Lettera del Papa al fratello Zaverio

Lettera del Papa al fratello Zaverio Lettera del Papa al fratello Zaverio Giovanni XXIII la scrìsse il 3 dicembre 1961 e la xonsiderò come il suo testamento ai familiari - «L'onore di un Papa non è di far arricchire i parenti» - «Alla mia morte non mancherà l'elogio che fece onore alla santità di Pio X: nato povero e morto povero» Città del Vaticano, 7 giugno. L'Osservatore Romano pubblica la lettera di Giovanni XXIII al fratello Zaverio, che familiarmente chiama «Severo »: lettera che il Pontefice considerava quale « testamento spirituale ai Roncalli». «Vaticano, 3 dicembre 1961. «Mio caro fratello Severo, « Oggi è la festa del tuo grande patrono — quello del tuo nome vero e proprio che San Francesco Zaverio, come si chiamava il nostro caro "barba" ed ora felicemente il nostro nipote Zaverio. Penso che sono passati tre anni da quando cessai di scrivere a macchina, come mi piaceva tanto: e se mi sono deciso a riprendere l'uso e ad adoperare una macchina nuova e tutta per me, l'ho fatto per i miei 80 anni compiuti, ma che continuo a star bene e che riprendo il buon cammino ancora in buona salute, anche se qualche disturbetto mi fa dire che 80 non sono né 60, né 50: e per ora almeno posso continuare il buon servizio del Signore e della Santa Chiesa. «Questa lettera, che volli proprio scrivere al tuo indirizzo, mio caro Severo, come voce che arriva a tutti, ad Alfredo, a Giuseppino, all'Assunta, alla cognata Caterina, alla tua cara Maria, a Virgino e Angelo Ghisleni, come a tutti i componenti le nostre discendenze, desidero che sia per tutti espressione del mio affetto sempre vivo, e sempre giovane. Occupato come sono. come voi sapete, in un servizio così importante a cui sono rivolti gli occhi del mondo intero, non posso dimenticare i miei diletti familiari, ai quali nelle giornate torna il mio pensiero. «Ho piacere di constatare come,'non potendo voi tenervi In corrispondenza personale con me come una volta, voi potete tutto confidare a mons. Capovilla, che vi vuole molto bene e a cui voi potete dire tutto come fareste con me stesso. Vogliate ricordare che questa è una delle pochissime lettere private che io ho scritto ad. alcuno della mia famìglia durante i passati primi tre anni del mio pontificato: e vogliate compatirmi se non posso fare di più neanche con le persone del mio sangue. Anche questo sacrificio, che io mi impongo nei miei rapporti con voi, fa a voi e a me più onore e guadagna più rispetto e simpatia che voi possiate credere e immaginare. « Ora le grandi manifestazio¬ ni di reverenza e di affezione al Papa per la ricorrenza degli 80 anni prendono fine ed io ne godo perché preferisco alle lodi e agii auguri degli uomini la misericordia del Signore, che mi ha eletto ad un impegno così grande che desidero mi sostenga fino al termine della mia vita. La mia tran- quillità personale, che fa tanta ,impressione nel mondo, è tutta qui. Stare alla obbedienza come ho sempre fatto, e non desiderare o pregare di vivere di più neanche di un giorno oltre il tempo in cui l'angelo della morte mi verrà a chiamare e a prendere per il Paradiso, come confido. « Ciò non mi impedisce di ringraziare il Signore, perché abbia voluto proprio scegliersi a Brusico e alla Colombera quello che doveva chiamarsi successore diretto di tanti Papi durante 20 secoli, e a prendere il nome di Vicario di Gesù Cristo in terra. «Per questa chiamata il nome Roncalli fu portato alla conoscenza, alla simpatia e al rispetto di tutto il mondo. E voi fate bene a tenervi in umiltà come mi studio di fare anch'io e a non lasciarvi prendere dalle insinuazioni e dalle ciance del mondo. Il mondo non si interessa che dì far soldi: godere la vita e imporsi ad ogni costo, anche se occorre disgraziatamente con prepotenza. «Gli 80 anni passati dicono a me, come a te, caro Severo, e a tutti ì nostri, che ciò che più conta è di tenerci ben preparati e sempre a partire d'improvviso: perché questo è ciò che più vale: assicurarci l'eterna vita confidando nella bontà del Signore che tutto vede e a tutto provvede. Questi sentimenti amo esprimere a te mio carissimo Severo, perché tu li trasmetta a tutti i nostri più intimi parenti della Colombera, delle Gerole, di Bonate e di Medolago e do vunque si trovino e di cui neanche conosco esattamente il paese. Lascio alla tua discrezione il modo di farlo. Penso che ia Enrica potrebbe aiutarti, e don Battista anche. «Continuate a volervi bene fra dì voi tutti Roncalli, com ponenti le nuove famiglie, e sappiate comprendermi se non posso scrivere a ciascuna famiglia. Ha ragione il nostro Giuseppino quando dice a suo fratello Papa: "Voi qui slete un prigioniero di lusso che non può fare tutto ciò che vorrebbe ". «Piacemi ricordare i nomi di chi più soffre fra di voi: la cara Maria, tua moglie benedetta, e la buona Rita, che ha assicurato colle sue sofferenze il paradiso per sé e per voi due che l'avete assistita con tanta carità; la cognata Caterina che mi ricorda sempre il suo e nostro Giovanni che daI ciel°. ci guarda, insie- me coi nostri parenti Roncai li e parenti più vicini, come quelli della emigrazione milanese. « So bene che voi avrete a subire qualche mortificazione da parte di chi vuol ragionare senza buon giudizio. Avere un Papa in famiglia, a cui si volgono gli sguardi rispettosi di tutto il mondo, e vivere — i suoi parenti — cosi modestamente lasciandoli nelle loro condizioni sociali. Intanto molti sanno che il Papa, figlio di umile ma onorata gente, non dimentica nessuno, ha e dimostra cuore buono per tutti i suoi più prossimi parenti: e che del resto la sua condizione è quella di quasi tutti i suoi recenti antecessori: e che l'onore di un Papa non è di far arricchire 1 suoi parenti, ma solo di assisterli con carità secondo 1 loro bisogni e le condizioni di ciascuno. «Questo è e sarà uno dei tìtoli di onore più belli e più apprezzati di Papa Giovanni, e della sua famiglia Roncalli. Alla mia morte non mi mancherà l'elogio che fece tanto onore alla Santità di Pio X: nato povero e morto povero. « E' naturale che, avendo io compiuto gli 80, anche tutti gli altri mi vengano dietro. Coraggio: coraggio. Siamo in buona compagnia. Io tengo sempre vicino al mio letto la fotografia che raccoglie coi loro nomi scritti sul marmo, tutti i nostri morti: nonno Au gelo, barba Zaverio: i nostri venerati genitori, il fratello Giovanni: le sorelle Teresa, Anelila, Maria e Enrica. Oh! che bel coro di anime che ci aspettano e pregano per noi Io penso a loro sempre. Il ricordarli nella preghiera mi dà coraggio e mi infonde letizia nella fiduciosa attesa di congiungersi a loro tutti insieme nella gloria celeste ed eterna. « Vi benedico tutti insieme ricordando le spose tutte ve nute ad allietare la famiglia Roncalli o passate ad accrescere la gioia di nuove famiglie di diverso nome ma di eguale sentimento. Oh; i bambini, i bambini quale ricchezza, e quale benedizione ». Joannes XXIII pp.

Luoghi citati: Città Del Vaticano, Medolago