Il diritto di nascere bene

Il diritto di nascere bene Il diritto di nascere bene Una proposta della senatrice Merlin perché le giovani madri abbiano l'assistenza necessaria - In un paese del Delta padano, il 48 per cento delle gestazioni nelle famiglie bracciantili non giunge al termine - Il 20 per cento dei nati soccombe prima del sesto anno - Molte donne partoriscono in ambienti disadatti, privi di acqua, luce, riscaldamento, senza medici - Bimbi condannati alla cecità La senatrice Lina Merlin, nota nel largo pubblico soprattutto per la generosa battaglia che combattè contro la medioevale schiavitù delle € case chiuse », ha da qualche tempo abbandonato l'attività politica. Ma continua a prodigarsi per la causa nella quale ha sempre credulo: l'emancipazione della donna In una società più sana. In questo articolo, scritto, per La Stampa, mette in rilievo la necessità di « assistere » le giovani madri, tanto nel campo sanitario quanto in quello educativo. Nella mia lunga battaglia per l'emancipazione della donna da ogni forma di soggezione, ho sempre affermato che non esistono problemi femminili. Anche il parto e l'allattamento sono problemi sociali; trascurarli, o non risolverli integralmente, è una violazione dei principi di etica sociale e delle norme alle quali si ispirano le Costituzioni degli Stati moderni. Poiché il danno che deriva alla madre, quando le manca una adeguata assistenza nella gestazione e nel puerperio, colpisce anche il figlio e la collettività. Fin dal 1922, prima dell'avvento del fascismo, un illustre medico, il Marchiafava, così si esprimeva: « Dall'efficacia dell'opera volta al bene della maternità e dell'infanzia, dipende il succe dersi di generazioni sane, forti, e l'efficacia della prosperità materiale, morale ed intellettuale, l'onore e la dignità della Nazione ». Nel 1925 fu costituita in Ente morale l'Onmi (Opera Nazionale Maternità e Infanzia) che non era soggetta alle norme che disciplinano gli altri istituti di beneficenza e di assistenza ma che godeva delle disposizioni emanate in favore di dette istituzioni. L'Onmi risente ancora l'influenza del tempo in cui è nata e ere sciata: è una elefantiaca facciata, dietri3P àfla* i^uale non corrisponde una solida costruzione. Dalle pubblicazioni che illustrano la sua attività, si ricavano dati interessanti sul numero delle lacune da colmare e dei provvedimenti che urgono Tutti questi vecchi mali non possono essere attribuiti a crisi di crescenza. Il profes sor Caronia, che precedette l'attuale Presidente, se n'è andato, perché messo nella impossibilità di curarli. Per la mia condizione di eletta dal popolo, avevo av vertito la necessità di pre sentare e di ripresentare, nelle passate legislature, al Senato e poi alla Camera, una proposta di legge per l'assistenza gratuita alle puerpere non abbienti, intendendo per « non abbienti » non solo le iscritte al l'Eca, ma anche quelle il cui reddito familiare, non supera una determinata cifra. Ritenevo indispensabile assicurare loro il ricovero in sale ostetriche per garanti re l'espletamento del parto in un ambiente convenientemente attrezzato, sia dal lato edilizio, sia da quello igienico-sanitario. « Che bisogno c'è di una tal legge — borbottò qualcuno — se gli Enti previdenziali, pur non considerando il parto una malattia, provvedono al ricovero della puerpera? » Vi sono però migliaia, forse milioni di donne non iscritte ad alcun Ente mutualistico, costrette a compiere l'atto più sacro della vita in siti dove vi è deficienza e spesso assenza as soluta di acqua, di illumi nazione, di riscaldamento, di assistenza ostetrica, di spazio, perché in pochi metri quadrati vivono in molti, ed è alla presenza perfino di fanciulli che esse devono dare spettacolo di una dura realtà, anche se lo schiu dersi di una nuova vita è pregno di poesia. Con la mia proposta, vo levo far compiere alla legislazione italiana un primo passo: l'obbligo del ricovero da parte dello Stato, attraverso i Comuni, o l'Onmi, convenientemente attrezzata e finanziata, per poi giungere all'obbligo della cittadina di servirsi di questa provvidenza. Alle iniziative più civili e più sensate, in questo nostro dolce Paese, dove spesso si varano a iosa leggi e leggine demagogiche, si oppongono critiche .sciocche e stantie. Ma noi siamo italiani, non accettiamo imposizioni; c'è o no la de¬ mLasfdpnpfbinlmllsdnaddditststt mocrazia? — Oppure: — L'ospedale, no, mai! — Ed ancora: — Le nostre donne sono pudiche, non vogliono farsi vedere dal medico! La Commissione Sanità del Senato, pur lodando la proposta per il suo fine umanitario, l'aveva respinta col pretesto della mancanza di fondi, mentre per reperirli, basterebbe spendere meglio il pubblico denaro. Un giorno colsi l'occasione di una riunione sindacale, per .illustrare pubblica mente la mia proposta di legge appena presentata alla Camera. Nel mio discorso, avevo portato l'esempio di Sesto San Giovanni, dove, nel 1956, un solo parto era avvenuto a domicilio. L'assistenza alla madre deve cominciare dal periodo della gestazione, perché è dal suo seno che comincia il diritto di vita di ogni crea tura. Occorrerebbero i consigli e l'educazione impartiti da assistenti sanitarie specializzate, che, soprattutto nei centri rurali, potreb bero essere le attuali levatrici, debitamente aggiornate per svolgere nuovi com piti, sotto la guida del medico, per il controllo periodico delle gestanti. Al momento opportuno avverrebbe il loro ricovero in sale di maternità che offrono una netta ed indiscutibile supe riorità sulla assistenza a domicilio. Le donne abbienti, a par te quelle che, per ostinazione propria o dei parenti, sono vittime di pregiudizi, vanno nelle cliniche, — come vi è andata la moglie dello Scià di Persia che abitava in un palazzo da mille e una notte — e ricorrono a medici specializzati anche in caso di parto fisiologico. Il problema della nascita, molto più importante del problema del controllo delle nascite, dovrebbe essere por tato a conoscenza di tutti i cittadini, adottando mezzi di informazione e di propaganda che penetrano nei più vari ambienti. La radio, la televisione entrano nei par lazzi, nelle case, nei bar, nelle osterie di campagna; possono dunque essere più eloquenti della parola del conferenziere per appassionata che sia. Uno dei tanti esempi è dato, non dal Me ridione e dalle Isole, ma anche dal Nord, che ha pure le sue zone depresse, come il Delta Padano. L'incremento demografico, in un piccolo comune di quella plaga, è del 29,67 per cento ; su 94 donne, si notano 529 par toriti e di questi solo 424 hanno raggiunto il 6° anno di età: vi è quindi il 20 % di morti. Tra le famiglie dei braccianti, il 48 % delle gestazioni non giunge a termine. *u poi occorrerebbe far vedere l'immagine dei bambini, così denutriti che le loro braccine e le loro gambette assomigliano a delle vuote dita di guanto ed i loro occhi che si sono appena aperti alla luce, hanno già i primi sintomi della cecità che li colpirà prima dei due o tre anni perché non hanno altro che il seno delle madri, inaridito dalla fame secolare. La reiezione di quella mia proposta, che rispondeva ad un impegno costituzionale ed a una esigenza umana, è stata un doloroso errore, al quale può e deve opporre un efficace rimedio l'interessamento degli Italiani che vogliono risolto uno dei più importanti problemi della libertà dalla miseria e dal pregiudizio, affermando il diritto a nascere bene. Lina Merlin

Persone citate: Lina Merlin, Merlin

Luoghi citati: Persia, Sesto San Giovanni