I superiori non trasferirono Mastrella neppure dopo le numerose lettere anonime di Gigi Ghirotti

I superiori non trasferirono Mastrella neppure dopo le numerose lettere anonime L'atteggiamento degli alti funzionari non soddisfa il Tribunale .—, . . j : _ I superiori non trasferirono Mastrella neppure dopo le numerose lettere anonime II dott. Gioia, già direttore generale delle dogane, ammette che la proposta venne fatta, ma poi nessuno ne tenne conto - Il teste non ricorda che l'imputato aveva già avuto un precedente penale a Trieste, all'inizio della carriera - « In ogni caso — dice — in seguito si è comportato molto bene » - Gli ispettori confermano che i controlli non servivano a nulla: «Né a Terni, né nelle sezioni delle altre città» (Dal nostro inviato speciale) Terni, 29 maggio. D'ispettore in ispettore, siamo arrivati stamane al vertice della piramide doganale: è stato interrogato il dott Franco Gioia, già direttore generale delle dogane, già capo di Gabinetto del ministro delle Finanze ed ora consigliere della Corte dei Conti. Finita la sua deposizione, l'avvocato erariale, Ciardulli, ne era cosi poco soddisfatto che gli ha chiesto: <Jlfo lei, consigliere Gioia, aveva rapporti con la società Temi.» ». La risposta è stata negativa. Ma quando il testimone s'è allontanato dall'aula s'è avuto un breve scambio di battute tra il difensore di Cesare Mastrella, Sbaraglini, e il pubblico ministero, dott. Elio Siggia. tPer la prima volta — ha detto il dott Siggia — sono d'accordo con la difesa: quest'atteggiamento degli alti funzionari della dogana non mi piace! ». L'udienza è incon.. .ciata con la decisione del Tribunale di ordinare il sequestro presso l'ufficio centrale delle dogane di ventinove pratiche di temporanea importazione avviate dal Mastrella e colà giacenti in misteriosa attesa di qualcosa o di qualcuno che le definisca. «Sono le pratiche — dice il difensore del Mastrella — attraverso cui l'imputato potè appropriarsi di cinquecentonovc milioni. Come sono state definite? ». Il Pubblico Ministero s'oppone; « E' competenza della Corte dei Conti. Non possiamo sostituirci ad essa! ». Ma il Tribunale, come già detto, ordina che le ventinove pratiche mastrelliane siano acquisite agli atti. Compare subito dopo, il primo testimonio: è l'ispettore superiore Domenico Bernasconi, della direzione compartimentale di Roma. Infaticabile nell'ispezionare, non ebbe mai la ventura di capitare a Torni, a veder che cosa bollisse in pentola, o meglio negli altiforni, perché Terni è città-capitale delle acciaierie, come sappiamo. < E se fosse venuto, avrebbe potuto scoprire le malefatte dell'imputato? », s'informa il presidente. « In coscienza, non potrei dire. Ci sono quarantun tipi di registri, signor presidente, ne gli uffici doganali: è difficile metter le mani su quello giusto! ». Sarà. Il presidente, però, gli rammenta che Cesare Mastrella, in un suo intervento nei giorni scorsi, s'è detto certo che in cinque minuti avrebbe potuto scoprire i misfatti. E all'istante, l'imputato è chiamato fuori del suo < box » e messo a confronto con l'ispettore Bernasconi: < Lasciamo stare t quarantini tipi di registri — dice Mastrella — sarebbe bastata un'occhiata a quelli delle temporanee importazioni. Alle partite più grosse, almeno: a quelle che la " Terni ", per esempio... ». Il testimonio, con il Mastrella dietro le spalle e il tribunale davanti, deve sentirsi in graticola: solleva gli occhiali sulla fronte, tira fuor di tasca un foglietto d'appunti. c Che è quel foglietto? — sono le domande dei difensori —. E' il foglietto con le istruzioni? ». L'ispettore Bernasconi rimette in saccoccia il papiro e cer- dgaamsooqzcgliilatPNdspgaicpsnrrblcrapdmccsptlannraClz—ca di spiegare, al tribunale ea Mastrella insieme, come vi siano cataste di documenti, in dogana, uno più importante dell'altro: «Per esempio: il modello A-5 è più importante dell'A-6 ». «Lei si sbaglia», gli fa Mastrella alzando il ditino all'altezza del lobo auricolare destro dell'antico suo superiore. «Eh, no. Perché l'A-S...», comincia a dire il teste Bernasconi: e si dilunga in complessi chiarimenti tecnici. Il testimonio insiste: contro una massa di seicento « temporanee > in sei anni, esistono 22 mila < definitive > negli uffici della sezione di Terni. «Mastrella si, avrebbe scoperto la chiave: ma perché era lui che sapeva. Non confondiamo le idee, caro Mastrella ». E rieccoci ad una famosa circolare ministeriale « riservatissima» che richiamava l'attenzione del personale delle dogane sui possibili abusi in materia di temporanee importazioni: « Lei l'ha ricevuta? L'ha letta? », domandano in coro i difensoiì. «Circolari ne riceviamo tremila all'anno >, si spazientùsce il testimonio. E sono tutte circolari che richiamano, in via segretissima, la particolare attenzione dei funzionari su questo o quell'aspetto del servizio, tutti delicati e tutti, alla resa dei conti, trattati allo stesso modo. «Le circolari escono a getto continuo. La verità è che un ispettore non può rivedere il lavoro di otto funzionari in poche ore ». Altro ispettore: Nestore Cucchiara, uomo alto, vestito in < fresco » azzurro, occhialuto. < Nel marzo del '61 — egli dice compii un'ispezione alla e i i o e E e o a a l a e a n . - dogana di Terni. Rimasi tre giorni. Non rilevai nulla di anormale ». « Perché non si trattenne più a lungo? ». « Ho cinquanta dogane nel mio compartimento: non posso rivedere carta per carta di ognuna. * Terni, non so dire quali registri controllai». « Come avvenne quest'ispezione?, s'incuriosisce il giudice a latere, Blasi. < Normalmente. Come avvengono tutte le ispezioni in Italia ». « Sapeva che il Mastrella era il capufficio, il controllore e anche il cassiere? ». « Non lo sapevo ». < Ma come? Lei è un ispettore che non sa nulla? », fa il Presidente. «E come dovevo saperlo? Non abbiamo l'obbligo di vedere le cose in profondità: ci sono due uffici a Roma, che provvedono al riscontro dei registri, dopotutto ». Con due uffici di controllo a Roma e una moltitudine di ispettori sui luoghi del pericolo, andò a finire che solo dopo l'arresto del Mastrella ci si avvide che la sezione doganale di Terni da sei anni non restituiva alla Capitale quei registri che per legge dovrebbero essere riconsegnati per la verifica, e dai quali le brio conerie del Mastrella avrebbe ro dovuto balzare agli occhi anche d'un ragazzino. Ma, sappiamo, a Roma c'è deficienza di spazio: proprio ieri abbia mo saputo, dalla viva voce del comm. Venceslao Wierzbicky che da un anno questa ricon segna dei registri è sospesa perché non si sa più dove metterli. • Seguono altri particolari sull'ispezione a Terni: non pre avvertì, il testimonio, l'ispezionando della sua visita? «No: non ero mai stato a Terni. Arrivai con il treno, nessuno era ad aspettarmi alla stazione ». Cesare Mastrella viene evocato nuovamente per chiarimenti: non aveva forse detto che le visite erano precedute da regolare preannuncio confidenziale? « Si, — conferma l'imputato — ma soltanto quelle degli ispettori centrali. Il dott Cucchiara è un ispettore compartimentale. Il Gioia, di cui abbiamo parlato in principio, è un vecchio signore, quasi sordo — così almeno sembra, si fa sempre ripetere le domande — d'una gravità senatoriale, il volto esangue, il cranio quadrato e lucido al centro, coronato di capelli corti e argentei. Su quest'uomo sconcertante si è fermata per oltre un'ora e mezzo l'attenzione del Tribù naie: si voleva cavargli di bocca il perché più inquietante del processo. Perché mai, quando le lettere anonime ar rivarono a dozzine, e a tutti gli indirizzi (questura, prefettura, carabinieri, guardia di finanza, direzione delle dogane, mini stero delle finanze), ad avver tire che a Terni il capo della dogana rubava a man salva, perché mai non si diede corso almeno ad un'inchiesta appe na un po' più seria di quelle che sappiamo? Dal 1957 al 1960 il grand'uff Franco Gioia tenne la dire zione delle dogane, dopo essere stato capo di gabinetto del ministro delle Finanze. Giusto nel dicembre del '59 (a quell'epoca Mastrella aveva già rubato un settecento nptisetoceqteinsicclasstzbmsfurdloume!milionj poco più poco meno) i n e il e alee. oaso oo fi. ra n». a ate n r? n ee ra tu rlo ri a n o cn o. ia finalmente una segnalazione anonima giunse sul tavolo del testimonio. «Incaricai d'un'inchiesta l'ispettore Mastrobuono. Mi fu riferito che il dott. Mastrella giocava al totocalcio, che sua moglie esercitava un commercio non confacente al decoro d'un pubblico funzionario... », dice il teste. «Si, ma di tutto questo non c'è traccia nel promemoria che lei scrisse al ministro Andreotti », gli fa il presidente. « Anzi — continua — il rapporto del dott. Mastrobuono si concludeva con la proposta di allontanare da Terni il Mastrella. Invece lei, nel suo promemoiia al ministro, non fa cenno di questa proposta e dice, anzi, che sarebbe inopportuno trasferire il capo della sezione doganale di Terni sia per non dare soddisfazione all'anonimo, sia per non lasciar che trapelassero vóci sul conto della dogana, sia perche, in fin dei conti, erano impensabili le malefatte di cui lo si accusava E' strano, non le pare? ». Il grand'ufficiale non trova, «Il dott. Mastrobuono — dice — non fece una vera e prò pria proposta di trasferimento. Scrisse soltanto che alla fine dell'anno scolastico, poiché il Mastrella aveva due figli a scuola, sarebbe stato op portuno avvicendarlo con un altro funzionario ». « Si: ma lei trascurò di segnalare quest'opportunità al ministro: ne provvide al trasferimento ». ■zNon era di mia competenza, ma del capo del personale. Mi limitai a segnalare alla mia segreteria il caso, perché si tenesse conto dell'opportu- amismasnmsrrbh nità del trasferimento a tempo opportuno ». «No, guardi che lei è smentito dagli atti istruttori », osserva il presidente, corrucciato. « La sua segreteria non ricevette proprio alcun ordine a questo proposito. Lo dicono i testi interrogati in istruttoria». Il difensore, a questo punto, insorge a chiedere che il presidente ricordi al testimone che sta deponendo sotto vincolo di giuramento e si appella al P. M. ricordandogli le sanzioni del codice per i testimoni reticenti. Il P. M. s'alza, acceso in faccia: «Non ho bisogno di lezioni, conosco i miei doveri ». In un'atmosfera che si fa sempre più tesa l'altissimo funzionario tra continui «non ricordo » e < non mi spiego » dichiara che non pensò di allontanare il Mastrella dal suo ufficio perché, dopotutto, richiamarlo a Roma sarebbe stato uctcMqsavMaNpaclpstrallpiiiiiiiiMiiiiiriiiiiiiriiiiiiiiiiitiiiiifiMtiii tiMii un premio e trasferirlo in altra città non era di sua competenza. Presidente — «Non s'avvide che nel fascicolo personale di Mastrella era annotato anche quel suo precedente di Trieste? ». Il Presidente sì riferisce ad un ammanco di cassa avvenuto durante la gestione Mastrella a Trieste, ventidue anni fa. «Il precedente di Trieste? Non lo ricordo: comunque, dopo quell'incidente, il Mastrella aveva sempre avuto buone classifiche e promozioni». Il grand'ufficiale Gioia lasciò la direzione delle dogane nei primi mesi del 1960: sulla sua scrivania il successore non trovò il minimo appunto che raccomandasse il c normale avvicendamento » del Mastrella, allo spirare dell'anno scolastico, secondo i paterni scrupoli e desideri del dott. Gioia. « Come spiega? ». dcsdvdsiiiiTii iiiiiiiiiiiiii iii<itii»riiitiiiiiMiiiiiii « Non me lo spiego ». Sul finire della strabiliante deposizione del grande burocrate, s'è appreso che egli lasciò una decina d'anni fa la direzione della dogana di Savona, alla vigilia d'uno scandalo assai grave, che travolse un ispettore. «Sì, ricordo che successe qualcosa, ma non saprei essere preciso ». Gigi Ghirotti