresso delle donne imprenditrici d'azienda. Nella foto a sinistra la delegata torinese signora Traverso, a destra, con alcune partecipanti straniere: nella foto accanto la rappresentante tedesca, Lily Joens, a sinistra, intervistata con l'italiana Andreina Doria Tre partecipanti al Congresso delle dirigenti d'azienda: da sinistra in primo piano la signora Abbagnano, l'olandese Betsy Kiev Wolffers e l'italiana Tamagnone