Kennedy riceve alla Casa Bianca il ministro francese De Murville di Antonio Barolini

Kennedy riceve alla Casa Bianca il ministro francese De Murville Lungo colloquio dopo il convegno della Nato Kennedy riceve alla Casa Bianca il ministro francese De Murville Le conversazioni sono continuate con il segretario di Stato sul panfilo presidenziale - Non si è parlato di una visita di De Gaulle a Washington - Kennedy e Macmillan preparano un messaggio a Kruscev sulla tregua atomica (Dal nostro corrispondente) New York, 25 maggio. Stamane il presidente Kennedy ha avuto alla Casa Bianca un lungo colloquio con il ministro degli Esteri france. se, Couve de Murville, che si è fermato a Washington durante il viaggio di ritorno dal Convegno atlantico di Ottawa. Il ministro francese era accompagnato da Charles Lucet, ministro sostituto, e dall'ambasciatore di Francia a Washington, Hervé Alphand. Il Presidente aveva invitato nel suo studio ovale anche il segretario di Stato, Dean Rusk. Couve de Murville, avvicinato dai giornalisti subito dopo l'incontro con il Presidente, si è limitato a fare brevi dichiarazioni generiche, affermando che rincontro è stato certamente utile. «Le relazioni tra gli Stati Uniti e la Francia, ha detto il ministro, sono fondamentalmente buone. Certo, stiamo discutendo e trattando intorno a molti problemi; ma questi problemi non debbono essere esagerati... Durante il colloquio sono state esaminate tutte le questioni che maggiormente possono interessare la Francia e gli Stati Uniti e così alcuni aspetti della situazione mondiale... Si è data, ovviamente, una particolare preminenza agli scambi tra l'America e il Mercato comune ed ai negoziati per la revisione delle tariffe doganali... Per quel che 'riguarda una eventuale visita del presidente Kennedy al presidente De Gaulle, non se ne è parlato. In proposito, come- sapete, è il presidente francese cui tocca, questa volta, semmai, venire in America. Ma il problema non è stato esaminato ». Queste le brevi dichiarazioni del ministro francese. D*a parte americana, ci si è limitati a confermarle ufficiosamente e con palese compiacimento. E' il secondo contatto diretto — si è fatto notare — ad alto livello, avvenuto dai primi di aprile ad oggi, tra esponenti americani e francesi (Ruslc, in aprile si è incontrato con De Gaulle a Parigi) e fa parte di ,una serie di continua revisione e aggiornamento dèi problemi, di estrema utilità per tutti e due i governi. Si è giunti cosi a una reciproca chiarificazione di molti punti di vista controversi e a realizzare un più positivo contributo, per il desiderato potenziamento dell'unità atlantica. L'atteggiamento francese, a Ottawa, ha certamente contribuito — sì osserva anche — a stabilire rapporti di più stretta fiducia. Parecchi malintesi sono stati dissipati. La posi¬ zione francese è apparsa più duttile e articolata di quel che si temeva, molto più comprensìbile nelle sue resistenze e (come del resto il presidente Kennedy non ha mai dubitato) fedele agli impegni assunti. (Secondo alcune fonti, Couve De Murville avrebbe assicurato il presidente che la Francia mira in definitiva a coordinare la propria «forza atomica! con le altre forze nucleari dell'Alleanza atlantica). Le conversazioni francoamericane sono continuate, nel pomeriggio, durante una crociera sul «Potomao, avvenuta sul panfilo presidenziale. Rusk faceva gli onori di casa (Kennedy è partito alla volta di Camp David, dove passerà il week-end) e i colloqui so■llllllllllllllllllllllllllllllllllItlllllllllllllllllllll lllllllllItllllIIIIIIIItlllllllMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIilno stati ripresi stasera, dopo un pranzo offerto all'ambasciata francese da Hervé Halphand. Al pranzo ha partecipato anche Rusk. Nel ponr-!iepìo, alla Casa Bianca, si t appreso pure che il presidente Kennedy, prima di partire per Camp David, ha deciso di inviare, insieme al primo ministro britannico, Macmillan, un nuovo messaggio a Kruscev, per indurlo ad accettare un ragionevole accordo per il bando atomico. Si ritiene che, nel nuovo messaggio, Kennedy e Macmillan chiederanno -a Kruscev di dare una dimostrazione scientìfica che le richieste di ispezione dagli alleati non sono necessarie. Antonio Barolini