Le ultime ore dell'agonia durata quattro giorni

Le ultime ore dell'agonia durata quattro giorni Le ultime ore dell'agonia durata quattro giorni (Segue dalla prima pagina) time dodici ore frequenti sono stati gli episodi di perdita della conoscenza, con assenza di reazioni agli stimoli. La temperatura corporea si è sempre mantenuta elevata. La somministrazione di ossigeno e la presenza di una ventilazione polmonare adeguata hanno consentito la conservazione di una ossigenazione sufficiente. La pressione arteriosa, alle ore otto, era di centoquindici, e il polso aveva una frequenza di centotrenta pulsazioni con ritmo conservato ». Giù, fra i trecento giornalisti italiani e stranieri che bivaccavano nella salastampa deì Vaticano, questo comunicato ha suscitato, a dir poco, un vespaio. Dalla analisi del comunicato la prima illazione è stata questa: tutto sommato, le condizioni del Papa non sono quelle di un moribondo. La seconda: perché mai i medici non accennano la natura del male o meglio dei mali? Nei giorni scorsi si era detto che erano intervenute una peritonite e complicazioni broncopolmonari: ebbene, perché oggi si tace al riguardo? Ed è mai'possibile che un moribondo sopravviva così a lungo a un attacco di peritonite? Dalle illazioni il passo è stato breve per le supposizioni: nelle reticenze del comunicato alcuni hanno voluto vedere un dissenso fra i medici curanti sia per quanto riguarda la diagnosi sia le cure praticate. Intanto si apprendevano altri particolari: la notte scorsa, alle 3, il Papa ebbe una crisi gravissima e le sofferenze fisiche diventarono « laceranti». Stamane atte 7 la febbre era salita a quaranta gradi, e le pulsazioni erano centoquaranta il minuto. La radio Vaticana, parlando della lunghissima agonia e delie acute sofferenze del Papa, parlava di « disegno evidentemente di santificazione », e di « disegno di dolore ». Sotto il Monte, si ode dire sempre più spesso in giro, avrà un giorno il suo santo. Alle 10 l'emittente vaticana ha detto che non c'erano novità. Alle 11 ha ripetuto la, stessa cosa, e così anche alle 11,30. Tuttavia, alle 12, l'addetto stampa del Vaticano ci ha avvertiti che il Papa aveva perduto la conoscenza da qualche ora e giaceva immerso in una specie di sopore: e per questo sedativi e analgesici si erano ora resi superflui. La temperatura era ancora aumentata, ma il cuore restava soddisfacente: e si lasciava capire che quello, il cuore, rimaneva V ultimo presidio del Papa nella sua lunga lotta fra la vita e la morte. Alle 17,30 si è saputo che nella stanza del Papa era entrato V ottantaquattrenne cardinale Benedetto Aloisi Masella, Camerlengo di Santa Romana Chiesa: e da molti si è supposto che la morte fosse infine arrivata a liberare Angelo Roncalli. Dìfatti è il Camerlengo che, quando un papa muore, prende possesso dei palazzi e delle ville apostoliche, pone i suggelli alle stqnze del papa defunto. Ma di lì a poco la radio Vaticana ha detto: « Nessun evento di rilievo ha modificato in queste ultime ore l'atmosfera di ansiosa attesa che grava nel palazzo apostolico. Il male continua la sua inesorabile opera di demolizione delle restanti forze in quello che fu il robusto organismo di Giovanni XXHI ». Le notizie che poi arrivavano da fonti private dicevano che i medici davano al Papa solo qualche ora di vita: giaceva privo di conoscenza, in completo abbandono, e il suo viso, le sue mani erano così bianche che si distinguevano appena dalle lenzuola. Un prelato secso dall'appartamento pontificio ha detto tra i singhiozzi: « La sua vita, quella sua splendida vitalità, è ora un fiòco lume che oscilla di qua e di là. A spegnerlo sta arrivando, forse è già giunto, l'alito della morte ». La scena restava quella descritta altre vòlte: con i sette Roncalli, quattro fratelli e tre nipoti, raccolti nel loro silenzio, le suore « poverelle»,' l'agostiniano fra Federico Bellotti che accudiva alla piccola farmacia domestica, il cardinale Cento che, come penitenziere maggiore, recitava le preghiere per i moribondi, il vecchio confessore, e Loris Capovilla che continuava a struggersi nel suo dolore, i medici in camice bianco, l'andirivieni di cardinali e di alti prelati della curia. In una stanza attigua, un gran fascio di orchidee bellissime recate stamane da pellegrini della Westfalia. Per darvi ora un'idea di che macchina sia quella vaticana, regolare e continua anche nei momenti più drammatici, eccovi im episodio. Stamane, in alcuni uffici della segreteria di Stato, che ha approssimativamente le funzimii cor rispondenti a quelle della Presidenza del Consiglio e del ministero degli Affari Esteri in uno Stato laico, sono trascorse ore per decidere a chi i telegrammi delle condoglianze alla Chiesa da parte dei capi di Stato dovevano essere indirizzati, al Camerlengo oppure al Decano del Sacro Collegio: i precedenti sono dubbi, ci fu confusione anche in questo quando morì Pio XII. Gli ambasciatori di quattro Stati premevano per avere subito una risposta e i monsignori di curia discutevano, compulsavano libri. Infine, è prevalsa l'opinione che i telegrammi di condoglianze debbano essere diretti al Decano del Sacro Collegio, in quanto, dal momento in cui un Papa muore e finché non viene eletto il successore, gli attributi della sovranità spettano ai principi della Chiesa, al collegio dei cardinali. Un altro esempio: il Papa era quasi morto, ma continuava lo stesso a regnare Ed ecco stasera L'Osservatore Romano che, con l'aria di niente, pubblica l'ultimo atto firmato da Giovanni XXIII. Riguarda la nomina di padre Amleto De Angelis a vescovo di Viana nel Brasile. Alle 19,1/0 abbiamo avuto netta e precisa l'impressione che la lotta lassù, nell'ampia stanza al terzo piano del palazzo apostolico, stesse per finire. La radio del Vaticano ha infatti an nunziato che il respiro del Papa sta diventando sempre più debole e affannoso, la pressione, di già molto bassa, continuava a scendere Poi l'annunzio della fine di Giovanni XXIII. Nicola Ad elfi La finestra dell'appartamento papale ieri poco prima del triste annuncio. Si scorgono il prof. Mazzoni, a sinistra, ed il segretario del Pontefice, mons. Capovilla Decine di migliaia di persone si sono raccolte in Piazza San Pietro ieri nel tardo pomeriggio ed hanno ascoltato la Messa per il Pontefice celebrata dal cardinale Luigi Traglia (Telefoto)

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