"Simon Boccanegra,, di Verdi diretto da Mario Rossi alla Rai

"Simon Boccanegra,, di Verdi diretto da Mario Rossi alla Rai "Simon Boccanegra,, di Verdi diretto da Mario Rossi alla Rai L'opera è stata eseguita senza scena all'Auditorium Chi è la Maria, chi è l'Amelia, nominate nel corso dell'opera, attorno alle quali i lunghi fili dell'Intreccio tanto si aggrovigliano che neppur ad un esperto di pasticciati libretti del Sei, del Sette, dell'Ottocento, riescirebbe facile dipanarli? Alla fine dell'ultimo atto s'apprende da un recitativo del morente Doge Simone chi siano le prefate signore. Egli dice ad Amelia: — In Fiesco il padre vedi dell'ignota Maria che ti die vita —. Notizia, questa, che non scioglie tulti i groppi. Quelli fra gli spettatori che non sogliono leggere e rileggere il testo restano confusi e insoddisfatti. Peggio avviene, evidentemente, ai radioascoltatori, privi della vista dell'azione. La televisione dovrebbe decidersi a fornire spettacoli integrali e propriamente teatrali, evitando i giocherelli cinematografici che disturbano e svagano. Certamente colpevole è Verdi, più del Piave, che umilmente stese e completò l'ideazione scenica di lui, e più del Boito, che con lui s'illuse di raddrizzare le «gambe storto dell'organismo deficiente. E la sua colpa, essendo l'operista di tutto responsabile, pare più grave e strana, se si nota che il rifacimento avvenne al tempo aeWOtcllo, quand'egli ascendeva alla perfezione. Per contro è merito intieramente suo l'aver introdotto in quel viluppo di congiure ed esili, ass-assinii ed avvelenamenti, morti misteriose e rapimenti e clausure, amori avversati e inattese conciliazioni, viluppo che impediva il lirico svolgimento delle passioni dei personaggi e favoriva impressionanti e volgari colpi di scena, l'aver introdotto, dicevo, e accentuato, quel sentimento dell'amor di patria e dell'umana socialità, che, fortemente sentito, risultò lirico; perfino l'enfasi sembra un pregio, una necessità. Questo rude, cordiale, Simone Boccanegra, la cui musicale energia s'irraggia nel corale ambiente che più gli è caro, la grandezza di Genova unita nella concordia della plebe con l'aristocrazia, è tutto e soprattutto verdiano, magnifico, superbo. Sempre se ne amrriira la drammàtica consistenza e coscienza nell'accento della severità verso i malvagi, in quello del rimpianto del mare immenso, c calmo o sconvolto, indimenticabile elemento della sua corsaresca giovinezza. Dalla particolare natura delle passioni nei maggiori personaggi, Boccanegra, Fiesco, Paolo, deriva probabilmente la speciale stesura di questo melodramma: qui il recitativo arioso ha grande parte. Subì Verdi, come i contemporanei supposero, l'influenza wagneriana? Non mi sembra. Quell'influenza fu limitata, se mai, all'inevitabile. Forse, la spontaneità drammaturgica e la tradizione confluirono nella scelta: l'aria, forma chiusa, è un organato sfogo passionale; la forma aperta è improvvisa, dinamica, narrativa. Poiché l'innamoramento è un episodio secondario, si hanno qui poche arie, solamente tre, e non eccellenti; più numerosi i duetti; ma i frammenti melodici spesseggiano e contribuiscono allo svolgimento del dramma Sono perciò ricordevoli il duetto di Amelia con Gabriele « Parla, in tuo cor virgineo », e gli spunti di Fiesco, «Dalle faci festanti», e «Piango». Se dovessi scegliere la parte più densa e più rappresentativa della potenza melodrammaturgiea, indicherei la chiusa del primo atto. La menomazione nell'integrità dell'opera, la mancanza cioè della rappresentazione, condiziona e necessariamente limita nel resoconto il parere. Il cantante è infatti un attore che canta e la sua realtà scenica contribuisce all'artistica vitalità del personaggio. Accade talvolta, ed è naturale, che, in abito da sera e fermi davanti al leggio, uno o una cantante accenni e freni i gesti consoni con lo stato dell'animo o col momento.dell'azione. All'esecuzione iersera, concertata con la consueta perizia e vivacità dal maestro Mario Rossi, che bene intende la vigoria dell'espressione verdiana e -giustamente ne contiene l'espansione pur quando sta per traboccare, parteciparono cantanti già apprezzati favorevolmente, Mario Sereni, buon protagonista, voce gradevole, nitida dizione, Nora Lopez, Ferruccio Mazzoli, Renato Cioni, W. Monachisi, e nelle parti minori L. Monreale, F. Andreolli, L. Palombi. Ad essi, al maestro del coro Ruggero Maghinì, e al coro ed all'orchestra 11 pubblico, scarso nelle gallerie, rinnovò il consenso e gli applausi, a. d. c.

Luoghi citati: Amelia, Fiesco, Genova