Quando si guida troppo allegri di Angelo Viziano

Quando si guida troppo allegri Un convegno di scienziati snlle disgrazie della strada Quando si guida troppo allegri Anche un lieve stato di euforia può essere dannoso - L'alcool non è tollerato in egual misura da tutti - Le bevande più pericolose sono il cognac, la grappa, l'acquavite; un po' meno, il vino e la birra - La «diplopia», ossia il veder doppio L'alcool non è uscito certamente assolto dal Simposio sugli aspetti medici dell'incidente stradale, il 8' organizzato dall'Automobile club d'Italia, che si è concluso ieri a Salsomaggiore, dopo due giornate di lavori, e che stavolta ha celebrato particolarmente il processo all'eccessivo o perlomeno irrazionale consumo delle bevande alcooliche da parte di chi sta al volante. E' una questione che preoccupa tutto il mondo, tanto da aver già reso obbligatorio in taluni Paesi l'immediato controllo dell'alcoolemia (cioè del tasso di alcool nel sangue) dei conducenti di autoveicoli coinvolti in incidenti stradali. La discussione v.erte. ..?Mlì9~ percentuale minima che à^bbasi considerare pericolósa nel senso legale; mentre si stanno avviando tentativi di unificazione dei relativi provvedimenti tra le diverse nazioni. E' noto che da piccole quantità di alcool (e qui si intende l'etilico) si può ritrarre un'azione benefica, ma non certo da consumi più che discreti. Nella sua relazione all'odierno Simposio (« L'alcoolismo: oggi ») il Di Macco, patologo generale dell'Ateneo romano, Iva così in- dicato le ragioni più di rilievo per cui l'alcool è istintivamente utilizzato dall'uomo: suo altojoalo-^ re energetico iri^piccolo volume; azione attivairice delle funzioni nervose circolatorie e renali; azione anti-fatica, collegata soprattutto all'azione stimolatrice centrale neurovegetativa e delle funzioni organiche; azione di stimolo delle secrezioni gastriche, pancreatiche, epatiche, enteriche; azione stimolatrice del sistema nervoso centrale nel settore psichico e quindi dell'ideazione, della fantasia, determinante una visione ottimistica della vita. Tutte cose belle, ma che non possono essere mantenute tali impunemente a lungo con la ripetizione dell'ingestione delle bevande alcooliche. Si tenga presente che, come all'incirca gli studiosi concordano, se una percentuale di 0,5 mi di alcool per litro di sangue non produce alcun effetto funzionale, tassi da 0,5 a 1,0 apportano già una diminuzione della precisione e della rapidità delle reazioni motrici (i tempi di reazione sono allungati sebbene il soggetto sembri normale e si senta tale e la sua conversazione sia coerente). Tassi da 1 a 2 conferiscono leggera ebbrezza con alterazioni del giudizio e del controllo delle reazioni istintive. Poi si va alla netta ebbrezza ed all'ebbrezza profonda. Sta di fatto che il con- sumo dì alcoolipi _è aumentato in tutto il mondo; proprio mentre in tutto il mondo è cresciuta vertiginosamente la motorizzazione stradale. D'altra parte le bevande alcooliche distillate (cognac, whisky, grappa, acquavite, ecc.) in molti paesi han preso in fatto di consumo il sopravvento su quelle fermentate (vino, birra) a bassa gradazione. Ora le prime sono assorbite con immediatezza nelle prime vie digestive e con maggiore rapidità delle altre innalzano l'alcoolemia; cosicché è più facile che anche dosi apparentemente modeste assunte poco prima di mettersi al volante possano costituire un fattore di rischio. Per di più talora nella composizione di certe bevande alcooliche (aperitivi, cocktails) entrano altre sostanze che possono complicare la sintomatologia dovuta all'alcool con altii disturbi psichici e neurologici (statò di eccitamento, allucinazioni) legati ai loro principi attivi. E' il caso dell'assenzio. Se non tutti i soggetti reagiscono egualmente all'azione dell'alcool, chi in più chi in meno, gli è che molto conta lo stato anteriore dell'individuo, la sua predisposizione, la sua resistenza. Rientra in questo settore il concetto da tempo formulato dal Di Macco della « tossicosi latente», per cui una quota alcoólemica appena superiore alla nórma può tradursi in taluni in motivo di rischio. Gli psichiatri aggiungono che l'alcool può rivelare esaltandoli certi istinti di aggressività, di conquista, portando ad una condotta di guida facilitante gli incidenti. Non diversamente stati epilettici così latenti da essere ignorati possono essere sollecitati a dar segni manifesti. Pertanto nella relazione del dirigente il Servizio alcoolpatie della Provincia di Milano, dottor G. Mastrangelo, si è insistito sulla necessità di una campagna informativa vasta e capillare circa i pericolosi effetti dell'alcool sulla capacità di guida. Circa il problema del tasso alcoólemico il Mastrangelo, riportandosi alle infinite variabilità delta tolleranza individuale ritiene sì da codificare l'obbligatorietà dell'accerta-W*>MQ- preciso di esso in caso di incidente; ma pensa che la sua valutazione dovrebbe avvenire alla luce della conoscenza di tutti gli altri elementi del singolo caso in esame. Lasciando in tal modo ad ognuno la piena responsabilità di ingerire solo quella dose di alcool che non superi la sua tolleranza. Per contro il prof. C.M. Cattabeni, cattedratico di medicina legale di Milano, afferma che solo fissando senz'altro il limite del tasso alcoólemico verso i valori inferiori, si favorirebbe la funzione preventiva della norma. « Minor male — egli ha detto — includere fra i trasgressori i soggetti idonei alla guida a livelli alcoolemici anche più elevati, che escludere chi costituisce pericolo per la sicurezza del traffico anche a tassi relativamente modesti». A questo punto va inserita un'informazione estratta dalla relazione «L'alcool e la vista » dei professori Missiroli e Vanni, di Roma. Essi hanno rilevato come la diplopia, cioè il veder dóppio, possa manifestarsi in certuni con tassi alcoolemici del tutto trascurabili. Notizia certo da non sottovalutare. prof. Angelo Viziano

Persone citate: Cattabeni, Di Macco, Mastrangelo, Missiroli

Luoghi citati: Milano, Roma